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Sparito nel nulla, desaparecido, evaporato, volatilizzato. Da otto mesi non se ne ha più notizia. Urge una puntata di "Chi l'ha visto". Parlo del disegno di legge con cui l'assessore alle politiche per la salute della Provincia Remo Andreolli (nella foto) si proponeva - si propone ancora? si proporrà? - di promuovere nientepopodimenochè la riforma del sistema sanitario del Trentino. Sentite cosa dichiarava al riguardo il 5 maggio scorso, dopo la riunione della Giunta provinciale durante la quale aveva presentato in pompa magna il suo disegno di legge.
«Le idee guida su cui il provvedimento legislativo fa perno possono essere in estrema sintesi ricondotte alle seguenti: a) riaffermare le funzioni e rafforzare gli strumenti di governo della Provincia; b) responsabilizzare e coinvolgere i soggetti istituzionali, professionali e sociali per l'attuazione delle politiche per la salute; c) diversificare e decentrare i poteri e le responsabilità gestionali della Azienda sanitaria; d) rivalutare il ruolo servizi sanitari territoriali; e) razionalizzare in modo funzionale la rete ospedaliera.
E dunque con riferimento a queste idee guida il disegno di legge oltre a confermare quanto previsto dalle recente legge provinciale numero 12 del 2005 introduce anche altre significative novità. In particolare riguardo al governo provinciale è previsto il rafforzamento del ruolo della Giunta provinciale quanto agli aspetti programmatori e di controllo (articolo 3); è poi prevista l'istituzione di un osservatorio per la salute della popolazione (articolo 9) e la creazione di una struttura unificata per la programmazione e l'organizzazione di attività di formazione di base e continua (articolo 11).
Ma è prevista anche la definizione di un programma triennale di ricerca finalizzata (articolo 13); l'esercizio di controlli di qualità delle attività sanitarie e di indagini di soddisfazione dei cittadini verso i servizi sanitari (articolo 17).
Per quanto riguarda invece la partecipazione il disegno di legge dell’assessore Andreolli prevede la definizione di un ruolo più forte dei consigli per la salute (già comitati di distretto) (articolo 18) e una particolare attenzione è riservata alle forme partecipative/consulenze dei cittadini (articolo 20) e degli operatori sanitari (articolo 21).
Con riferimento alla direzione aziendale viene invece individuata una direzione strategica composita e di direzioni operative di vertice con rilevanza esterna (articoli 24 e 26) e viene istituito un collegio di direzione (articolo 31). La nuova disciplina del Servizio sanitario provinciale si occupa poi dei servizi sanitari distrettuali.
E’ prevista la figura di un direttore per l'integrazione delle attività territoriali (articolo 24); la nascita di un piano distrettuale per la salute coerente con il piano provinciale (articolo 7) e di un organismo tecnico di coordinamento delle attività distrettuali per l'attuazione del piano distrettuale (articolo 28) nonché la messa a disposizione di risorse a ciò dedicate (articolo 33).
Infine, con riguardo ai servizi ospedalieri, si prevede la creazione di un servizio ospedaliero formato dall'insieme dei presidi sanitari (articolo 29) e la dipartimentalizzazione di tutti i servizi ospedalieri secondo criteri clinici o funzionali (articolo 30).»
Questo l'annuncio senza seguito dell'assessore che ho ripescato dal mare, anzi, dall'oceano dei comunicati stampa sfornati, da allora fino ad oggi, dal governo provinciale. Una chicca, no? Si citano anche gli articoli del disegno di legge scomparso. Per una volta, quindi, non mi interessa entrare nel merito del provvedimento. Le chiedo sotanto - assessore Andreolli - di rivelare che fine ha fatto questo suo disegno di legge di cui, in effetti, forse il Trentino oggi avrebbe bisogno. Qualcuno - magari il magadirettore galattico dell'Azienda provinciale dei servizi sanitari Carlo Favaretti - ne sa qualcosa?
Non stiamo parlando del secolo scorso, ma del maggio 2006. Non credete anche voi che l'assessore dovrebbe degnarsi di spiegare un attimino ai cittadini della provincia quali problemi gli hanno impedito di mantenere l'impegno verosimilmente più importante da lui pubblicametne assunto in questa legislatura: la riforma della sanità, di sua esclusiva competenza? E' stata chiusa in un cassetto o buttata nel cestino? Perché l'argomento non è stato più nemmeno sfiorato? Sono forse intervenuite difficoltà politiche, tecniche, burocratico-amministrative, sociali, psicologiche, mal di pancia? Colpa di qualche lobby del mondo sanitario che si è messa di traverso? O più banalmente tutta la sua riforma si è ridotta all'introduzione dei ticket sul pronto soccorso? Ci spieghi assessore, ci spieghi.
Gianburrasca