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Aforismi di don Carlo Gnocchi
Di Rassegna Stampa - 25/10/2009 - Storia del Cristianesimo - 2221 visite - 0 commenti

Oggi, domenica 25 ottobre è stato beatificato don Carlo Gnocchi, un sacerdote che con la sua vita e il suo esempio ha dato dimostrazione di una carità all’opera.

Ecco alcuni aforismi del neo-beato tratti dal libro di Giorgio Rumi ed Edoardo Bressan “Don Carlo Gnocchi, vita e opere di un grande imprenditore della carità”, Mondadori 2002.

Bisogna rifare l’uomo e, per farlo, bisogna restituirgli anche la dignità, la dolcezza e la varietà del vivere, voglio dire quel rispetto della personalità individuale e quella possibilità di esplicare completamente il potenziale della ricchezza personale. (Restaurazione della persona umana)

La cura degli ammalati, le arti della medicina,la carità verso i sofferenti,la lotta contro tutte le cause dell’ umana sofferenza sono una vera e continua redenzione materiale che fa parte della redenzione “totale” di Cristo e di essa ha tutto l’impegno e la dignità. (Pedagogia del dolore)

Sanare il dolore non è allora soltanto un opera di filantropia, ma è un’opera che appartiene strettamente alla redenzione di Cristo. (Pedagogia del dolore)

Se la carità è una lotta per la vita, come non guardare di preferenza i piccoli senza affetto o per qualsiasi motivo sofferenti,mutilati, disabili o abbandonati? (Colloquio con Mons. Del Monte)

Tutta la riabilitazione deve tendere a sviluppare il massimo delle capacità della vita. (Testimonianza al prof. Boccardi)

Condividere la sofferenza è il primo passo terapeutico. (Discorso di don Gnocchi ai medici)

«In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo; completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balia degli istinti più elementari emersi dalle profondità dell'essere». Amare questi uomini come Cristo, amico senza giudicarli, senza escluderli perché preda degli “istinti più elementari”, nessuno scandalo, perché l’uomo nel dolore e nella malattia è salvato. (Cristo fra gli alpini)

Il mio progetto va oltre la pastorale di assistenza.. Io vorrei recuperare intensificare,attraverso la riabilitazione, la vita che non c’è ,ma che ci potrebbe essere. Vorrei che i nostri centri di accoglienza da una parte fossero laboratori di ricerca e di applicazione scientifica dei metodi più validi per recuperare ed elevare la vita, da un'altra parte vorrei che diventassero scuole protese ad alimentare la potenzialità del mistero d’amore che c’è nel piano di Dio. Il mio progetto guarda al dolore e lo cerca ovunque si trovi. (Colloquio con Mons. Del Monte)

 Dio è tutto qui: nel fare del bene a quelli che soffrono e hanno bisogno di un aiuto materiale o morale. (Educazione del cuore)

Sì, ho sempre sentito aumentare la tendenza e la vocazione a darmi alla carità, e sono sempre rimasto in attesa che il Signore me ne indicasse il campo pratico. In questo momento di guerra, mi pare che il campo sia quello della vita militare, come esercizio di carità. I soldati vanno alle guerra per dovere, io ci sono andato per amore. (Lettera al Card. Schuster)da: www.ilsussidiario.net

 
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