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Attenti ai finti "angeli custodi"
Di Giuliano Guzzo - 19/10/2009 - Attualitą - 1340 visite - 0 commenti

Sta destando scandalo ed indignazione, in questi giorni, la notizia dell’arresto di un sociologo da poco promosso coordinatore di un progetto di aiuto ai tossicodipendenti e pizzicato, manco a dirlo, con della droga in casa. Posto che le accuse al soggetto in questione rimangono tutte da dimostrare, non sarebbe la prima volta che nel mondo del volontariato e della beneficenza vengono scoperti degli autentici mascalzoni. Le Autorità di controllo italiane, nel solo 2008, hanno ricevuto 1.027 segnalazioni di Onlus irregolari: una media di tre al giorno. In questa interminabile lista di segnalazioni, c’è praticamente di tutto: finte associazioni no-profit che vendono spazi pubblicitari, sacerdoti che gonfiano i rendiconti di spesa dei centri di accoglienza per immigrati, assistenze fantasma a centinaia di disabili e via di questo passo.

Tra questi, si segnalano casi di frode davvero singolari, come quella di 83 “angeli” che, tra il 2004 ed il 2008, hanno chiesto rimborsi per trasferte inesistenti non soltanto perché mai effettuate, ma anche perché segnate in date molto particolari, come il 31 aprile ed il 31 giugno. Un caso davvero incredibile, poi, è quello dell’A.N.I.C.I. – acronimo che sta per Associazione nazionale invalidi civili – scoperto pochi mesi fa dal Nucleo regionale dell’Abruzzo: ogni dodici mesi quest’associazione incassava 1,2-1,3 milioni di euro, con record di quasi 2 milioni. Peccato che, anziché aiutare i disabili, quelli dell’A.N.I.C.I., che avevano tra i suoi finanziatori anche la Presidenza del Consiglio dei ministri, si dedicassero a ben altro. Per esempio all’acquisto di palazzi che, per speculare ulteriormente, venivano affittati – pensate un po’ - all’A.N.I.C.I. stessa.

Se quella italiana è una realtà avvilente, quella internazionale è anche peggio. Prendete l’Unicef, associazione che si regge in larga parte su donazioni ed i cui volontari, com’è noto, sono soliti sostare nelle nostre piazze e strade. Ebbene, per il biennio 2010-2011 l’Unicef avrà un bilancio di 8 miliardi. Peccato che, di questi, appena il 57% andrà effettivamente ad aiutare i bambini poveri: il resto - stiamo parlando di quasi metà del bilancio - finirà inghiottito dalla elefantiaca macchina organizzativa. Caso isolato? Magari. La Fao, organizzazione interna all’Onu preposta a contrastare emergenza nutrizionale, nel biennio 2008-2009 ha avuto un bilancio di quasi un miliardo di dollari. Peccato che appena il 29% di questi, e cioè meno di un terzo, sia stato effettivamente impiegato nell’alimentazione e nell’agricoltura. Al di là degli sprechi burocratici, non mancano, per stare sul piano internazionale, casi di finta beneficenza che non hanno a che fare con la burocrazia, bensì col crimine. E’ il caso del colonnello Ojukuwu che in Biafra si fece assistere da un ufficio di pubbliche relazioni per inviare giornalisti europei a denunciare la fame. In realtà, la fame doveva interessare ben poco il colonnello, visto che confiscò parte degli aiuti per comprare armi per il suo esercito. E potremmo andare avanti ancora per ore, citando casi di truffa e sprechi in nome della beneficenza e del volontariato; casi gravissimi, come si è visto, e troppo spesso ignorati dalle persone che, in tutta buonafede, continuano a devolvere donazioni ad enti stimati come meritori, ed in verità votati alla sola speculazione.

Con questo non si intende affatto gettar fango su chi fa beneficenza la fa sul serio, con le migliori intenzioni e sporcandosi le mani tutti i giorni, anzi: queste segnalazioni vedono proprio loro come prime vittime, perché chi lucra sulla beneficenza non si prende solo gioco della buona fede delle persone, ma finisce anche con lo screditare una categoria di persone insostituibili, preziose e spesso snobbate dai media. Come i volontari dei Centri aiuto alla Vita che, da oltre tre decenni, lavorano quotidianamente per aiutare le madri in gravidanza difficile. I risultati del loro amorevole e decennale lavoro sono incredibili: hanno salvato dall’aborto oltre 80.000 bambini e altrettante madri, altrimenti condannate alla solitudine di un dramma orribile. Proposta: perché la Presidenza del Consiglio non aiuta anche loro?

 
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