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Pacs: sempre più scioglimenti
Di Giulia Tanel - 16/10/2009 - Attualità - 1366 visite - 0 commenti
Il patto civile di solidarietà, noto ai più semplicemente come “pacs”, sta per raggiungere in Francia i dieci anni di vita. I dati, però, evidenziano come vi sia ben poco da festeggiare: nel 2007 erano stati firmati in Francia circa 102 mila pacs e ne erano stati sciolti 13 mila, mentre nel 2008 ne sono stati sottoscritti 146 mila e terminati 23 mila. Insomma, in un solo anno il numero di pacs sciolti è salito del 73%: sarà forse perché è sufficiente che uno dei due contraenti invii una lettera scritta al tribunale affinché il patto venga revocato? Sicuramente questa è una delle motivazioni, ma non la sola: il vero problema deriva dalla concezione che la gente si è fatta di tale istituto giuridico. Ormai, in Francia, molte coppie scelgono il pacs come “alternativa pragmatica al matrimonio” (Avvenire, 14 ottobre 2009), lo concepiscono un sostituto “alleggerito” di quel sacramento e istituto che ormai appare ai più come una cosa demodé.
E’ evidente come lo stipulare un pacs sia una forma di disimpegno, molto più che di impegno: senza assumersi l’enorme responsabilità di dire “per sempre” si chiedono gli stessi diritti di coloro che, all’opposto, il coraggio di pronunciare il fatidico “sì” lo trovano. Questo contratto giuridico, d’altro canto, rispecchia perfettamente la società odierna, dove i contatti con le altre persone sono sempre più veloci, superficiali, magari esclusivamente virtuali: riuscire ad instaurare un rapporto stabile e duraturo è un’operazione sempre più rara.
Ovviamente questa cosa è deleteria perché le società, fin dalle origini, si sono sempre fondate su nuclei stabili, che garantivano una solidità sociale ed economica: nell’antica Roma le gentes erano rappresentative di un nucleo familiare originario che si perpetuava nei secoli; in Grecia la famiglia era alla base di tutti i rapporti.
L’effetto dell’instabilità odierna è sotto gli occhi di tutti: adulti perennemente indecisi e incapaci di scegliere cosa fare della propria vita, giovani che per non pensare a nulla saltano da un’esperienza all’altra con estrema facilità, bambini che subiscono il divorzio dei genitori e ne riportano i traumi… tutto in favore di questa fantomatica “libertà” che, non fornendo alcuna sicurezza, lascia perennemente insoddisfatti.
E’ veramente necessario che le persone e i governi si interroghino sulle conseguenze che comportano le scelte che vengono prese: a lungo termine certe politiche possono portare alla deriva.
 
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