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Ad attaccare il pur opinabile testamento biologico approvato tempo fa dal Senato, dopo i Radicali, Ignazio Marino e Gianfranco Fini, si sono messi in tanti. Primi fra questi, manco a dirlo, sono stati gli intellettuali perbene, quelli sinceramente democratici, gli alfieri dell’autodeterminazione oltranzista che considera il nutrimento terapia accessoria e il decesso per disidratazione conquista civile. Fare la fine di Eluana Englaro o di Terry Schiavo, per loro, equivale ad un benevolo auspicio. Di certo è così per lo scatenato Giovanni Sartori, che pochi giorni addietro, in un infuocato editoriale sul Corriere della Sera, se l’è presa con la solita Chiesa che “comanda”, attaccando Benedetto XVI per il suo parlare “ non solenne” e “sicuramente sbagliato” e pure col cardinal Bagnasco il cui pensiero, al saggio politologo, suona “raccapricciante”. Ma se gli anatemi di Sartori e compagnia non fanno più notizia, ben più dura è abituarsi all’idea che ben 41 preti italiani abbiano sottoscritto un appello promosso dagli illuminati di MicroMega contro un testamento biologico, dicono loro, oscurantista e liberticida. Capiamoci: il prete versione falce e martello, grazie a fantasisti come don Gallo e don Vitaliano Della Sala, è già icona.
Il prete bioeticista fai da te, invece, è una figura nuova, ancora tutta da studiare. Fedeli agli insegnamenti evangelici, eravamo rimasti al commovente “perché avevo fame, e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell'acqua”, ma forse ci siamo persi qualcosa. Se, infatti, hanno ragione quei 41 preti – che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha già provveduto a redarguire - il Vangelo per primo ha torto. Come ha torto il più prolifico Padre della Chiesa, Agostino d’Ippona, allorché, oltre millecinquecento anni or sono, già asseriva che “non è mai lecito uccidere un uomo: anche colui che lo desidera, anche se lo chiede, quando, sospeso tra la vita e la morte, supplica che lo aiutino a liberare la sua anima che lotta contro le catene del corpo e desidera romperle; non è lecito nemmeno quando un malato non è in condizione di sopravvivere”. Nemmeno Agostino, dunque, avrebbe capito nulla. Anche lui vittima, direbbe Sartori, di un “sanfedismo che acceca la ragione”. Ma se i cattolici che qualcosa ci capiscono sono come quei 41 preti e come Ignazio Marino, meglio correre ai ripari e rimanere ingenui come i piccoli, perché loro sanno, come diceva il Vangelo, parecchie cose che ai "sapienti" sfuggono. E si vede.