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Sarà dura, ma ci proveremo. Non sarà facile trattenersi da una sonora risata davanti alla sfilata in difesa della libertà d'informazione che la Fnsi, la Cgil e molti intellettuali perbene hanno in mente per sabato prossimo. Massimo rispetto per il loro diritto a manifestare, sia chiaro. A far ridere non saranno infatti i manifestanti in quanto tali, quanto piuttosto il vuoto programmatico di una sinistra che, dopo quindici anni, è ferma ancora alla storiella del Berlusconi tiranno dell'informazione, capace solo di riciclare ritornelli ormai superati.
Sentite cosa scriveva Giorgio Bocca, grande vecchio dell'antiberlusconismo, nel lontano 1994:”Così funziona il bastone e la carota del Cavaliere: sui suoi giornali e sulle sue televisioni i killer e gli spaccatutto fanno la voce grossa e dura per consentire a lui di giocare in cortesia e moderazione” (Il Venerdì, 27/5/94). Non la sapessimo materiale d'archivio, potremmo benissimo scambiare quest'analisi di Bocca per una critica alla pugnace linea editoriale di Feltri. Il punto è che a sinistra - purtroppo per loro - l'incubo di Berlusconi lo vivono da sempre, per loro è quasi uno spauracchio generazionale, una specie di I.T., il pagliaccio mannaro creato dalla penna di Stephen King; qualcosa, insomma, che colpisce, si dilegua ma poi torna sempre, più inquietante che mai. Basti dire che la redazione di La Repubblica scriveva dell'attuale premier come del “Cavaliere nero” già il 10 dicembre del '93, vale a dire un mese prima che costui ufficializzasse il suo ingresso in politica.
E la polemica sul Berlusconi donnaiolo incallito? Roba vecchia anche quella. Era ancora l'aprile del '94 quando, dalle colonne de La Stampa, il romano Filippo Ceccarelli tuonava indignato:”Se l'è portate a letto tutte – ma tutte, dico tut-te! - le più famose attrici” (La Stampa, 29/4/94). Ma, a ben guardare, un po' tutti i peggiori insulti rivolti al Cavaliere sono datati. Dario Fo, per fare un nome illustre, milita contro Berlusconi da tempi non sospetti e già nel febbraio del '94 non gli risparmiava critiche che già allora avevano ben poco di critico e molto di offensivo:”faccia di plastica” ed “elettroencefalogramma piatto” (Il Venerdì, 11/2/94) ne sono due esempi abbastanza chiari.
Giampaolo Pansa, che oggi collabora con Libero, non era molto più tenero, e, il giorno stesso della sua discesa in campo, definiva il Cavaliere “terrificante,[…]strapotente e orribile”. Chi ha voluto distinguersi per la sua analisi sopraffina è stato, invece, il solito Curzio Maltese che parlava di Berlusconi come di “un Duce sorridente e populista che benedice da una ribalta vuota” tutto “soldi, sesso, successo, strafottenza “(L’Espresso, 3/6/1994). E potremmo andare avanti all’infinito con citazioni simili e datate eppure ancora attuali, perché la sinistra italiana, nemmeno dopo quindici anni, di cambiare non ne vuole sapere. Preferisce sfilare in piazza, gridare all’orco cattivo, al dittatore. Senza accorgersi che così facendo rimane l’assicurazione sulla vita di Berlusconi il quale, al di là di quanto si vocifera, è cambiato rispetto a qualche anno prima. E non solo non teme le filippiche di Santoro e Travaglio, ma, dipendesse da lui, garantirebbe ai suoi aguzzini mediatici una permanenza televisiva a tempo indeterminato. Perché ha capito che gli unici che ci rimettono, ancora una volta, sono a sinistra.