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Il diavolo in corsia
Di Giuliano Guzzo - 15/09/2009 - Bioetica - 2127 visite - 0 commenti

Quali tinte fosche, quale forca, quale inferno: il diavolo è uno trendy, uno che ci sa fare e oggi s’aggira, distinto e rispettato, nelle corsie d’ospedale. Perché solo il diavolo – se ne facciano una ragione pure i professionisti della laicità - può aver permesso che il povero Jayden, bimbo 21 settimane e 5 giorni, spirasse tra le lacrime della madre nella totale indifferenza del personale sanitario. La sua colpa? Essere nato due giorni – che abominio! -prima delle canoniche 22 settimane.

Efficienti come sono da quelle parti, i medici del James Paget Hospital di Gorleston, nella contea di Norfolk, non se la sono proprio sentita di dar retta a Sarah Capewell, la madre del piccolo. E hanno seguito alla lettera il protocollo che impone loro sì di salvar bambini, ma solo quelli che hanno superato 22 settimane. Gli altri no. Gli altri, dicono le ispirate linee guida della British Association of Perinatal Medicine, non sono bambini, ma “feti”, ergo roba da monnezza.

Una giovane mamma implora le cure del suo piccolo e il diavolo, accennando un sorriso, le risponde:” he is just a foetus”. Ippocrate si starà rivoltando nella tomba, ma anche noi, all’udire simili notizie, dobbiamo fermarci e chiederci che cosa siamo diventati. Siamo il mondo dove se ti scordi il cappottino del bassotto sei perseguibile, ma se lasci morire un bimbo con sua madre che ti implora sei il più ligio dei medici. Siamo il mondo dove fanno notizia le emorroidi dei calciatori, ma ad opporsi allo sterminio di massa dell’aborto si fa la parte degli antichi, dei preconciliari, dei fissati. Siamo in un mondo rovesciato e babelico. Gilbert Keith Chesterton ha scritto:”i bambini sono innocenti e amano la giustizia, mentre la maggior parte degli adulti è malvagia e preferisce la misericordia”.

 
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