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Marta Dalmaso, ma con chi vai?
Di Libertą e Persona - 10/08/2009 - Politica Trentina - 1619 visite - 0 commenti

Leggere una lettera a firma Dalmaso, Cogo Ferrari, a difesa della dignità della donna, con tanta prosopopea, in prima su L’Adige, fa un po’ colpo. Perché l’Assessore Dalmaso proviene dal mondo cattolico.

E’ uno di quei politici che ha sicuramente tratto giovamento, per la sua carriera, dall’essere stata insegnante all’Arcivescovile. Come l’attuale sindaco Andreatta. Il suo retroterra culturale è quello cattolico.

Dovrebbe quindi avere una certa idea della dignità della donna, ben diversa da quella di Savoi, ma anche da quella che invece è propria di Margherita Cogo, che si è sempre distinta per la sua feroce propaganda abortista e per aver sostenuto a spada tratta il dottor Arisi, capo italiano dell’IPPf, la più grande associazione abortista del mondo.

La visione della donna che la Dalmaso propone dovrebbe differire parecchio anche da quella della DS Sara Ferrari, che è tra l’altro nel membro di Laici trentini, l’associazione di Mauro Bondi che festeggia porta Pia, va a braccetto con l’UAAR e i radicali , invita a Trento quel Piergiorgio Odifreddi secondo cui i cristiani sono tutti cretini...ecc. ecc.., e che è nata per lottare contro “l’attacco che i vertici della Chiesa, e, sul lato politico, il centrodestra, stanno portando ai diritti civili e alla laicità dello Stato “ (Adige, 19/2/2009).

Tra le battaglie della associazione della Ferrari il testamento biologico, le coppie di fatto, l’abolizione dell’8 per mille, e le altre trovate del duo Bonino Pannella. Tra il resto un altro membro fondatore della associzione della Ferrari è quel Vincenzo Bommassar che ha proposto il referendum per far chiudere le scuole cattoliche trentine. Anche quell'Arcivescovile in cui la Dalmaso ha insegnato tanti anni.

Ma Dalmaso preferisce certe compagnie a chi fa una battuta infelice e stupida sulla "gnocca" ma almeno non passa la sua vita a minare la famiglia degli altri con leggi, impedimenti, obbrobriosi messaggi culturali. E' la deriva del catto-comunismo.

Per questo ci sembra opportuno proporre la lettera scritta a l’Adige dal consigliere Morandini.

In questi tempi in cui sui maggiori quotidiani nazionali e locali non si fa altro che sbirciare dai buchi della serratura, spiattellare vere o presunte telefonate a luci rosse in prima pagina, ecco che sullo scranno sono salite Cogo, Ferrari e Dalmaso. Da che pulpito, viene spontaneo esclamare!!! Infatti, dato il pistolotto che le zelanti colleghe propinano dalla prima pagina de “L’Adige” in questi giorni, ripieno di pensieri ed affermazioni condite con lo sdegno proprio delle anime belle, viene da chiedersi che cos’abbiano fatto le succitate consigliere a favore dei principi contenuti in quelle strombazzate affermazioni. Premetto che personalmente detesto la volgarità, soprattutto quando investe i soggetti più deboli della società, tra cui le donne. Non mi è piaciuta l’espressione del collega, seppure s’è con tutta evidenza trattato d’una battuta, da cui pareva arduo riuscire a trarre scandali politici. Sono infatti contro una visione strumentale della donna, che finisce per attrarre tutto l’universo femminile alla sfera materiale.

Detto questo, tuttavia, non posso esimermi dal far notare come tutto questo stracciarsi le vesti sia spesso in contrasto con gli atti politici ed i silenzi tenuti dalle mie interlocutrici. Capisco che per attaccare il centro – destra ci si stia appigliando a tutto, ma forse, Cogo, Ferrari e Dalmaso si sono scordate che le donne, oltre ad una sacrosanta tutela “linguistica”, hanno anche diritto ad una vita con meno turbamenti possibile, e, ancora prima, hanno diritto di viverla, quella vita. Ed in carne ed ossa, non negli schemi ideologici di una certa parte politica. Le predicatrici infuocate scordano forse che la maggioranza cui esse s’onorano d’appartenere ha di fatto svuotato il c.d “Pacchetto Famiglia”, una misura introdotta dal sottoscritto e davvero innovativa visto l’elevato grado di tutela che garantiva a coloro che esercitano la professione casalinga. I quali, è banale ricordarlo, erano e sono soprattutto donne.

E dov’è l’indignazione per l’introduzione del “pesticida umano” (Lejeune), la Ru 486, celebrata in pompa magna dal buona parte del potere mediatico? Dov’è la vostra indignazione per un farmaco che ha ucciso qualche decina di donne in tutto il mondo, e che attenta comunque alla salute delle donne?! Dimenticavo di ricordare che la Cogo s’è battuta affinché questa kill pill venisse introdotta in Trentino, con il silenzio ossequiente delle altre colleghe… In definitiva, non si può chiamare una donna in modo offensivo, ma le si può mettere a repentaglio la vita o l’incolumità fisica con un farmaco letale. Curioso, davvero curioso! Per richiamare le pomposità moraleggianti delle tre colleghe, mi chiedo se è questo ciò che si propone ai giovani: un mondo dell’arbitrio del singolo sulla vita altrui, dove esistono vite di serie A e vite di serie B, ove le donne sono spesso mutilate nella loro femminilità, talvolta fino a rimetterci la vita, e via dicendo.. Che proponete, colleghe, alcune di voi addirittura seguaci del ’68 artefice della totale libertà sessuale che ora deplorate (e che, caso curioso, vorreste limitare solo ai politici del centro – destra, che certo di ciò non sono responsabili …bell’uguaglianza)? Pino Morandini

 
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