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Una formidabile catechesi di Gesù sull’Eucarestia
Di don Massimo Vacchetti - 26/07/2009 - Religione - 1748 visite - 0 commenti

Dopo questi fatti, Gesù andò all`altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: "C`è qui un ragazzo che ha cinque pani d`orzo e due pesci; ma che cos`è questo per tanta gente?". Rispose Gesù: "Fateli sedere". C`era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d`orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. (Gv 6)

Una grande catechesi eucaristica ci attende per le prossime domeniche. Fin quasi alla fine di agosto ascolteremo questo straordinario capitolo sesto del Vangelo di Giovanni lasciandoci istruire da Gesù, imparando come prima cosa che l’Eucaristia non è qualcosa da sapere, ma è Gesù stesso. Non è un insegnamento, ma un avvenimento. Mentre insegna, lui si consegna. Mentre dà pane, si riceve Lui; Lui è il sacerdote, lui è l’agnello. Proprio per sottrarci da un’idea astratta dell’Eucaristia, l’Evangelista circostanzia il Vangelo nei dettagli. Siamo sulla riva del mare di Galilea che, in realtà, è il lago di Tiberiade. Da qui, Gesù sale su una cima e sedutosi con i suoi discepoli si avvede di una gran folla accorsa fin lassù. L’evangelista si procura di dirci che la Pasqua è vicina. E’ vicino cioè, il tempo in cui si immolano gli agnelli il cui sacrificio è memoriale della liberazione dell’Egitto. Ciò che Gesù sta per compiere è premessa della nuova liberazione, di una nuova Pasqua; è anticipo di una eterna e definitiva immolazione, di un nuovo agnello, pegno di una nuova terra. La scena è molto nota. Il Signore domanda a Filippo “abbiamo pane per tutti costoro?”. Risposta: “Neppure per sogno”. Ed è appunto un sogno quello che sta per accadere! Andrea – dice l’evangelista Giovanni, non senza una certa ironia, - gli fa sapere che c’è un ragazzo con 5 pani e 2 pesci. Gesù comanda che si siedano. Sempre l’autore del quarto Vangelo dettaglia i particolari: ci fa sapere che c’era molta erba in quel luogo e quanti fossero precisamente i presenti. Ben 5000 persone. Per loro, cinque pani e due pesci! Gesù benedice, spezza e distribuisce. E accade il miracolo del pane, ossia ciò che avviene nella scansione dei verbi, ad ogni S.Messa. Si moltiplica o meglio si divide il pane perché a nessuno manchi. “Quando furono saziati disse ai suoi discepoli: raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto”.

La formidabile catechesi di Gesù è già iniziata, ma è dalla fine che conviene partire, ossia dalla straordinaria raccolta degli avanzi accompagnata dalla motivazione: “perché nulla vada perduto”. Mi piace pensare che Gesù abbia sentito tante volte dalla madre questa espressione che io pure ho sentito rivolgermi da bambino: “non lasciare niente nel piatto, quanti poveri attendono pane e tu ne butti via” oppure “il pane non si butta via!”! Memore di questa splendida lezione di economia domestica, educato dall’abile capacità di donna, Gesù chiede che i suoi raccolgano i pezzi di pane avanzati. La prima considerazione sta proprio nel fatto che è avanzato il pane. E’ come se gli fosse scappata la misura. Il dono di Gesù è eccedente, traboccante, smisurato. E’ fatto non solo per presenti, ma anche per chi avrebbe dovuto esserci e non c’è. E anche per chi non ha alcuna intenzione di esserci. Eppure è atteso. Ce n’è per tutti. Nessuno deve rimanerne senza. Perché rimanerne privi sarebbe la povertà più grande. “Raccogliete i pezzi avanzati” ci suggerisce, inoltre, che l’Eucaristia non è data solo per essere mangiata, ma conservata e custodita. Il popolo cristiano ha inventato i tabernacoli, i ciborii, le pissidi perché questo pane, non più tale, ma umile e domestica dimora di Dio, fosse custodito per essere visitato e adorato. Le chiese in cui entriamo non sono più solo uno spazio sacro, ma santo perché abitato dal Mistero che silenzioso attende e desidera il cuore affamato dell’uomo. C’è un “avanzo” di pane perché di Dio, al contrario del pane quotidiano, non siamo mai sazi.

E’ davanti al Tabernacolo che il Signore ci guarda e ci ritempra, ci visita e ci ammaestra. Il curato d’Ars amava spiegare la preghiera come un guardare Lui e un lasciarsi guardare da Lui. E’ una presenza viva, l’Eucarestia, vera catechesi al Mistero di Dio che corrisponde a ciò più desidero: che la mia fame di vita sia saziata. “Perché nulla vada perduto”. C’è, dunque, un pane che non può essere buttato per non essere di scandalo davanti al povero e c’è il pane del miracolo che non può essere buttato per non essere di scandalo a Dio. L’Eucaristia è Dio stesso e Dio è tutto nel più piccolo frammento di ostia consacrata. Tutti mangiamo lo stesso corpo di Cristo, figlio di Dio, presente indifferentemente in ciascuna ostia di pane consacrato e in ciascun frammento di esso. Analogamente, se accedessimo al calice in qualsiasi goccia di vino consacrato è presente tutto il sangue di Cristo. Ma sangue e corpo, in realtà costituiscono non parti distinte, ma in ciascuna specie – corpo o sangue – è presente tutto il Cristo, ossia tutto il Mistero di Dio che ci sovrasta nella sua umiltà. L’espressione, quindi, suona come un ammonimento riguardo il modo con cui ci accostiamo al Sacramento. Il sacerdote, con scrupolo, purifica la patena o la pisside e il calice perché niente del sacramento “vada perduto”. C’è una cura nella bellezza dei vasi sacri, nella disposizione de fiori, nei gesti composti del sacerdote che deve esprimere la preziosità di ciò che si ha tra le mani. Le mani “sante e venerabili” afferrano il pane e il calice del vino che diventano per noi la Presenza Santa e adorabile di Dio.

Similmente chiunque riceve la comunione in mano deve averne particolare cura perché, in quel momento, si diventa vaso sacro, tabernacolo di Dio. Occorre consumare davanti al sacerdote la particola e verificare che sul palmo non siano rimasti frammenti di essa. C’è una cura che dobbiamo mettere in questi gesti perché i gesti stessi ci educhino alla preziosità di ciò che abbiamo ricevuto. “La pietà e la venerazione interiore con cui i fedeli si accostano all’Eucaristia si manifesta anche esteriormente nel modo con cui essi ricevono il Pane consacrato” Queste parole sono dell’Arcivescovo di Bologna che con un intervento, solenne e grave, ha voluto richiamare la sua Chiesa al mistero che avviene sull’Altare e che viene consegnato al popolo cristiano per il nutrimento alle cose più grandi, ma anche ammonendo “sul modo con cui ci si può accostare all’Eucaristia perché si eviti il più possibile che il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sia trattato con superficialità o addirittura in modo irriverente o, peggio ancora, sacrilego.

Dobbiamo infatti prendere atto che purtroppo si sono ripetuti casi di profanazione dell’Eucaristia approfittando della possibilità di accogliere il Pane consacrato sul palmo della mano, soprattutto, ma non solo, in occasione di grandi celebrazioni o in grandi chiese oggetto di passaggio di numerosi fedeli. (…) L’Eucaristia è il bene più prezioso che la Chiesa custodisce, presenza viva del Signore Risorto; tutti i fedeli si devono sentire chiamati a fare ogni sforzo perché questa presenza sia onorata prima di tutto con la vita e, poi, con i segni esteriori della nostra adorazione. In ogni caso, considerata anche la frequenza in cui sono stati segnalati casi di comportamenti irriverenti nell’atto di ricevere l’Eucaristia, disponiamo che a partire da oggi nella Chiesa Metropolitana di S. Pietro, nella Basilica di S. Petronio e nel Santuario della B.V. di San Luca in Bologna i fedeli ricevano il Pane consacrato solamente dalle mani del ministro direttamente sulla lingua”. Per i cristiani quel nulla è il Tutto di Dio. Perderlo ci rende nulla davanti al mondo perché l’unica cosa che abbia la Chiesa è proprio quel nulla!

 
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