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La conversione di Frossard.
Di Claudio Dalla Costa - 05/11/2009 - Religione - 1238 visite - 0 commenti

 Un’esperienza analoga toccherà a un famoso scrittore e giornalista francese, André Frossard (figlio del fondatore del partito comunista francese, ndr) Entrato per caso, a Parigi, nel 1935, in una cappella per religiosi per cercare un amico, ne uscirà credente. Sentiamo la sua testimonianza.

 “Entrato alle cinque e dieci d’un pomeriggio in una cappella del Quartiere latino per cercarvi un amico, ne sono uscito alle cinque e un quarto in compagnia di una amicizia che non era di questa terra. Entrandovi scettico ed ateo di estrema sinistra – più ancora che scettico e più ancora che ateo – indifferente e preoccupato da ben altre cose che da un Dio che non pensavo neppure più a negare, tanto mi pareva ormai passato da un’infinità di tempo nel conto profitti e perdite dell’inquietudine e dell’ignoranza umane, ne sono uscito qualche minuto dopo “cattolico, apostolico, romano”, trascinato, sollevato, ripreso, risucchiato dall’onda di una gioia inestinguibile. ..Al momento dell’entrata avevo vent’anni. All’uscita, ero un bambino pronto per il battesimo, che sgranava gli occhi sulla meraviglia del cielo abitato, sulla città inconsapevolmente sospesa nell’immenso, sugli esseri colmi di sole che parevano camminare nell’oscurità”.

Sapendo di non essere creduto, per trent’anni manterrà il segreto della sua conversione, in attesa di farsi un nome come giornalista e scrittore, così da sperare di non essere preso per pazzo quando avrebbe raccontato il suo approdo alla fede.

Raccontò la sua esperienza solo nel 1969, in un libro divenuto in breve tempo un best seller: Dio esiste, io l’ho incontrato. Se si è deciso a parlare è anche perché “ho finito per persuadermi che un testimone che venga a conoscere la verità su un processo è in obbligo di dirla…Ora, si dà il fatto che io conosca, per un caso straordinario, la verità sulla più dibattuta delle cause e sul più antico dei processi: Dio esiste. Io l’ho incontrato”.

Continuando nel suo racconto scrive: “Dio esisteva, ed era presente, rivelato e mascherato ad un tempo da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione ed all’amore. Capisco perfettamente come queste frasi possano essere esorbitanti, ma che ci posso fare, se il cristianesimo è vero, se c’è una verità, se questa verità è una persona che non vuole essere inconoscibile? “Il miracolo durò un mese. Ogni mattino, ritrovavo affascinato quella luce che faceva impallidire il giorno, quella dolcezza che non dimenticherò mai, e che è tutta la mia sapienza teologica. La necessità di prolungare il mio soggiorno sulla terra mentre c’era tutto quel cielo a portata di mano non mi appariva molto chiara, e l’accettavo per riconoscenza più che per convinzione.

Tuttavia, luce e dolcezza perdevano ogni giorno un po’ della loro intensità. Infine scomparvero, senza che per questo fossi restituito alla solitudine. La verità mi sarebbe stata data diversamente, avrei dovuto cercare dopo aver trovato. Un padre dello Spirito Santo incominciò a prepararmi al battesimo istruendomi sulla religione, della quale non devo precisare che non conoscevo niente. Ciò che mi disse della dottrina cristiana, l’aspettavo e lo ricevetti con gioia; l’insegnamento della Chiesa era vero fino all’ultima virgola, e ne prendevo atto ad ogni linea con rinnovate acclamazioni, come si applaude un colpo andato a segno. Una cosa sola mi sorprese: l’eucaristia; non che mi sembrasse incredibile: ma mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo metodo inaudito per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto, per farlo, il pane, che è l’alimento del povero e il cibo preferito dei ragazzi. Di tutti i doni profusi davanti a me dal cristianesimo, era certo il più bello”.

 Il libro, al suo apparire in Francia, nell’arco dei primi sei mesi, vendette ben duecentomila copie e Le Monde scrisse che queste pagine erano “scritte con una penna pudica e tenera, nelle quali i lettori troveranno più di una volta mescolato ad un humour alla Chesterton la traccia del soprannaturale”. Frossard è stato un grande amico di Giovanni Paolo II. I suoi talenti di scrittore arguto e polemista li ha messi a servizio del papa e della Chiesa cattolica. Il fatto che un uomo del suo calibro, improvvisamente, si sia esposto in questo modo, e abbia raccontato con tanta naturalezza la sua conversione, ha messo addirittura in crisi certi cattolici che pensano (bontà loro) che conversioni così non entrino nella logica di Dio.

Interrogato su quella misteriosa esperienza da Vittorio Messori, in Inchiesta sul cristianesimo, Frossard ammise di aver visto per un attimo l’al di là: “Per le strade, scorgevo con chiarezza che i passanti camminavano sull’orlo dell’infinito, che prima o poi sarebbero caduti in quella luce di cristallo incorruttibile, di infinita trasparenza, di luminosità e dolcezza insostenibili che mi fu dato di scorgere, capendo subito che era la luce di Colui che i cristiani chiamano Padre Nostro”. Divenne per oltre cinquant’anni consigliere spirituale di persone in crisi o in ricerca. È scomparso nel 1996.

 
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