Diventa socio
Sostieni la nostra attivitą
Contatti
La storia di Alberto Stasi e Chiara raccontata da Libero il 3 aprile, è terrificante. Forse sarebbe stato meglio che nessuno ne avesse parlato, per non infierire sul dolore dei poveri genitori di quei ragazzi. Epperò, ora che i fatti sono di dominio pubblico, almeno che serva a qualcosa. Due fidanzati, sesso, video e siti porno a tutto spiano; perversioni continue e reiterate, con la fantasia e nella pratica.
Il sesso come idolo, come senso dell’esistenza, come mania quotidiana, come ossessione, come unico modo per sfuggire alla noia. Leggere queste storie avvelena il cuore e la mente. Tutti, in verità, facciamo ogni giorno esperienza di un diluvio di fango e di sesso che si abbatte su di noi, e soprattutto sulle menti più giovani e indifese: accendendo la televisione, andando su internet, recandosi dal giornalaio. In ogni occasione qualcuno tenta di venderci spettacoli, siti, giornali, in cui il sesso è ammanito a volontà, senza risparmio.
La fantasia viene così continuamente sollecitata ed invitata a pensare alla stessa cosa: al corpo, al sesso, al piacere egoistico. E il sesso diventa un bisogno, un’urgenza, una necessità impellente, violenta, ad ogni età, ad ogni ora del giorno. Siamo così assaliti dalla sensualità che le alternative mi sembrano tre: o il combattimento interiore, per conservare quell’antica virtù della purezza, la sola, ormai, innominabile; oppure divenire frigidi, per assuefazione, come quei ragazzi che a diciotto anni sono stufi dei rapporti normali, e allora vogliono farlo “strano”, e cercano sempre nuove perversioni; oppure si finisce come i drogati che vagano da una dose all’altra, da un porno all’altro, sperando nella sazietà che non arriva mai. Così si bruciano rapporti, si distruggono famiglie, si vivono vite angosciate, in preda a istinti bestiali.
Ma la società cosa fa dinanzi a tutto ciò? Propone cure peggiori del male, che lo incancreniscono e lo rendono cronico. Come in Inghilterra, dove il continuo aumento di minorenni incinte, dopo l’educazione sessuale nelle scuole, sin dalle elementari, sta portando alla pillola ordinabile via sms, anche a 11 anni, o alla pubblicizzazione dell’aborto in televisione. Che l’amore vero passi dalla responsabilità, dalla fedeltà, dall’autocontrollo, è un’ipotesi ormai inconcepibile. Anche in Italia, di fronte a queste problematiche, non si trova di meglio che l’educazione sessuale a scuola. Nessuno che si interroghi sull’effettiva opportunità di questa materia, introdotta surrettiziamente, ma ormai di fatto obbligatoria.
Ho qui un opuscolo della azienda provinciale per i servizi sanitari della provincia di Trento. Viene dato ai ragazzi e alle ragazze che frequentano la terza media. L’opuscolo è sulla contraccezione: ben 32 pagine su questo argomento, che si inserirebbe all’interno di un corso all’educazione socio affettiva più ampio, volto ad illustrare “un atteggiamento positivo nei confronti della sessualità”, “il rispetto di sé e dell’altro” ecc, e solo alla fine, appunto, “i metodi contraccettivi”. Fatto sta che l’interminabile opuscoletto è dedicato alla contraccezione, e solo a quella. Fatto sta che nella gran parte dei casi le aziende sanitarie si occupano soprattutto di questo: rendere l’educazione all’affettività un corso sull’uso tecnico di pillole, preservativi, spirali e quant’altro. Tutto, sia chiaro, con scarsissimo coinvolgimento dei genitori.
Cari genitori: vi scippano l’educazione dei figli, vi tolgono il compito più importante che avete, e lo affidano a tecnici! Cari genitori, ai vostri figli, invece, molto spesso, scippano l’innocenza, la giovinezza, il pudore, contribuendo a gettarli troppo presto, troppo deboli, troppo impreparati, non nella vita affettiva, ma in quella sessuale. Dov’è quella delicatezza che può passare solo dal rapporto personale, di un figlio con i suoi cari? Intere classi vengono messe di fronte a discorsi scabrosi, in cui c’è sempre qualcuno che spinge sull’acceleratore, qualcuno che si turba, qualcuno che non ne ha voglia e che viene indotto a credere, magari, di essere lui il disadattato perché a 13 anni dei contraccettivi non gli interessa nulla. E cosa gli dicono, ai nostri figli? Che parlare di contraccezione “non è mai abbastanza”; che “i pregiudizi sulla contraccezione sono molto diffusi”, e, magari, che chi non ha ancora provato un preservativo o la pillola è retrogrado, fissato…
Non è neppure contemplata, nell’opuscolo citato, l’idea che sia sbagliato, folle, suicida, avere rapporti a quell’età; nessun ideale, nessun discorso sull’inscindibilità tra amore carnale e amore spirituale. Carne, lattice e chimica, i soli ingredienti dell’amore! Sui metodi naturali pressoché nulla. Anzi, denigrati e sconsigliati, specie per i “giovani”: vanno bene, al massimo, per chi abbia una qualche “costanza” e per “coppie stabili”: tutte cose, sembra di leggere tra le righe, un po’ demodé, comunque non per tredicenni.
Unica notizia interessante, senza però che se ne traggano le conclusioni: il preservativo, come altri contraccettivi, ha “un’efficacia compresa tra l’80 e il 90%”. Ma se dovesse nascere il “figlio di un preservativo rotto” la nostra “società dell’allegria” sa offrire anche l’aborto per tredicenni! La chicca finale? Una domandina senza risposta esplicita, ma che suona come un invito: “perché i giovani sentono così tanto il bisogno di sesso?”. Forse perché c’è una cultura malata, che mette grilli in testa anzitempo? Forse perché si fa di tutto per creare maniaci sessuali? Forse perché il fango è giunto, ormai, alla gola? (Il Foglio)
p.s Parlerò in seguito degli effetti devastanti, sulla fertilità, di questo tipo di dis-educazione.