La visita del papa in Terra Santa.
La visita del papa in Terra Santa si presenta come una scommessa molto rischiosa: non solamente perchè Benedetto XVI, rischia, oggettivamente , qualche attentato, ma soprattutto perché sono tutti pronti a prendere una sua parola o una sua frase per costruirci sopra polemiche e odio.
Le comunità cristiane di Terra Santa aspettano il papa con trepidazione; molti avrebbero preferito che non venisse, altri al contrario sono contenti e sperano che qualcosa possa cambiare. Fatto sta che accanto a chi è contento, covano odi sempre più forti: da una parte islamici integralisti che lo accusano di benedire l’occupazione di Israele, o di essere un infedele che ha osato criticare Maometto, e che vorrebbero imitare i loro fratelli che in Pakistan e in molti altri stati dell’oriente perseguitano e uccidono i cristiani.
Dall’altra l’attuale governo israeliano - che sta facendo di tutto per pilotare atti e gesti del pontefice, impedendo ad esempio che si rechi a Gaza, o che passi sotto il muro di Betlemme, deprecato da tutte le comunità cristiane come portatore di povertà e di miseria-, e i coloni ortodossi che sulle loro radio lo definiscono “crociato”, “ex giovane nazista”; che accolgono le processioni dei cattolici sputando platealmente sul crocifisso, e non perdonano alla Chiesa di aver sempre sostenuto la necessità di uno stato palestinese e di Gerusalemme come città internazionale.
Dal punto di vista religioso il papa deve comunicare a tutti la sua benevolenza, l’amore di Cristo per tutti gli uomini, senza però che i suoi atti possano essere interpretati come cedimenti all’indifferentismo religioso e all’idea che “tutte le religioni sono uguali” . Insomma, servono tante preghiere, perché lo Spirito Santo accompagni il pontefice in una missione delicatissima.
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