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Adesso le reti televisive si contendono le immagini più tragiche, ci propongono le voci in sottofondo, frugano fra le macerie in cerca di un moribondo. Rimane una parvenza di decenza perché i morti ancora non li mostrano. La gara dello share sismico vede in testa i tg.rai che vantano una serie di vittorie a suon di indici di ascolti; il vanto per questi successi è stato declamato da una giornalista impettita e soddisfatta. Hanno fatto del dolore l’ennesimo reality, ma il tragico volto di ciò che siamo, l’effige del nostro essere polvere ce lo ha presentato la prima pagina del Giornale nella quale sfilano l’uno all’altro accostati come in un mosaico impietoso, i volti di ragazzi e ragazze uccisi dal terremoto. Sono studenti, lavoratori, sono pieni di futuro e sono uno schiaffo all’idea della morte e del dolore.
Ma adesso sono morti, presi da quel possibile nulla che tutti noi fuggiamo. Eppure sono così vivi e così presenti fissati in quelle istantanee, e i loro occhi sono così unici, tanto che mi terrorizzano. Sono sguardi che interrogano, espressioni ormai spente per sempre che pure insinuano in noi una selva di domande. Noi, i vivi, adesso più morti di loro. Noi, i vivi che ingannano le domande gettandosi nel lavoro o negli svaghi programmati per questo fine settimana che si spera sempre pieno di sole. Noi che litighiamo per niente e ci dividiamo per niente nel nome di una squadra di calcio o di un partito, di un Dio assente o di uno troppo presente. Loro no; essi ci guardano insieme, uniti dal sacro vincolo della morte, dal sacramento che nessuna forza d’uomo, per quanto potente, scioglie. Non hanno più sesso, razza, religione, titolo o status, eguali ed unici, più vivi di ogni vivo. Il loro potere è il loro non potere, o meglio il potere di quel silenzio e di quella tenerezza che per un po’ avrà la forza di unire anche noi; i rimasti, i fortunati, i dolorosi e distratti abitanti della vita.
Ma nel silenzio io vedo un volto di un altro giovane, morto e sepolto nel vostro stesso giorno, il giorno della verità. Solo se guardo a Lui, posso guardare voi e credere che in quelle vostre foto, contro ogni speranza, viva il domani.