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Si ripete per l'Inghilterra quello che è accaduto per l'Africa. Dinanzi ad un problema, l'aids in Africa e l'aumento vertiginoso di minorenni incinte in Inghilterra, 7715 sotto i 15 anni nel 2007, l'unica soluzione, dal momento che si scarta a priori l' educazione all'amore, alla fedeltà, alla responsabilità, è la chimica (pillola), o la chirurgia (aborto). Questo benchè l'Inghilterra sia la dimostrazione che tutto ciò non serve a nulla. E così le diagnosi sbagliate, invece di curare il male, lo incancreniscono.
Come ha scritto l'amico Sandro “in Gran Bretagna ci sono le pecore clonate, ma si clonano anche gli uomini; si sperimenta sugli embrioni e si mescola materiale genetico umano con dna animale; c'è il matrimonio omosessuale e due uomini possono farsi un bimbo e allevarlo, senza una madre tra i piedi. Inoltre i preservativi e le pillole scorrono a fiumi, e sono venduti e regalati ovunque...però le gravidanze tra adolescenti, e gli aborti, aumentano ogni giorno che passa. “Madri e padri di quattordici e quindici anni”, in Inghilterra, scriveva poco fa Roberto Volpi, esperto di statistiche, “se ne trovano quante se ne vogliono”, e da un po' anche padri di 12 e 13 anni. E' questa la libertà, è questo il progresso? Possibile che così pochi si allarmino e decidano di impegnarsi per una cultura della responsabilità e della vita, che non passa solo per pillole e preservativi? Qualcuno che decida che è giunto il momento di riproporre valori forti: l'amore, la fedeltà, la responsabilità!”
I fatti:
Ragazzine tra gli 11 e i 13 anni potranno richiederla attraverso un messaggio, è polemica
LONDRA
Le studentesse di scuola secondaria inglese, poco più che bambine tra gli 11 e i 13 anni di età, potranno richiedere la pillola del giorno dopo, e per evitare imbarazzi potranno farlo via Sms. La notizia, destinata a suscitare polemiche in gran Bretagna, riguarda per ora un progetto pilota che partirà quest’estate in quattro scuole secondarie di Oxford e due di Banbury, nell’ambito di un piano per ridurre le gravidanze indesiderate tra le adolescenti. Il servizio è stato introdotto congiuntamente dall’Oxfordshire County Council e l’Oxfordshire Primary Care Trust, dopo un aumento inquietante di quasi il 10 per cento del numero delle ragazze minorenni rimaste incinte negli ultimi due anni nella zona.
Il Regno Unito ha il più alto numero in Europa di ragazze minorenni che restano incinte. Su mille donne in attesa di un figlio, 42 non hanno compiuto i diciotto anni. Le statistiche ufficiali, relative al 2007, aggiungono che, ogni settimana, 84 adolescenti si sottopongono all'interruzione della gravidanza e che tre non hanno 14 anni. E ancora: la diffusione di infezioni agli organi genitali per le under 16 e i loro coetanei è superiore a quella di qualsiasi altro Paese del Vecchio Continente con 11 mila casi diagnosticati.
Numeri da allarme rosso. Più in generale, sempre nel 2007, gli aborti, in tutte le fasce di età fertile e con un picco fra i 20 e i 24 anni, sono stati 198.499, e sono raddoppiati nel corso di un trentennio.
Fotografia completata dal dato secondo cui, su dieci giovani o giovanissime che hanno concepito, sei si rivolgono alle strutture sanitarie per non portare a termine la maternità. Corriere del 27 marzo 2009
Se a Eastbourne un tredicenne diventato genitore del bimbo di un’amichetta è finito sui giornali, è soltanto per una triste disputa sulla paternità. Nella spigliata Inghilterra il suo caso non è raro: il tasso di gravidanze di minorenni è il più alto d’Europa, 42 su mille. E non soltanto non accenna a calare (nonostante fosse uno degli obiettivi del governo) ma aumenta al punto da far temere che anche l’obiettivo di dimezzarlo entro il 2010 sarà mancato. Stesso dramma per le malattie a trasmissione sessuale: secondo la Camera dei Comuni, fra il 2002 e il 2006 undicimila fra le persone colpite avevano meno di 16 anni. Eppure i preservativi sono venduti ovunque, la televisione è diffusa in ogni angolo e la pillola del giorno dopo si acquista a ogni età, anche senza ricetta. Ora il Regno Unito ha deciso di prendere misure drastiche, ma scegliendo di puntare ancora su tutti gli strumenti che sinora hanno dato risultati così scarsi. E ci investirà pure 20,5 milioni di sterline.
Da ieri l’Authority per gli standard nella pubblicità avrà dodici settimane per decidere le modalità di applicazione dell’ultima iniziativa per arginare le baby gravidanze, proposta dal Comitato sulla pubblicità televisiva e radiofonica e dal suo equivalente per la stampa. Secondo le nuove direttive in materia dovrebbe cadere il divieto di mandare in onda pubblicità di preservativi prima delle nove di sera (già le sette per Channel 4). I profilattici saranno smerciabili a tutte le ore, fatti salvi i programmi dedicati agli under-10. D’altro canto per i servizi sociali inglesi gli undicenni sono da considerarsi già sessualmente attivi: in cinque scuole dell’Oxfordshire è appena partito uno studio pilota che permette alle ragazzine delle medie di chiedere la pillola del giorno dopo all’infermiera della scuola via sms. Per coloro che “provano imbarazzo” a far sapere al farmacista che fanno sesso.
Il primo suggerimento sulla necessità di cambiare le leggi in materia di pubblicità è arrivato dalla baronessa Gould of Potternewton, presidentessa del gruppo di consulenti governativi (indipendente ma finanziato dallo stato) sulla Salute sessuale e l’Hiv. Nel 2007 la baronessa indirizzò ai due comitati per la pubblicità una lettera in cui chiedeva di “affrontare un problema di salute pubblica urgente”. Il suo suggerimento era pubblicizzare i preservativi a tappeto e renderli più accattivanti, in modo che gli spettatori li associassero con “uno stile di vita attivo e sano”. I pro life inglesi le rispondono da allora che è dimostrato che se si incentiva l’uso di preservativi il tasso di gravidanze non diminuisce ma si anticipa l’inizio dell’attività sessuale. E che probabilmente il prossimo passo saranno “i condom nelle scatole dei cereali”.
Ma il via libera pubblicitario non riguarda soltanto la contraccezione. Se la propaganda martellante sull’utilizzo dei preservativi non dovesse funzionare, c’è sempre un’altra soluzione. Le strutture sanitarie che praticano l’aborto potranno farsi pubblicità.
Gli spot andranno tranquillamente in onda anche all’ora di cena. Le cliniche annunciano la loro felicità, anche se temono di non potersi permettere il prime time, perché il business resta business e non si fanno sconti neppure alle politiche sociali. Le strutture pro life invece non avranno abbastanza soldi neppure per la fascia notturna. Un limite agli spot pubblicitari in realtà c’è: le cliniche che non offrono l’interruzione di gravidanza dovranno metterlo bene in chiaro, così da evitare pericolosi e fastidiosi fraintendimenti con gli spettatori. Le nuove linee guida saranno chiare anche su un’altra cosa: basta con la pubblicità martellante di videogiochi, così dannosi per la salute mentale dei bambini.
di Valentina Fizzotti Il Foglio, 27 marzo