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Diritti civili o altro?
Di Francesco Agnoli - 05/03/2009 - Bioetica - 1219 visite - 0 commenti

Seppellimento dei feti: la Campania non è solo la terra dei rifiuti en plein air. A Scafati, recentemente, per iniziativa del Comitato Verità e Vita e del sindaco del paese, è stata posta una lapide, nel cimitero, ai bambini mai nati. Vi si possono leggere due frasi, l’una tratta dal Salmo 139, “Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro…”, e l’altra da Tertulliano, “E’ già uomo colui che lo sarà”. E’ solo la prima tappa di una cultura della vita che ha bisogno anche di simboli e, soprattutto, che si tornino a chiamare le cose con il loro nome. Qualcosa di simile accade in Lombardia, dove vige una legge regionale proprio sul seppellimento dei feti abortiti, spontaneamente o meno. A Desio è stato da poco dedicato a loro un fazzoletto di terra, nel cimitero comunale: ma per ora nessuna lapide. Ci vuole, è inutile dirlo, un atto di coraggio, per riconoscere completamente il “figlio ignoto”, e i politici pro life scarseggiano, di numero e non solo. Sono comunque tutti piccoli passi verso una graduale presa di coscienza: forse un giorno i resti dei feti non saranno più gettati nel Tevere, o bruciati come “rifiuti speciali ospedalieri”, oppure riciclati dall’industria estetica o farmaceutica.

Seppellimeto adulti: Eluana, invece, è stata regolarmente tumulata, dopo un dovuto funerale. Sebbene non fosse più “persona”, per alcuni, ormai da 17 anni. Sebbene, per gli stessi, non essendo più neppure “vita”, si sarebbe potuta seppellire già 17 anni orsono. Ma anche per lei poteva andare diversamente, se è vero che Maurizio Mori, il confidente-consulente di Beppino Englaro, a proposito delle persone in stato vegetativo persistente aveva a suo tempo dichiarato che costoro potrebbero “lasciare i propri resti corporei, mortali (bodily remains li chiamano in inglese perché a quel punto non si può neanche più parlare di "corpo") ad esempio, per la sperimentazione scientifica, per testare nuovi farmaci” (http://www.geocities.com/centrotobagi/rightcol.html#motore). I bodily remains (rimasugli?) meriteranno rispetto anche in futuro, o diverranno utili alla ricerca, per “testare nuovi farmaci”, o come depositi di organi, come da più parti si propone, o per altro ancora? A suo tempo, come raccontò Vittorio Messori in uno dei suoi formidabili Vivai ristampati recentemente da Sugarco, Fulco Partesi, presidente del WWF italiano, aveva scritto, nel suo “Ecologia domestica”, che “la carcassa umana”, semplice aggregato di grassi, proteine e fosfati vari, andrebbe utilizzata meglio, bandendo per sempre cimiteri, lapidi e casse inquinanti da morto. Tutte sovrastrutture inutili, essendo molto più opportuno che i nostri “resti mortali” servano da “cibo agli ultimi grifoni”, e “all’avvoltoio barbuto”, che ha il pregio di lanciare “le ossa sulle rocce per divorare il midollo”, evitando così tempi troppo lunghi per la distruzione delle salme. In alternativa, scriveva l’illustre amante degli animali, si potrebbero “creare scatolette di cibo per cani e gatti in cui la carne umana sostituisca quella di altri animali”. Non c’è da stupirsi: gli aderenti alla Chiesa dell'Eutanasia si sono spinti oltre, e mentre si proclamano vegetariani, invitano coloro che non ne sanno fare a meno a portare un contributo alla causa, mangiando la tanto disprezzata carne umana…(http://erewhon.ticonuno.it/arch/1999/here/ecodel/ecodel3.htm).

Numeri aborto: ho sotto mano un testo del giugno 1975, diffuso dal Cisa e dal MLD (Movimento di liberazione della donna, a cura di Eugenia Roccella), intitolato “Aborto, facciamo noi”. Vi si leggono notizie interessanti. Ad esempio si spiega che “la cifra più riduttiva di quelle che conosciamo sul numero degli aborti clandestini ogni anno” è di un “milione e mezzo”. Pochi anni prima il fronte pro divorzio affermava che in Italia vi erano 5 milioni di persone coinvolte nel divorzio clandestino. Oggi sappiamo molto bene che nessuna delle due cifre corrisponde a verità, ma che si davano i numeri, per darsi ragione. Eppure si continua con la truffa: la cifra ufficiale odierna degli abortisti è di 300.000 aborti prima della 194. Non ha alcun fondamento, se non uno solo: dire che, comunque, quando erano clandestini, erano più di ora. Nel libretto citato Cisa e Mld si scagliano contro le donne comuniste, rappresentate dall’Udi, ree di affermazioni come questa: “I sostenitori della liberalizzazione propugnano l’aborto in nome della ‘libertà’ della donna. Niente di più falso. Se c’è qualcosa che contrasta con il libero estrinsecarsi della personalità femminile ciò è proprio la pratica abortiva….Teorizzare l’aborto come controllo delle nascite significa liberare definitivamente l’uomo da ogni responsabilità”.

Franz Jagerstatter: Franz Jagerstatter è un eroe della resistenza austriaca al nazismo. Si oppose a Hitler, rifiutando il servizio militare e meritando, per questo, la morte. Tra i suoi pensieri ho trovato questo: “La strage degli innocenti…ci appare terribile e raccapricciante. Essa fu decisa dal re Erode... Ma in Germania e in Austria non c’è nemmeno bisogno di un Erode, che per dare l’ordine di uccidere i bambini: ci pensano i genitori stessi, spesso con l’aiuto di complici improvvisati. L’illustre professor Hermann Mukermann ha pubblicato dati statistici, secondo i quali in quattro anni di guerra il popolo tedesco ha avuto meno decessi di quelli dovuti a infanticidi e aborti. Secondo le statistiche in un anno in Germania circa due milioni di bambini muoiono per questi atti da Erode”. (“Scrivo con le mani legate”, Berti editrice, 1987). Il Foglio5/3/2009

 
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