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Dario Franceschini, personaggio in cerca d'autore
Di Giuliano Guzzo - 23/02/2009 - Politica - 1106 visite - 0 commenti

Ora tocca a lui, povero Franceschini. Da Occhetto a D’Alema, da Prodi a Veltroni, si contano già numerose le vittime, politiche s’intende, del confronto con Berlusconi; chi si mette contro il Cavaliere di Arcore, prima o poi, ammaina sconsolato le vele. L’ultimo ad averci provato, l’Obama de noantri, non ha – purtroppo per lui - mai convinto nessuno, nemmeno fra le mura domestiche: i suoi lamentavano una guida ondivaga del partito, mentre l’alleato Di Pietro silurava la sua come un’opposizione farsesca. Fatto sta che oggi, dicevamo, è arrivato il momento del ferrarese Franceschini. Classe 1958, avvocato e discreto scrittore, il Nostro ha le carte in regola per traghettare l’opposizione verso un’inesorabile eutanasia parlamentare. Infatti, nonostante le recenti e inconsuete – per lui - fiammate contro Berlusconi e il giuramento sulla Costituzione, Franceschini ha dalla sua un carisma tiepido e parrocchiale, troppo poco per governare quel transatlantico sgangherato che è il Partito Democratico. Ecco, se Veltroni è la brutta copia di Obama, Franceschini potrebbe essere la brutta copia di Veltroni. Ergo, un disastro. Capiamoci: qui nessuno gufa sulle spalle del nuovo leader PD, ma il realismo ci impone di guardare i fatti. E i fatti ci dicono che Franceschini non solo non proviene dall’ala azionista di maggioranza del PD, vale a dire gli ex DS, ma difetta di curriculum. Alzi la mano chi ricorda una proposta di legge, un’idea, un intervento politico di peso, insomma qualcosa di tosto firmato da Franceschini sulla scena parlamentare. Personalmente non riesco a dimenticare la sua figuraccia alla trasmissione televisiva Ballarò quando Giulio Tremonti, invitato con sarcasmo da Franceschini a parlare seriamente di economia, gli chiese una stima anche vaga del Pil. Ebbene, Franceschini, col suo imbarazzato silenzio, disse molto. Ovviamente non ne stiamo facendo una questione nozionistica, ma di sostanza. Come può, un bravo ragazzo come Franceschini, cementare un partito complesso come il PD sui temi etici? Come farà a mettere d’accordo Binetti e Marino? Difficile che bastino i richiami strappalacrime alla Costituzione - l’unica stampella politica rimasta alla sinistra italiana - a condurre i democratici fuori dalle sabbie mobili che si sono cercati generando un partito in laboratorio, senza un’accurata e preventiva concimazione ideologica. In nome della bella politica, speriamo di sbagliarci ma Franceschini, con la sua aria da supplente divenuto di ruolo dall’oggi al domani, sembra partito col piede sbagliato. Attaccare Berlusconi non paga, caro Dario; non ha pagato mai. Cerca di giocarti la tua occasione delineando un progetto finalmente lungimirante e innovativo, dimentica la vecchia guardia e fatti consigliare da Enrico Letta. Ma fallo in fretta: treni come questo passano una volta sola.

 
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