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Maurizio Mori, lo sponsor di Beppino, e la compagnia della dolce morte.
Di Francesco Agnoli - 19/02/2009 - Eutanasia - 1691 visite - 0 commenti

Avvenire e il Foglio sono stati gli unici giornali a voler guardare più in là, rispetto a quello che è successo in questi giorni ad Eluana Englaro. Tutti hanno puntato i riflettori sul mero fatto in sé, lasciando spazio in buona parte al sentimento, cosicchè l'Italia si è divisa sul dolore di Beppino e sulla condizione di una giovane donna ridotta in uno stato pietoso (e, per questo, degno di pietà). Si è così assistito a persone che hanno applaudito la morte di Eluana, ritenendo che essa rappresentasse una forma di liberazione, e abbiamo ascoltato e letto richieste di riconoscimenti civili, e di un posto in parlamento, per Beppino. Non si è voluto guardare, però, alle implicazioni di quanto è avvenuto, alle conseguenze a lungo termine del caso certamente pietoso e drammatico.

 Forse si è peccato di ingenuità, forse di disinformazione voluta. Eppure vi erano segnali da approfondire: la tenacia e la determinazione di Beppino, per tanti e tanti anni, potevano venire da lui e solo da lui? La denuncia del Crisafulli, secondo cui Beppino era spalleggiato e sostenuto dai radicali, e sperava proprio in questo, non era degna di un approfondimento? Perchè Beppino ha per tanti anni aspettato pazientemente, quando, se avesse voluto davvero “liberare” sua figlia, e solo quello, lo avrebbe potuto fare, almeno dopo l'ordinanza, da solo, a casa sua, senza continuare a cercare un luogo pubblico, ufficiale, per consacrare il fatto (non sapendo quanto tempo la ricerca avrebbe impiegato)? Ad analizzare meglio i fatti si sarebbe potuto capire che la compagnia della dolce morte, che dolce non è stata, che ha seguito Eluana e ha sostenuto Beppino nelle infinite e sfinenti battaglie legali e mediatiche, non era una compagnia spontanea, nata all'improvviso, sull'onda della pietà per Eluana e Beppino, ma un sodalizio ben più antico, che da molto tempo si batte per la legalizzazione dell'eutanasia. Possibile che non abbia detto nulla, ai più, il fatto che a spalleggiare Beppino ci fossero membri di Politeia, da Carlo Defanti a Maurizio Mori, da anni e anni in prima linea per la legalizzazione dell'eutanasia in nome dell'autodeterminazione.

 Il Defanti, nel suo Soglie, come ricordato dal Foglio, sosteneva già tempo orsono che sulle decisioni di fine vita “non dovrebbero esserci limiti alla libertà individuale, se non in presenza di danno agli altri”, dimostrando di avere ben chiara una meta: l'eutanasia legale, appunto, e non solo nei casi estremi! A sua volta Maurizio Mori, docente di bioetica all'università di Torino e Pisa, ben prima di queste ultime vicende, intervistato dall'associazione Walter Tobagi, affermava: “Senz'altro più controversa resta invece la questione relativa allo stato vegetativo persistente, perché si tratta di persone che ormai hanno perso le funzioni superiori del cervello, ma rimane il tronco encefalico, per cui si ha ancora respirazione autonoma e questo permette di resistere anni, anche decenni. Questi sono casi non ancora previsti, perché non rientrano nella definizione di "morte cerebrale", anche se per loro non c'è speranza di ritorno a vita cosciente. Ora, in questo caso uno potrebbe richiedere appunto la sospensione delle terapie oppure di lasciare i propri resti corporei, mortali (bodily remains li chiamano in inglese perché a quel punto non si può neanche più parlare di "corpo") ad esempio, per la sperimentazione scientifica, per testare nuovi farmaci. Ormai la persona non c'è più, non c'è neanche più la capacità di provare piacere o dolore... Ecco, può sembrare brutale, ma secondo me sono già morti, indipendentemente dal fatto che respirino: sono morti in quanto persone, non in quanto esseri umani. La distinzione tra essere umano e persona per me è fondamentale: non tutti gli esseri umani sono persone...”.

Nessuno conosceva questi scritti, queste idee così spesso ripetute dal Mori, e ormai divenute un leit motiv della cosiddetta bioetica laica? Nessuno ha paura di un'uomo che spiega la distinzione tra essere umano e persona, e in nome della sua personale definizione, toglie dignità ad un nostro simile? Eppure siamo tanto vicini all'anniversario di quei diritti dell'uomo tanto pomposamente dichiarati, quanto palesemente dimenticati. Proprio riguardo a quella dichiarazione,che nacque anche in seguito alla fine del nazismo e del suo programma eutanasico, sempre Mori, affermava: “Trovo invece fuorviante rifarsi, in modo spesso ossessivo, ai diritti dell'uomo, ipotizzando, addirittura, di aggiungere una postilla sulla bioetica. I diritti dell'uomo sono nati in un'epoca in cui questi problemi non c'erano, perché non c'era stata la rivoluzione medico-biologica. Basterebbe osservare che nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, i termini "persona", "individuo", "essere umano" sono usati come normali sinonimi, cosa che andava benissimo fino a quando la scienza non ci ha costretto a vedere meglio i fenomeni di cui abbiamo parlato prima. Molti dei problemi che oggi noi ci troviamo ad affrontare a mio giudizio dipendono dal superamento e dall'abbandono di quello che io chiamo "il principio di sacralità della vita", che non equivale affatto a non uccidere” (http://www.geocities.com/centrotobagi/rightcol.html#motore).

 

Tutti d'accordo, nulla da dire, nessuna riflessione da fare su queste dichiarazioni, neppure dopo che la morte di Eluana è stata nuovamente salutata dal Mori, sull'Unità del 10 febbraio 2009, come la fine del principio della sacralità della vita, come un evento simbolico analogo alla breccia di porta Pia? Breccia per cosa, se non per l'eutanasia?

Un'ultima considerazione: se il fine di Mori e compagnia è combiare il concetto di diritti umani e distinguere tra persone ed esseri umani, cioè tra diritti e diritti, dignità e dignità, allora è evidente che il richiamo continuo alla libertà di scelta, all'autodeterminazione, è un inganno. Eluana andava uccisa non perchè avesse scelto lei, il che è tutto da verificare, ma appunto perchè la sacralità della vita e dei diritti va abolita, e, inoltre, non era più persona. A quanti e in nome di cosa, verrà in futuro tolta la qualifica di persone e di vite sacre? (Avvenire, 19/2/2009)

 
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