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Salviamo Eluana.
E' urgente che il popolo della vita si mobiliti il più presto possibile per salvare Eluana dall'ennesimo tentativo di ucciderla.
Per farsi sentire abbiamo due vie: la posta elettronica e il telefono. Per la posta elettronica scrivere a: segreteria@laquieteudine.it Per il telefono telefonare a: Ufficio Segreteria dell'Asp "La Quiete", la responsabile dell'ufficio è la sig.ra Barbara Duriavig, tel. 0432-8862216 oppure 0432-8862214, fax. 0432-26460 Che cosa scrivere?
Scrivete quello che volete oppure: “Per salvare la vostra anima e per impedire la morte di una civiltà non uccidete Eluana. Non mettetevi a disposizione di chi vuole spegnere una vita”. Dato che la casa di riposo è convenzionata con il comune di Udine non sarebbe male scrivere e telefonare anche in comune.
Stesse parole.... Per scrivere al comune: e-mail: urp@comune.udine.it Per telefonare in comune: Ufficio Relazioni con il Pubblico Telefono: 0432-271616 - Fax: 0432 - 271355 PIU' GENTE SCRIVERA' E TELEFONERA' E PIU' CI SONO PROBABILITA' CHE ELUANA VENGA SALVATA.
DIECI MOTIVI PER SALVARLA
1) Eluana è una paziente in stato vegetativo da 16 anni, affetta da una gravissima forma di disabilità: un difetto di coscienza. Non è in coma
2) E' alimentata e idratata attraverso un sondino naso-gastrico. E' accudita e curata in maniera appropriata. Su di lei non c'è alcun accanimento terapeutico
3) Non è malata terminale: lo diventerebbe solo se si smettesse di alimentarla o idratarla
4) E' una persona viva: presenta un regolare ciclo sonno-veglia e respira autonomamente. Non è attaccata ad alcun macchinario. E non ci sono spine da staccare
5) Il suo stato vegetativo è definito persistente. La scienza sta approfondendo le capacità di risposta anche di pazienti nelle condizioni di Eluana e scopre in loro _ se sollecitati _ livelli di coscienza inaspettati
6) Alimentazione e idratazione non sono terapie e non vengono dispensate solo a pazienti in stato vegetativo, ma a molti disabili, malati di Parkinson, Sla e Alzheimer in fase avanzata, o ai neonati se incapaci di nutrirsi spontanemanente
7) La morte per fame e sete può essere preceduta da una lunga agonia (anche per più di 15 giorni), si tratta di una delle morti più dolorose e piene di sofferenza
8) Il decreto della Corte di Appello di Milano autorizza il tutore di Eluana (il padre) a interrompere idratazione e alimentazione artificiali, ma senza alcun obbligo di dare esecuzione a quanto si consente
9) Il Codice deontologico e il giuramento professionale dei medici prescrivono che il personale sanitario si occupi di curare i pazienti, non di causarne la morte
10) Ospedali, cliniche e hospice sono luoghi in cui si riconosce la dignità della vita fino all'ultimo giorno. Per questo non vi si può dare attuazione a una sentenza che autorizza a far morire il paziente.
"Eluana non voleva morire"
Lettera aperta di Pietro Crisafulli
La redazione di Tgcom ha ricevuto questa lettera da Pietro Crisafulli (fratello di Salvatore che nel 2005 si risvegliò dopo due anni di stato vegetativo nel quale era caduto dopo un grave incidente stradale) e ha deciso di pubblicarla integralmente:
"Le bugie del padre Beppino"
In questi giorni di passione e sofferenza, nei quali stiamo seguendo con trepidazione il "viaggio della morte" di Eluana Englaro, non posso restare in silenzio di fronte a un evento così drammatico.
Era il maggio del 2005 quando per la prima volta ho conosciuto Beppino Englaro. Eravamo entrambi invitati alla trasmissione "Porta a Porta". Da quel giorno siamo rimasti in contatto ed amici, ci siamo scambiati anche i numeri di telefono, per sentirci, parlare, condividere opinioni. Nel marzo del 2006 andai in Lombardia, a casa di Englaro, in compagnia di un conoscente (la foto in alto a destra lo testimonia, ndr).
Dopo l'appello a Welby da parte di Salvatore, Beppino capì che noi eravamo per la vita. Da quel momento le strade si divisero.
All'epoca anch'io ero favorevole all'eutanasia. Facemmo anche diverse foto insieme, e visitai la città di Lecco. Nella circostanza Beppino Englaro mi fece diverse confidenze, tra le quali che i rappresentanti nazionali del Partito Radicali erano suoi amici. Ma soprattutto, mentre eravamo a cena in un ristorante, in una piazza di Lecco, ammise una triste e drammatica verità.
Beppino Englaro si confidò a tal punto da confessarmi, in presenza di altre persone, che 'non era vero niente che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta un vegetale, avrebbe voluto morire'. In effetti, Beppino, nella sua lunga confessione mi disse che alla fine, si era inventato tutto perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni. Che non era più in grado di sopportare la sofferenza e che in tutti questi anni non aveva mai visto miglioramenti. Entro' anche nel dettaglio spiegandomi che i danni celebrali erano gravissimi e che l'unica soluzione ERA FARLA MORIRE e che proprio per il suo caso, voleva combattere fino in fondo in modo che fosse fatta una legge, proprio inerente al testamento biologico.
In quella circostanza anch'io ero favorevole all'eutanasia e gli risposi che l'unica soluzione poteva essere quella di portarla all'estero per farla morire, in Italia era impossibile in quanto avevamo il Vaticano che si opponeva fermamente.
Ma lui sembrava deciso, ostinato e insisteva per arrivare alla soluzione del testamento biologico, perché era convinto che con l'aiuto del partito dei Radicali ce l'avrebbe fatta. (...)
Questa è pura verita'. Tutta la verita'. Sono fatti reali che ho tenuto nascosto tutti questi anni nei quali comunque io e i miei familiari, vivendo giorno dopo giorno accanto a Salvatore, abbiamo fatto un percorso interiore e spirituale. Anni in cui abbiamo perso la voce a combattere, insieme a Salvatore, a cercare di dare una speranza a chi invece vuol vivere, vuol sperare e ha diritto a un'assistenza e cure adeguate. E non ci siamo mai fermati nonostante le immense difficoltà e momenti nei quali si perde tutto, anche le speranze.
E non ho mai reso pubbliche queste confidenze, anche perché dopo aver scritto personalmente a Beppino Englaro, a nome di tutta la mia famiglia, per chiedere in ginocchio di non far morire Eluana, di concedere a lei la grazia, fermare questa sua battaglia per la morte, pensavo che si fermasse, pensavo che la sua coscienza gli facesse cambiare idea. Ma invece no. Lui era troppo interessato a quella legge, a quell'epilogo drammatico. La conferma arriva, quando invece di rispondermi Beppino Englaro, rispose il Radicale Marco Cappato, offendendo il Cardinale Barragan, ma in particolare tutta la mia famiglia. Troverete tutto nel sito internet www.salvatorecrisafulli.it
Noi tutti siamo senza parole e crediamo che il caso di Eluana Englaro sia l'inizio di un periodo disastroso per chi come noi, ogni giorno, combatte per la vita, per la speranza.
Per poter smuovere lo stato positivamente in modo che si attivi concretamente per far vivere l'individuo, non per ucciderlo.
Vorrei anche precisare che dopo quegli incontri e totalmente dal Giugno del 2006, fino a oggi, io e Beppino Englaro non ci siamo più sentiti nemmeno per telefono, nonostante ci siamo incontrati varie volte in altri programmi televisivi"
Pietro Crisafulli
Preciso che sono in possesso anche di fotografie che attestano i nostri vari incontri.
Catania, 04 Febbraio 2009
Beppino sbotta: tradito dagli amici che ho portato a vedere mia figlia
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
UDINE — «Una legnata dopo l'altra». Lo dice papà Beppino, lo ripete tutte le volte che qualcosa va storto. Ma questa no, «umanamente» non se l'aspettava. Che i suoi «amici», o meglio le persone che la sua triste storia gli ha fatto incontrare, potessero un giorno voltargli le spalle, o peggio, rivoltarglisi contro. È successo proprio a lui, ostinato e caparbio, dall'approccio un po' ruvido, ma nei fatti sempre pronto ad aprire le porte anche a chi d'accordo non è e non lo sarà mai. «Ma perché non capire chi non la pensa come me?». E così, nella penosa vicenda della figlia «oggetto di una violenza che lei avrebbe definito inaudita», quattro anni fa conosce Rosaria Elefante, 38 anni, napoletana, legale di numerose associazioni che rappresentano familiari ed esperti di pazienti in stato vegetativo. Oggi è nota per aver scritto i ricorsi (poi respinti) alla Corte di Strasburgo e un esposto alla procura di Milano, che mette in dubbio la volontà di Eluana partendo da testimonianze raccolte personalmente (forse proprio alla base dell'iniziativa del procuratore Biancardi).
«Una donna intelligente e simpatica», diceva di lei Englaro. Dall'incontro nasce un rapporto telefonico, fatto di chiacchiere, scambi di idee e, perché no, anche qualche scontro. Nulla di grave, papà Beppino l'accoglie a Lecco, il 18 gennaio 2008, data del 16¢ª anniversario dell'incidente di Eluana. E la porta dalla figlia, nella stanzetta al secondo piano, tra i poster di cavalli e le foto dei bei tempi. Rosaria abbraccia Eluana, la tratta «come se fosse sua sorella».
«Scherzava sui suoi occhi, diceva che si somigliavano». E quel giorno c'è anche Giuliano Dolce, neurologo, che vede Eluana, parla con le suore. Un mese fa il medico ha raccontato che in quella visita accertò che Eluana poteva deglutire. «Altra legnata» da Margherita Coletta, la vedova di Nassiriya, madre di un bambino di sei anni morto di leucemia: «Mi telefonò raccontandomi della tragedia di suo figlio, poi di suo marito, mi disse che voleva vedere Eluana, per rendersi conto della mia tragedia». E così anche Margherita varca la soglia della clinica di Lecco. Lo fa ben due volte: il 21 novembre e il 23 dicembre scorsi. Tre giorni fa ha reso pubblica la sua privatissima visita, spiegando anche che «Eluana forse sorride». L'ultimo dei «voltagabbana» si chiama Pietro Crisafulli, fratello di Salvatore, il siciliano affetto dalla sindrome «locked in»: «Ci conoscemmo a Porta a Porta, poi venne a trovarmi a Lecco, diceva che aveva piacere di vedermi. Ci fermammo in un bar sul lago». L'altro ieri Crisafulli ha spiegato su stampa e tv come «Englaro si fosse inventato tutto». Non commenta papà Beppino (e neppure denuncia, ndr), ma la delusione è evidente: «È il più basso livello umano che si possa raggiungere — dice sempre quando si sfoga —. Ma non importa, so che sto facendo la cosa giusta e non mi fermerà nessuno».
Corriere della Sera, 6/2/2009