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Sul serio, provo simpatia per quanti non si arrendono alla realtà; e, a tutti i costi, pretendono che a smentire il global warming di matrice antropica - quello per cui Al Gore e compagnia si sono visti assegnare il Nobel per la Pace, ossia politico, e non, combinazione, un Nobel “scientifico” – siano gli esiti dei modelli matematici. Si sa: per chi in testa c’ha ideologia allo stato puro, i fatti contano fino ad un certo punto. E se i fatti un giorno dovessero contraddire le ideologie, tanto peggio per i fatti, come direbbe Hegel. Non so voi, ma io penso non valga nemmeno la pena confrontarsi con chi crede al global warming: nulla è possibile contro la testardaggine di chi, per sistema, antepone astratte idee a dati di fatto. Poco importa che centinaia di scienziati in tutto il mondo, dall’alto delle loro prestigiose cattedre e soprattutto dei loro studi, dicano il contrario; saranno tutti scienziati disonesti e corrotti, come no. Intanto, in attesa dell’imminente desertificazione, del catastrofico scioglimento delle calotte polari e dell’innalzamento tempestivo degli oceani, io andrei a sciare negli Emirati Arabi. Ma sì, avete capito bene, nessuno scherzo: a Dubai, dopo duecento anni –dicasi duecento anni -, sono caduti copiosi i fiocchi di neve, e giusto ieri sul monte Al – Jees pare ne siano arrivati diversi centimetri. Trattasi di un evento raro al punto che, nel dialetto della zona, la parola “neve” nemmeno esiste. Meno male che il pianeta si sta riscaldando, altrimenti Dubai diverrebbe terra eschimese. Allora, chi viene a sciare?