Marce di vita e marce di morte
Domani, a Parigi, si terrà la Marcia per la Vita. In America se n’è tenuta una giovedì.
Solitamente dominata da proteste insensate, da bandiere date alle fiamme e da variopinto pacifismo a orologeria, in questi giorni la piazza finalmente ospita gente seria, e cioè i pro-life.
Molto bene: non è mai troppo tardi, per chi difende la vita, tornare in piazza a gridare le proprie ragioni, anche se negli ultimi anni alcuni pro-life sono apparsi spesso fuori forma, quasi assonnati da una tacita rassegnazione. Acqua passata: speriamo piuttosto che queste marce per la vita, di fatto, siano ri-vitalizzanti per il popolo pro-life e non solo per loro.
Mai direi mai: magari un domani i pro-life troveranno pure il coraggio di scendere in piazza, numerosissimi, contro la 194, senza se e senza ma.
Ma forse siamo noi, ora, a correre troppo. Con la fantasia.
Accanto a queste belle marce di vita, che siamo felicissimi di raccontare, in Italia se ne sta consumando un’altra, decisamente meno allegra: quella degli ospedali settentrionali che, in barba alla vocazione medica, fanno a gara per aggiudicarsi la povera Eluana, per avere la macabra esclusiva sul suo martirio; in principio fu la Toscana, poi il Piemonte, il Friuli, dopo l’Emilia, ancora il Piemonte e oggi, pare, nuovamente il Friuli.
Hanno proprio fiato da morire, certi medici.
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