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Posto questa trasmissione, trascritta dall'amico Claudio Forti, contenente un dialogo tra la storica Angela Pellicciari e il banchiere Ettore Gotti Tedeschi. Tema: l'usura.
Pellicciari - Buon giorno agli amici di Radio Maria. Questo mese parliamo di una piaga sociale immensa, che la Chiesa ha sempre ha sempre combattuto. Anche Israele lo ha fatto.. questa piaga è l’usura. Riguardo a questa piaga, Paolo, nella lettera ai Colossesi dice: “Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazioni, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile, che è idolatria. Cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono”. Allora, quella avarizia insaziabile che è idolatria. Quando noi mettiamo la nostra sicurezza nel denaro, questo è idolatria, perché la nostra sicurezza non è Dio, ma i soldi. E quella perversione dell’animo, che è l’usura, che porta a guadagnare sulle difficoltà degli altri, chiaramente è il massimo di questa perversione dell’animo. Parliamo di usura con un banchiere cattolico – come tale è veramente una perla rara – che si chiama Ettore Gotti Tedeschi, che collabora con l’Osservatore Romano e insegna alla Cattolica. Buon giorno Ettore! Allora a te la parola.
Ettore – Buon giorno! Ah, ci sarà da ridere per riuscire a soddisfare quanto chiedi nella prima domanda. Proporrei – se tu sei d’accordo – di strutturare questo tentativo di spiegare il perché c’è l’usura, come si potrebbe combatterla. Ecco, io proporrei di trattarla in tre momenti diversi. Vorrei spiegare anzitutto da un punto di vista molto pratico che cos’è l’usura, in modo tale che chiariamo e definiamo questo termine e lo confrontiamo nei suoi aspetti operativi. Poi vorrei affrontare, nella seconda parte, quello che è il problema morale dell’usura nella sua storia. Quindi giustamente soprattutto nella storia della morale cattolica e come lo ha affrontato dai primi tempi ad oggi. Nella terza parte vorrei trattare il tema che probabilmente interesserà tutti gli ascoltatori, che è, come si pone oggi il problema dell’usura? E quanti tipi di usura ci sono. Vedremo che c’è una usura passiva e un’usura attiva. Vedremo che, secondo le prospettive, anche a seguito di questa crisi economico-finanziaria, l’importanza e la necessità di anticipare i problemi di una possibile prossima usura. Vedremo ora che cos’è l’usura da un punto di vista pratico. Cercherò di essere abbastanza schematico, i modo tale che tutti possano capire di che cosa sto parlando.
Da che cosa nasce l’espressione usura? Viene dal latino usus, dal verbo utto, che significa usare. Di fatto è definita come quel compenso che viene stabilito, imposto o tolto, per l’uso del danaro. I latini lo contrapponevano a quello che è lucrum, cioè il cosiddetto profitto mercantile. Quindi il semplice uso del denaro è usus, mentre lucrum è il profitto da una attività di carattere economico. Questo è importante ricordarlo. Adesso ci stiamo domandando: “Ma l’usura, è bene o è male? Da tre mila anni il mondo sta disputando e considerando su che cosa è bene e che cosa è male dell’usura, e quando sia male. Usura intendiamo quindi l’utilizzo del prestito oneroso per l’indebitato, e quindi quel compenso che lui deve pagare. Perché il danaro si presta? Per fare cosa? Quale tipo di utilizzo? Perché il denaro deve o può avere un costo, e quindi una remunerazione per chi lo presta? Affronterò quindi un tema che in questi tempi diventa fondamentale, cioè il tema del rischio. Che cos’è il rischio? Il rischio infatti è quello che spiega il tasso di interesse che viene praticato e accettato. Normalmente uno non riesce ad ottenere un prestito perché non dà sufficienti garanzie di solvibilità. Quando la banca si trova di fronte a un tale soggetto, si pone un problema drammatico, o non gli si fa il prestito, o lo si fa un prestito che tiene conto – incorpora, come dicono i banchieri – questo rischio, permettendo così il recupero del credito. E questo recupero ha un costo. E questo costo, in caso di usura, può essere tanto alto che normalmente chi lo prende a prestito non è in grado spesso di restituire. R l’usuraio abusa di questa posizione soltanto quando ha beni in garanzia. (…) Vedete quindi che il problema per il quale nasce il problema dell’usura è, per quale ragione una persona debba accedere ad un prestito usurario verso invece quel canale più normale e più praticabile, che è la banca. (…) Come vi ho detto, il tasso di usura, che normalmente è un tasso eccessivamente alto, molto più alto di quello degli istituti di credito, può portare a minacce molto gravi. Capiremo perciò perché la Chiesa, nella sua saggezza e capacità di capire il cuore dell’uomo, oltre che il cervello, ha sempre immaginato che si potesse arrivare a questo tipo di eccesso. Oggi soprattutto, che siamo quasi all’alba di una crisi che si estenderò rapidamente presso molti strati sociali e quindi ricominceremo in questa nostra generazione a riconoscere che cos’è la sobrietà, ci renderemo conto che quando la Chiesa diffidava storicamente dell’uso del denaro, dei prestiti, della cosiddetta finanza, fin dai primi secoli, non aveva sempre tutti i torti, anche se – come vedremo – ha dimostrato di essere molto più comprensiva del fenomeno economico finanziario. Sicuramente più delle Chiese riformate o eretiche, che invece ritengono di aver capito molto meglio e prima come doveva funzionare il capitalismo.
Come diceva Angela Pellicciari, è evidente che l’usura è una piaga sociale, ma – attenzione! – lo diventa soltanto quando l’individuo che ha bisogno del prestito non ha alternative. Nei prossimi tempi noi dovremmo quindi immaginare una forma di banche che siano in grado di fare finanziamenti di emergenza ai veri bisognosi. Quindi delle banche di solidarietà, dei monti di pegno. Soprattutto perché nei prossimi tempi temo – e lo dico con consapevolezza – temo che ci saranno dei nuovi poveri che dovranno accedere a questo tipo di finanziamento, sul tipo del signor Junus, che ha avuto il premio Nobel, che è quello che ha inventato il microcredito nei paesi cosiddetti poveri e poverissimi. Bene, lui ha dimostrato con questa metodologia di affidamento e di prestiti piccoli, che quando la persona è veramente bisognosa, esprime una dignità talmente forte da cambiare quelle regole statistiche del ritorno sui prestiti. Cioè, nel mondo occidentale un x per cento di persone non paga il debito che ha. Junus ha dimostrato che nei paesi poveri l’insoluto, il debito non pagato è irrilevante. È vicino all1, 2%. Perché la volontà di dimostrare questa capacità di restituire e questa loro dignità, ha scombussolato veramente quello che è il modello tradizionale con cui noi valutiamo l’impatto del rischio. È evidente che questo è un discorso di carattere morale di cui i banchieri, i finanzieri, gli economisti non vogliono parlare, perché quello che ha probabilmente creato questa indifferenza nei confronti di questi bisogni di solidarietà è un perseguimento che c’è stato, da parte dell’economia e della finanza, di una progressiva autonomia morale. Per concludere la prima parte desidero dire che difficilmente si può pensare che uno strumento come la finanza, il prestito ad usura o non, possa avere un senso per la vita dell’uomo se la vita dell’uomo non ha un senso o non si riconosce che ha un senso! Per quello ci sono gli usurai! E qui fa un escursus storico sull’usura e su come la Chiesa si è sempre posta a difesa del povero per un corretto uso del denaro e a proposta per una via di maggior giustizia.
Riprende Gotti Tedeschi (…) Che io sappia – me ne scuso, non essendo un teologo, se dico delle cose imprecise – ma a me risulta che l’unica fonte che condanna il prestito ad interessi, si trova nel Vangelo di Luca, dove Gesù dice: «Se prestate denaro a coloro dai quali sperate di ricevere un qualche tornaconto, che merito ne avrete?». Ecco, certamente può essere riferito stretto senso al prestito, come può essere riferito evidentemente al rapporto fra le persone, più ampio, più grande. Nella parabola dei talenti però addirittura – soprattutto quella di Matteo – quando il padrone rimprovera il servo per non aver fatto fruttare il famoso talento ricevuto, dice: «Avresti almeno potuto darlo ai banchieri». Grazie ai quali avrebbe potuto ritirare il suo danaro con l’interesse. È evidente comunque che questo prestito ad interesse ha sempre rappresentato un problema pratico che ha preoccupato quel ente morale che sovrintendeva il comportamento, ispirava, suggeriva, controllava e correggeva il comportamento morale delle persone che di riferivano a questa entità. Certamente nella visione giudaica e poi cristiane, questo comandamento dell’amore per il prossimo diventava fondamentale e doveva regolare ogni azione umana molto più del mercato e dell’economia. Quindi il mercato e l’economia erano mezzi, strumenti a disposizione ell’uomo. L’uomo era centrale. L’uomo era il riferimento a cui tutto doveva condurre. Quindi l’economia, i mezzi, la finanza e tutto il resto, dovevano servire all’uomo. Ecco, questo è molto importante, perché nei 2000 anni successivi il capovolgimento è stato drammatico. Oggi è l’uomo che è al servizio della finanza, dell’economia. In gran parte, il valore di un uomo si deduce da quanto può guadagnare, quanto può produrre, quanto può consumare, quanto può risparmiare. Quindi vi è proprio un ribaltamento, legato a che cosa? Legato al fatto che sempre più la finanza, l’economia, e cioè i mezzi, si sono allontanati dalla morale religiosa. Anzi, la morale è stata tolta quasi dai piedi, soprattutto negli ultimi 500 anni, come vedremo dopo. Quindi sempre di più l’economia e la finanza hanno acquisito una autonomia morale. Se volessimo anche commentare quelle raccomandazioni che sono state fatte varie volte - sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto - su questa inopportuna, sbagliata e drammaticamente pesante per l’uomo, autonomia morale dell’economia. Oggi ne abbiamo l’esempio nell’attuale crisi, che dopo avremo modo di commentare. Quindi, la finanza e l’economia non devono osservare una legge morale. Sono fini a se stesse! Il risultato è quello che conta. Tanto hanno perseguito dei risultati…! Così, quando un sistema, uno strumento, in questo caso l’economia e la finanza – ma potremmo parlare della medicina, della chirurgia, della biologia o della politica – quando uno strumento uno dei tanti strumenti della civiltà non funziona (la cosiddetta cultura)… noi valutiamo la dimensione di una civiltà in funzione dell’uso di questi strumenti. Però questi sono strumenti1 E uno si deve domandare: a che servono gli strumenti? Gli strumenti servono per raggiungere degli obbiettivi, dei fini. Se gli strumenti sono slegati dai fini, diventano fini a se stessi! E quindi prescindono totalmente dall’uomo. Di che cosa si occupano? Per esempio, la finanza e l’economia negli ultimi tempi hanno acquisito una autonomia morale assoluta. Che cosa hanno realizzato? Hanno distrutto il proprio risultato e la ricchezza che sembravano aver creato e hanno messo in difficoltà l’uomo. Cioè, se l’economia e la finanza prescindono da quella centralità di quello che è il senso che devono avere, che è il migliorare la vita dell’uomo, non solo distruggono se stesse, distruggono i loro risultati apparenti, ma mettono in difficoltà l’uomo. Pensiamo alla situazione in cui ci stiamo trovando adesso. Ma torniamo un attimo indietro per completare la parte di analisi storica. Abbiamo parlato dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento. Ora vorrei un attimo accennare ai primi secoli cristiani. Allora, la guerra all’usura fu sostenuta da tutti i padri della Chiesa.
Ricordo Basilio, Giovanni Crisostomo e i latini Ambrogio e Agostino. E durò tutto il Medio Evo, perché era fondato sul timore di decadenza morale, come l’avarizia, e così via. Sant Anselmo Magio per esempio proibì il prestito ad interesse. Anselmo d’Aosta considerava addirittura l’usura un furto. Due concili la condannarono: quello di Cartagine, del 345 e quello di Aix, 789. il concilio di Reims, del 1049 continuò a stabilire l’illiceità di ogni prestito ad interesse. E il famoso terzo Concilio Lateranense, nel 1179 e il secondo Concilio di Lione, lo vietarono. Addirittura dichiararono eretico chi avesse negato che fosse peccato chiedere interessi sui prestiti. Concludo col Medio Evo, perché è importante. Questa è un’altra cosa straordinariamente interessante. Perché noi quando manchiamo di conoscenza della storia della Chiesa non siamo capaci di fare apologetica, di difendere, non soltanto il nostro pensiero supposto, ma anche di spiegarlo agli altri per fare un buon apostolato intellettuale e culturale. Noi riteniamo che la Chiesa sia sempre stata piuttosto ottusa, nei confronti di quelli che sono i fatti della vita economica e sociale. Vi dò una dimostrazione di quanto questo sia falso. Nel primo Medioevo furono proprio i francescani – questi poveri per scelta, per definizione – che fecero evolvere per primi il pensiero economico riuscendo a spiegare l’utilità del danaro, l’utilità del prestito. Un francescano che si chiamava Gianni Olivi, che nasce nel 1248 e muore nel 1298, scrive addirittura un trattato che si chiama De usuris, spiegando l’utilità del prestito – ovviamente per chi ne aveva bisogno – e quindi spiegando l’accettabilità del fatto che un prestito potesse generare un valore per chi lo dava. Anche se lui allora ancora distingueva tra una destinazione produttiva, puramente consumistica del capitale, così da distinguere chi era l’imprenditore che prendeva a prestito per fare investimenti produttivi (il creare valore), e quello che prendeva a prestito soltanto per consumare. Concludo con San Bernardino da Siena che è quello che addirittura scrive dei trattati sulla liceità del prestito, che è quello che ispira poi la nascita dei primi monti di pietà, alla metà del Quattrocento Pellicciari – Di quella istituzione geniale che gli ordini religiosi hanno avuto in questo campo, ma in tutti i campi! Gotti Tedeschi – I francescani furono i primi a fondare i monti di pietà, intorno al 1400, portando poi tutta la visione della Chiesa… Io mi ricordo che Leone X definì addirittura queste prime banche di solidarietà, di emergenza, che evitavano l’oppressione di quella frangia di popolazione che era costituita dai più deboli e vulnerabili, addirittura li dichiarò meritori e leciti nelle loro attività. Pellicciari – Mi pare di ricordare che questi banchi avevano bisogno di un capitale originario da prestare. E come facevano a trovare questo capitale originario? Organizzavano in Quaresima o in Avvento delle predicazioni in cui chiamavano la popolazione cattolica a dare i soldi per costituire questo nucleo di capitale originario da poter prestare, eccetera. Una cosa meravigliosa! La storia della Chiesa è meravigliosa, come dicevi tu prima. Gotti Tedeschi - Siamo arrivati a descrivere praticamente la storia della valutazione morale del prestito a interessi, che comportava in determinate situazioni, la cosiddetta usura, quindi l’applicazione di interessi e di garanzie talmente alte da rendere irragionevole il prestito stesso. Così siamo arrivati a quella benedetta e straordinaria interpretazione di come il mondo stava cambiando, proprio dai frati francescani, che furono i primi – loro che si staccavano dal mondo – l’importanza, in determinate circostanze, del prestito e quindi a giustificare l’interesse. Creando così un salvagente per coloro che avevano difficoltà a pagare, che erano l’istituzione dei monti di pietà. Siamo intorno al 1500. Che cosa cambia dal 1500 in poi? Cambiano i comandamenti? Cambia la valutazione morale da parte della Chiesa nei confronti del prestito ad interesse? No! Cambia il mercato. Cambiano le dottrine economiche. Cambiano le circostanze con cui il danaro viene usato e i fini con cui viene usato. Nel 1500, signori, abbiamo la scoperta del Nuovo Mondo, dell’America, da parte di Colombo, nel 1492. Questo è un fatto fondamentale per la nascita della nuova economia. Perché con la scoperta del nuovo mondo nascono i nuovi commerci, si trovano nuove materie disponibili, nascono le esigenze di armare navi adatte ai traffici commerciali, e nascono quindi i grandi bisogni di capitali. Fino a quel momento il prestito era un fatto quasi privato, fra due persone. Mentre con la scoperta del Nuovo Mondo, con questo grande sviluppo, che dal punto di vista di dottrina economica si chiama mercantilismo, la nuova economia, l’esigenza del finanziamento del prestito, da personale, fra due persone, diventa istituzionale. Nascono le grandi banche e gli stati stessi si occupano a finanziare questa nuova economia. Cosicché quella mentalità un poco moralistica o collettivistica del Medioevo incomincia a crollare, a ridimensionarsi progressivamente, e nasce una mentalità molto individualistica, che percepisce la ricchezza quasi addirittura come una virtù, soprattutto nel tempo. À vero o non è vero che la Chiesa cattolica non capì questo? È esattamente il contrario! La Chiesa cattolica fu la prima a capirlo! Voi pensate, proprio a seguito della scoperta dell’America e quasi concomitantemente con la Riforma protestante nasce la famosa scuola di Salamanca.
La Scuola di Salamanca, che fu fatta dai Domenicani, i famosi scolastici, ma anche dai Francescani e i Gesuiti, di cosa si occuparono? Si occuparono a stabilire il nuovo diritto naturale delle popolazioni che si trovavano nelle “Indie”, cioè nell’America, via via scoperta dai grandi conquistadores, ma si occuparono anche di far evolvere la filosofia medivale, che era solo un po’ rigida, ad una più adeguata ai tempi. Ma soprattutto, per quello che riguarda noi, furono quelli che studiarono l’economia, le esigenze dell’economia. Se voi pensate al piccolo imprenditore, al commerciante che voleva seguire la morale cattolica, si domandava: “Ma adesso, i prezzi, chi li dà?”. I prezzi delle materie prime che importano dall’America, i prezzi dei nuovi commerci, il danaro necessario da investire o da prendere a prestito… Chi stabilisce che cose è equo o non equo? Molto prima dell’inizio di un nuovo capitalismo – nato dalla visione luterana e calvinista – molto prima, i nostri monaci domenicani, i gesuiti e i francescani, inventarono e scrissero le prime leggi dell’economia. Sui tassi di interesse, sulla domanda e sull’offerta. Bene, queste sono cose importanti dal punto di vista apologetico, ed è importante conoscerle, perché altrimenti il primo libro scritto dal primo cretino che passa ci viene a raccontare che la Chiesa cattolica non capiva niente e per fortuna c’è stata la Riforma protestante…! Quella che invece ha pregiudicato la morale e l’economia, portando l’uomo ad una forma di egoismo individualistico, con le conseguenze che poi ci sono state. Tenete conto che questi stessi ordini religiosi, come i Francescani della Scuola di Salamanca, furono quelli che al Concilio di Trento furono gli advisor (i consiglieri) del papa per stabilire che cosa fare nei confronti dell’eresia protestante. Praticamente Calvino giustificò in maniera piuttosto disinvolta tutto quello che era prestito o finanziamento. Molti ritengono che le famose banche svizzere nascono in quel momento. Nei due secoli successivi, grazie proprio a questa rottura dell’unità religiosa e la nascita di questa mentalità protestante (e la mentalità protestante si differenzia dal punto di vista economico-finanziario), e quindi specifico: nei confronti di quello che era l’atteggiamento prudente da parte della Chiesa, che poi diventa la Chiesa cattolica, dopo la riforma, si basa su un frutto fondamentale, i protestanti ritenevano – e penso lo ritengano ancora – che la natura dell’uomo, corrotta dal peccato originale, non potesse, esercitando le virtù, fare le cose fatte bene. Quindi era inutile stare li a dire: “Sarà bene o sarà male?”, con quello scrupolo tipico del cattolico, ma bisognava fare, fare, strafare. E poi, casomai, pentirsi dopo. Così il pecca, pecca fin che vuoi, interpretato come vogliamo è quello che, anche se non era voluto né da Lutero, né successivamente da Calvino in questi termini, è quello che ha provocato quella forma di disponibilità a fare le cose senza troppe valutazioni di carattere morale da parte delle persone. Che è diventata poi la mentalità anglosassone e anche americana, un po’ troppo disinvolta nei confronti di determinate decisioni da prendere. Si prendono decisioni: succeda quel che succeda, poi semmai si fa la fondazione per gli orfani e le vedove. Ecco, un cattolico, prima di prendere certi tipi di decisione ci pensa su due volte. Ecco, forse certi eccessi nel capitalismo, certi eccessi nella finanza, se fosse rimasta quella moralità cattolica, non ci sarebbero mai stati. Ecco, questo io ritengo fortissimamente! Forse avremmo avuto magari una minor accelerazione in certe aree del pianeta, di quello che è stato il capitalismo, ma sicuramente ci sarebbe stato un maggior equilibrio sociale. Il distacco progressivo della morale cattolica da quella che è stata l’evoluzione, negli ultimi 500 anni, dell’economia, ha creato sempre di più una autonomia morale dell’economia e della finanza, distaccandola sempre più dalla valutazione morale. Quindi me la sento di affermare che se questo distacco non ci fosse stato, forse – dico forse – saremmo stati meno avanzati in certe aree del pianeta, in alcuni eccessi di crescita economica, ma sicuramente ci sarebbe stato un maggior equilibrio e attenzione agli altri, e soprattutto ai più deboli. Pensate: nel 1700, il cosiddetto “movimento fisiocratico”, quello che quasi coesiste poi dopo con l’Illuminismo. (L’illuminismo dice che l’uomo è una bestia, quindi è inutile star li a pensare di soddisfarlo spiritualmente. Si soddisfi solo materialmente!). la fisiocrazia (fisiocrazia vuol dire “il governo buono della natura”). Dice: siccome di per sé la natura è buona, diamo piena fiducia all’uomo! In questo momento nasce – ed era indispensabile per la successiva rivoluzione industriale – nasce il cosiddetto “laissez faire”. «Lasciate fare all’uomo! Vedrete che l’uomo, anche per soddisfare al proprio egoismo, automaticamente i vantaggi che crea per se stesso gli estende agli altri». Ecco, la Chiesa fu sempre fu sempre un po’ prudente su questa bontà innata e naturale dell’uomo. Forse perché aveva più saggezza e conoscenza di quelle che erano le sue debolezze. (E poi, aggiunge il trascrittore, sa che l’uomo è tremendamente condizionato dal peccato originale e dalle sue concupiscenze). Pellicciari – Vorrei aggiungere una cosa. Questa deregolamentazione di tipo protestante è forse dovuta anche al fatto che – come diceva Lutero – l’uomo non ha nessuna autonomia di scelta. L’uomo è predestinato. Quindi l’angoscia…! Ne parleremo a radio Maria in un’altra puntata. L’angoscia della singola persona che non sapeva se Dio l’avesse destinata alla salvezza eterna oppure alla dannazione eterna. E qui Calvino e i calvinisti danno un segno di salvezza nel possesso di ricchezze. Quindi la ricchezza diventa per i calvinisti un segno manifesto dell’elezione divina. Che è l’esatto contrario di quello che dice Cristo: “Beati i poveri…”. I calvinisti affermano: beati i ricchi! Quindi, se beati sono i ricchi, le norme che dovrebbero limitare a fare i soldi, non valgono, in quanto vale solo la ricchezza. Gotti Tedeschi – Certo. Bene, ho ancora dieci minuti prima degli interventi degli ascoltatori. Ora vorrei dire qual è la realtà dell’usura oggi. Abbiamo visto la sua logica, abbiamo visto la sua storia negli ultimi 3000 anni, e la sua evoluzione. Vediamo adesso qual è lo stato dell’arte dell’usura. L’usura si pratica ancora, ma per fortuna è molto marginale. Si pratica in determinate circostanze, che sono a livello di criminalità. Che cos’è il concetto di usura sul quale i nostri ascoltatori possono riflettere? Secondo me ci sono due considerazioni da fare. Negli ultimi anni soprattutto, l’uomo, la famiglia, l’indivisuo, sono stati forzati ad indebitarsi. Quento non ha ancora nulla a che fare con l’usura, anzi, in certi casi indebitarsi fa bene, perché si anticipano determinate scelte, per esempio quando si vuol metter su famiglia. Allora, se io mi indebito per comperare la casa, per arredarla, e perché in previsione di avere dei figli… questo è un bellissimo modello di indebitamento. Però quello a cui mi riferisco io è l’eccesso di consumismo. Quindi io propongo due concetti. Il primo è l’eccesso di consumismo a cui è stato portato l’uomo negli ultimi 25 anni, che si contrappone a un modello precedente, che è un modello di risparmio. Quindi l’eccessivo consumismo ha portato la famiglia a indebitarsi. Voi pensate: soprattutto negli Stati Uniti – non mi rivolgo soltanto all’Italia – parlo principalmente del mondo occidentale. Quasi la metà del mondo occidentale parla inglese, quindi vive negli Stati Uniti. Negli Stati Uniti negli ultimi 30 anni la famiglia media, da una certa attitudine al risparmio è passata ad avere un indebitamento eccessivo.
Diciamo di un anno e mezzo, forse di più, di spese future. Quindi l’americano non ha liquidità in banca. Ce l’ha trasferita nella sua casa. Ce l’ha nelle macchine, nei vestiti, nell’arredamento, e persino nelle vacanze pagate. E questo indebitamento delle famiglie rappresenta un po’ la spada di Damocle, in questo momento. Allora, sono due i temi. Il primo è il costringimento all’indebitamento per sostenere il consumismo. Questo io trovo che sia un fatto attuale che non va bene, il secondo è quello della non remunerazione del risparmio. Oggi molti di noi – e ve ne renderete conto nei prossimi mesi e nei prossimi giorni – che chi ha un risparmio liquido investitoe non vuole correre troppi rischi, non sa dove metterlo. E verrà remunerato a dei tassi più bassi del tasso di inflazione, per non dire a dei tessi vicini allo zero. Questi sono i due fenomeni che sono assimilabili al problema che abbiamo visto fino adesso. Negli ultimi 30 anni lo sviluppo economico nel mondo occidentale si è fondato sul consumismo. Cioè si è frenata quella crescita economica che era legata alla crescita della popolazione per arrivare, ferso gli anni Settanta a una progressiva crescita zero. E si sostituisce la mancanza di nascite di bambini con un maggior consumismo. Questo per mantenere la crescita del prodotto interno lordo occidentale, alta. Ma come si è fatto a produrre questa attitudine al consumismo? Con l’indebitamento! Una gran parte delle famiglie, incominciando soprattutto dal mondo anglosassone, hanno incominciato a indebitarsi, diventando vulnerabili e precarie. Perché tutte le volte che io sono indebitato o che il mio risparmio non è soddisfatto dal punto di vista economico e finanziario, io vengo privato della mia libertà. perché il risparmio che io produco è quello che serve per garantire la mia libertà personale. È quello che mi dà le garanzie che io ho autonomia. Se il mio risparmio non è remunerato oppure è addirittura ritenuto investito a rischio – come sta succedendo in questi tempi – è come privare il cittadino, la persona, della sua libertà. quindi mettere l’individuo nella condizione di essere troppo indebitato, oppure, quello che ha risparmiato, di non essere remunerato, significa correre il rischio di privarlo della sua libertà. e questo è un tema che dovremo fronteggiare, non dico nei prossimi tempi, ma che se non verranno messe in atto manovre che verranno a garantire questi due fatti descritti, la libertà di un certo numero di individui tornerebbe ad essere linitata. Certamente non limitata come 3000 anni fa – lo dicevamo facendo riferimento all’Antico Testamento, dove l’uomo dava in garanzia se stesso, la sua vita, la sua famiglia, se non fosse stato adempiente – però indubbiamente esiste questo pericolo, ed è un pericolo a cui dobbiamo essere attenti. Quindi attenzione quando ci dicono: consumate, consumate! Per altro anche investire i propri risparmi e non avere un rendimento è altrettanto problematico, perché quando oggi voi andate in banca e vi sentite dire che la vostra remunerazione è inferiore al 2%, voi sapete perfettamente che è inferiore al tasso di inflazione. E conseguentemente è come se sul vostro patrimonio, sul vostro risparmio gravasse una imposta occulta che trasferisce il rendimento a quei settori che debbono essere tenuti in piedi perché sono falliti, perché sono indebitati e debbono essere salvati, bene o male. È ovvio che è bene che vengano salvati perché se loro non vengono salvati il nostro mondo perde occupazione e conseguentemente perde le fonti di reddito.
Siamo stati portati per una scelta di sviluppo egoistico! Non finirò mai di dirlo! Sono sei volte che lo spiego sull’Osservatore Romano, e continuerò a scriverlo! La crisi attuale non è legata a problemi di carattere economico-finanziario! È legata all’incapacità dell’uomo di avere dei valori morali. E quando l’uomo decide di sacrificare lo sviluppo organico di una famiglia che faceva figli e sostituirlo con quello egoistico del consumismo, in quel momento il nostro mondo ha cominciato a crollare progressivamente. Perché ci siamo trovati di fronte a una crescita zero di popolazione, e crescita zero di popolazione vuol dire che i costi fissi aumentano: la popolazione invecchia e costa di più! Aumentano i costi sociali. Perché negli ultimi 30 anni non si è potuto mai diminuire le tasse? Le tasse non si possono diminuire se la popolazione non cresce organicamente! Non si possono inventare i trucchi per sostituire una nascita naturale di figli nelle famiglie, con delle soluzioni per tenere in alto il prodotto interno lordo. Inventandoci il prodotto interno lordo, come è successo coi mutui sub prime americani! Pellicciari – Certo hai trattato degli argomenti interessantissimi, Ettore! Questo della denatalità l’hai collegata in qualche modo all’usura?... Gotti Tedeschi – Eh beh, insomma… (sorridono entrambi). Pellicciari – Cioè all’attenzione per il denaro? Gotti Tedeschi – No, anche l’usura è cambiata. L’usura era importante quando era uno scambio tra danaro e bisogno di danaro e disponibilità di danaro fra due individui. Quella era fortissima come usura, perché l’individuo dava se stesso, la sua vita, in garanzia! Oggi l’usura è ridimensionata perché i prestiti istituzionalmente li fanno le banche. Cioè, Angela, teniamo conto di una cosa. Se c’è una banca che ti fa dei prestiti e tu sei solvibile perché tu hai un mestiere che ti permette di garantire un minimo di reddito, un minimo di patrimonio, non hai bisogno di andare dall’usuraio! Quand’è che tu vai dall’usuraio? Quando nessun altro ti finanzia. E perché non ti finanzia? Perché non dai le garanzie! Ma allora, l’usuraio, che tipo di garanzie vuole da te? Vuole delle garanzie che – facciamo attenzione! – sono proporzionate al rischio che tu rappresenti! L’alternativa all’usuraio è il non avere prestito! Dove vedo io oggi – in questo mondo – i maggiori pericoli? In quello che dicevo: un atteggiamento consumistico, che porta la famiglia a indebitarsi, e un atteggiamento che porta la famiglia, la persona o l’individuo che ha risparmio a non vederlo più remunerato. Questi sono i nuovi temi, che non hanno niente a che vedere con l’usura, ma sono i problemi finanziari dell’individuo e della famiglia di oggi! Prima era l’usura – ora lo è molto meno, se non in situazioni molto drammatiche di contesto sociale deteriorato – oppure, signori, io credo che la cosa che dobbiamo ripensare è i nuovi monti di pietà per i nuovi poveri. Pellicciari – Certamente! Gotti Tedeschi – I nuovi poveri che sono nelle nostre città! Perché noi ci occupiamo tanto di tanti altri poveri, ma in ogni città ricca, nel mondo ricco, ci sono i nuovi poveri. E sono quei “famosi” anziani, o anche persone meno fortunate che non sono riusciti a stare alle regole del gioco di un mondo che ti impone determinate scelte e determinate strutture di costi! Ma vi rendete conto, quanto costa oggi vivere al minimo in una società? Pensate soltanto all’affitto, l’ascensore, la luce, il gas el’acqua, il doversi vestire! Cioè, la soglia minima di costi che una persona deve sopportare in una società come la nostra è relativamente alta! Il miniomo che io debbo produrre di reddito per poter sostenere questi costi è relativamente alto! Così che quando una persona va in pensione e non produce quello, è già finita al momento in cui ci va! Perché non sopporta quel tipo di struttura di costi, rigida, che la nostra società gli impone. Ora, io credo che un governante che sappia affrontare questi problemi si debba domandare esattamente questo! Quanto deve fare attenzione a questo tipo di squilibrio economico-sociale di una società ricca, come diciamo noi. Fino a quando lo resteremo. Perché ho l’impressione che diventeremo tutti relativamente più poveri per molto tempo. Pellicciari – Certamente, Ettore! La mia era una provocazione. Però l’economista che tu hai citato prima, quello del microprestito e queste iniziative che la Chiesa ha preso nel corso dei secoli, e cioè, per esempio, quella dei monti di pietà, io penso che altri uomini come te, che esprimono il tuo pensiero, o religiosi, dovranno pensarci? Poiché penso anch’io che andiamo in contro a un periodo molto duro, sarebbe il caso di pensarci in tempo a trovare delle forme di aiuto alle persone affinché possano sopravvivere! Diamo la parola agli ascoltatori. Ascoltatrice – Avete detto cose molto interessanti, ma tutta quella gente che ha cercato di risparmiare e poi si trova coinvolta in questi crac finanziari, sia italiani che esteri, cosa può fare? Gotti Tedeschi – Anzitutto signora questa non è una truffa perpetrata da nessuna impresa italiana e neanche da nessuna banca italiana. Diciamo che l’Italia, tutta l’Europa, è una vittima innocente di un modello sbagliato e portato avanti in alcune decine di anni nel mondo nordamericano. Signora, incrociamo le dita anzitutto per l’impatto sull’economia reale, e quindi sul fatto che si possa continuare ad avere un dignitoso impiego non sostenuto dallo Stato con le varie casse integrazioni e salvagenti sociali. Per quanto riguarda invece l’uso del risparmio, non si faccia allettare da chi le propone dei rendimenti alti, perché ogni rendimento alto significa rischio alto! Ogni rendimento superiore all’investimento in titoli di stato a breve, significa rischio. Quindi lei valuti e si faccia spiegare sempre qual è il rischio effettivo. Oggi io suggerisco di accontentarsi fin quando non riusciremo ad uscire dalla crisi. Ascoltatore – Sono Andrea e chiamo da Genova. Io mi occupo di economia e desidero dire che dopo che c’è stato il primo venerdì di ottobre con il grande crollo dei mercati, la mia sensazione è stata che le banche dovessero fallire, ma non è successo perché in quel fine settimana i primi ministri hanno trovato un momentaneo supporto. Però la mia sensazione era che il mondo in realtà in quella settimana fosse cambiato di più che negli ultimi 40 anni, questo anche in linea con le vostre considerazioni, e cioè che questa crisi sia anche una crisi morale dell’economia nel suo insieme che è arrivata ad un collasso. Per questo chiedo, non sarebbe utile che dall’area cattolica escano degli spunti per quella che sarà l’economia del futuro? Cosa potrebbe suggerire o fare la Chiesa? Gotti Tedeschi – C’è un punto fondamentale che, come il nostro ascoltatore, fraintendono. Il mondo è cambiato negli ultimi tempi, nelle ultime settimane, dopo il venerdì nero?… No, il mondo cambia, continua a cambiare quando va contro natura o ignora la natura. Il peccato originale di questa crisi è nello sviluppo egoistico deciso forse da quegli ambienti neomalthusiani, dei limiti dello sviluppo, che dicevano che l’uomo è un elemento addirittura quasi negativo per l’equilibrio naturale. (Naturalmente gli enunciatori di questa filosofia ovviamente non si ritengono fra coloro che fanno danni… Nota del trascrittore). La crisi di questa economia, di questa finanza, è dovuta a una crisi di valori. Per quello che può fare la Chiesa… Vedete: teniamo separati i due punti. E permettetemi di dirlo con grande forza. Distinguiamo tra fini e mezzi. Non facciamo confusione confondendo i fini con i mezzi! La finanza, l’economia e tutto il resto sono dei mezzi, la cui moralità non è in loro. Loro non sono né morali, né immorali. Chi li rende morali o immorali è l’uomo. Dipende dall’uso che ne fa l’uomo. Quindi il compito della Chiesa è quello di dare indicazioni morali (Come fa per altri campi del vivere umano. Nota del trascrittore). La Chiesa non dà indicazioni a riguardo delle leggi economiche da perseguire. La Chiesa dice soltanto che queste devono servire all’uomo, devono essere al servizio dell’uomo, della sua dignità, del suo progresso, del suo equilibrio, delle sue soddisfazioni, che non sono solo materiali. Sono spirituali. Se n’è accorto persino (scusate fores il persino è esagerato), se n’è accorto persino Tremonti. Il ministro Tremonti ha capito perfettamente questo punto. Essendo ministro dell’economia, da uomo politico ha capito che un Governo non può soddisfare l’uomo soltanto da un punto di vista materiale, perché lascia in lui un vuoto, un’attesa, una insoddisfazione che sono enormi!
Pellicciari – Certamente. Ad ogni modo, anche se io non capisco assolutamente nulla di economia, però so anche per esperienza che la storia la guida Dio. Quindi, secondo me, dietro questo cataclisma della finanza, che probabilmente avrà ripercussioni non solo sulla finanza, dietro questo cataclisma, chissà che non ci sia (il misterioso piano di) Dio. A questo proposito vorrei rifarmi a un n libretto che ho scritto – e di cui ho parlato a Radio Maria, al quale sono molto affezionata, che si chiama”Family Day” – e questo libretto credo possa essere utile per spiegare il perché i cattolici siano scesi in piazza, sia a Roma che a Madrid. I cattolici sono scesi in piazza perché il modello di sviluppo che l’elite internazionale, anche finanziaria, sta imponendo, è quel modello neomaltusiano a cui facevi riferimento. Cioè è un modello fondato sul fatto che alcuni “superintelligenti”, possono programmare quanti uomini debbono nascere e come deve essere la morale. È chiaro che questo progetto va contro il progetto di Dio, che è deliberazione di amore per l’uomo! Tutto ciò sta producendo (e ha sempre prodotto) danni inenarrabili! Chissà che questa scossa che è stata data alla finanza non sia anche una scossa provvidenziale nel senso che adesso avremo problemi più concreti da fronteggiare, quali il trovare lavoro e poter campare! Perciò non tanto al come pensare a produrre l’uomo in provetta, o… Che ti pare Ettore? Sono una fantasiosa? Gotti Tedeschi – No, questa volta sei stata tu a supportare una mia considerazione, e cioè che la natura vince sempre! Sai, noi ci riferiamo a un Dio Creatore, e questo distingue la nostra religione, la nostra fede e la nostra visione morale da tante altre che vanno più o meno di moda, incluse quelle laiche. Noi crediamo in un Dio Creatore, e se Dio è Creatore, l’avrà pur creata per qualche ragione questa Terra e questa gente? E quindi ha dato un senso alla sua creazione. Conseguentemente noi dobbiamo dare un senso a quello che facciamo. E quindi se noi andiamo controsenso, noi impediamo uno sviluppo di questa creatività di Dio che si traspone in noi. Io ricordo il discorso che ha fatto Benedetto XVI a Parigi al collegio dei Bernardin, in quel monastero cistercense, credo fondato da San Bernardo di Chiaravalle, che voglio ripetere come conclusione. Cito a memoria. Lui sostanzialmente, in un monastero, dove si pregava e si sviluppava il progresso, l’hora et labora. Lui dice: «La creazione non è finita. Dio lavora! Noi dobbiamo collaborare con Dio». Se noi impediamo questa creazione, che non è terminata, noi ci scontriamo direttamente col Creatore! Quando noi decidiamo, in pochissimi anni, di impedire alle coppie di fare figli, dicendo loro che è sbagliato, che è demenziale, addirittura paventando una forma di Medioevo futuro legato a queste famiglie numerose… troppa gente che cresce…! Oggi ci siamo resi conto, signori, di una cosa fondamentale, e cioè che la presenza di tanti figli è la ricchezza fondamentale con cui molte popolazioni, molte nazioni si stanno affermando sui mercati internazionali. E anche in economia! L’uomo è ricchezza! L’uomo è valore! L’uomo fa si che la famiglia investa e creda con fiducia nel futuro! Che cosa può essere un sistema economico fondato esclusivamente su un consumismo egoistico? Che cosa produce? Non produce nulla! E quindi va contro a quel istinto creativo con cui noi dovremmo lavorare e collaborare con il Creatore. Pellicciari – Certamente. Mi sono però ricordata che non ho chiuso il discorso prima, sulla Leeman Brothers. In questo libretto: “Family day”, citavo una notizia che aveva riportato il Corriere, lo scorso anno, riguardo a quella banca, che stava promuovendo in Asia, dove ancora l’omosessualità non è accettata, dei corsi esclusivamente riservati a omosessuali e lesbiche. Quindi, dopo averci detto che mettere al mondo figli è una cosa, in un certo senso, contro natura, che ci schiavizza e non ci rende liberi. Per contro è stata pubblicizzata in ogni modo possibile l’omosessualità. E la Leeman Brothers era al centro di questo cosiddetto sviluppo contro le caratteristiche naturali che Dio ha previsto. Ed è la prima grande banca che è fallita! Alle ore 11.50 la professoressa Pellicciari saluta cordialmente il banchiere cattolico Ettore Gotti Tedeschi, augurando Buon Natale. Gotti Tedeschi – Io, prima di tutto sono un cattolico che, oltre a fare la pappa ai bambini, faccio anche altre cose! Grazie di tutto! E si chiude tutto con una gioiosa risata.