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Oggi gli storici parlano di due tipi di totalitarismo: quelli “perfetti”, compiuti, come il comunismo e il nazionalsocialismo, e quello imperfetto, incompiuto, il fascismo. La definizione di “nazi-fascismo” è per questo, in sé, assai depistante (R. De Felice, F. Furet), perchè paragona due regimi che ebbero sì tra loro delle somiglianze, ma anche fortissime differenze. Più corretta sarebbe quasi la definizione “nazi-comunismo”. Sono tanti gli elementi che permettono di fare una simile affermazione. Uno di essi è sicuramente il numero dei morti. Il nazionalsocialismo fece tra i 20 e i 25 milioni di morti, dal 1934 al 1945, cioè in pochissimi anni. Il fascismo tra il 1919 ed il 1940, esclusa la guerra coloniale e la II, circa 3000 tremila (E. Gentile).
Quello che spesso non si capisce, leggendo i libri di storia scolastici, è quali disastri abbia causato il comunismo nella storia. Perchè ad esso vengono dedicate solo due o tre vaghe paginette, a dimostrazione della grande capacità della sinistra comunista e post comunista di occupare la cultura, e di manipolare la storiografia (occultando le proprie malefatte e gonfiando terribilmente, quando non inventando di sana piante, quelle altrui, specie cattoliche- vedi mito di Pio XII che non avrebbe fatto abbastanza contro il nazismo, creato ad hoc dal comunismo sovietico e italiano-, per giustificare e propagandare se stessi).
Ho allora fatto una piccola ricerca, trovandomi costretto a scartare una quantità di testi che non danno se non vaghe notizie, non ben comprensibili, o meglio dalle quali nessuno studente delle scuole superiori potrà mai capire cosa è stato veramente il comunismo in termini di dolore e di morte (si veda anche la capacità del comunista PCI Furio Colombo a cui si deve la creazione per legge della giornata della memoria, trasformata in verità in giornata della amnesia dei morti delle dittature comuniste; si pensi all' immensa produzione cinematografica sul nazismo e all'inesistenza di bei films sul comunismo; si pensi all'abilità con cui si omettono sempre le radici socialiste di Mussolini e di tanti gerarchi fascisti, o le radici socialiste di una notevole fetta del nazional-socialismo tedesco...solo così si spiega perchè possono ancora esistere in Italia partiti con la falce e il martello e partiti che la hanno abbandonta ieri... ). Mi sono limitato al caso russo (noto per inciso, che la persecuzione dei cattolici e degli ortodossi è pressochè assente, pur trattandosi di milioni di persone uccise o chiuse nei gulg).
Le stime dei morti in URSS (1917-1953).
Manuali scolastici:
Il Feltri fornisce alcune cifre, riguardo ad alcuni episodi: - 10.000-15.000 vittime durante il terrore rosso leniniano, nel solo autunno 1918; - 11 milioni di morti a causa delle due grandi carestie provocate dalla politica agricola di Lenin, nel 1920-21 e a quella di Stalin nel 1932-33; - 1.800.000 deportati, di cui la maggior parte destinata a morire di stenti, nell’ambito della lotta contro i kulaki, nel solo 1931 ( non fornisce cifre riguardo alla dekulakizzazione nel suo complesso). - 4-5 milioni di perseguitati (almeno 400.000-500.000 fucilati, gli altri internati nei gulag) negli anni tra il 1936 e il 1939 (nell’ambito dell’eliminazione sistematica di compagni di partito) vedi F.M.Feltri, I giorni e le idee, vol.III, SEI, 2002.
Il De Bernardi -Guarracino ignora completamente il terrore rosso leniniano, liquida l’età staliniana in una facciata, e riguardo alla dekulakizzazione si limita a scrivere: “ Oltre allo sterminio dei contadini ricchi, la popolazione rurale – cioè la maggioranza degli abitanti dell’URSS- fu sottoposta a un processo di totale sradicamento”; riguardo alle grandi purghe scrive: “Tra il 1934 e il 1938 un’ondata di repressione e di terrore investì centinaia di migliaia di cittadini sovietici che furono uccisi o subirono la deportazione in campi di concentramento” (vedi De Bernardi- Guarracino, Il mondo contemporaneo, edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 1995).
Il Desideri-Themelly , marxista, cita la carestia del 1921, attribuendole 5 milioni di morti e riportando l’analoga posizione di P.Villani: “le vittime della violenza e della fame furono circa 5 milioni”; non accenna al terrore rosso leniniano; quanto alla dittatura di Stalin, esaurita in due facciate, afferma: “Nell’inverno 1929-30 centinaia di migliaia di famiglie (alcuni milioni di persone) dovettero essere deportate. Ogni resistenza fu piegata con arresti, deportazioni, fucilazioni”; si parla poi della “liquidazione fisica di milioni di kulaki”. Infine si accenna all’introduzione, da parte dei bolscevichi del divorzio, attuabile anche dietro una semplice richiesta unilaterale per lettera, e dell’aborto. Nella sezione antologica è infatti riportato un testo di F. Navailh, tratto dalla Storia delle donne, Il Novecento, a cura di F.Thebaud, Laterza, 1992: “L’instabilità matrimoniale e il rifiuto massiccio dei figli sono i due tratti caratteristici del tempo. Gli aborti si moltiplicano, la natalità cala in modo pauroso, gli abbandoni dei neonati sono frequenti. Gli orfanotrofi sommersi, diventano dei veri mortori. Aumentano gli infanticidi e gli uxoricidi. Effettivamente i figli e le donne sono le prime vittime del nuovo ordine delle cose.. I padri abbandonano la famiglia, lasciando spesso una famiglia priva di risorse”. Vedi Desideri -Themelly, Storia e storiografia, vol.I-II, D’Anna.
Il Camera Fabietti , uno dei testi più adottati per tanti anni, glissa completamente e anzi strizza l'occhiolino spesso alle buone idee del comunismo.
Studi specialistici:
Robert Conquest parla di 20 milioni di vittime, durante il solo regime staliniano, come cifra assai prudente (vedi R.Conquest, Il grande terrore, Mondatori, 1970).
Il premio Nobel russo A. Solzenitsyn parla di 66 milioni di vittime tra il 1917 ed il 1959 (Arcipelago gulag, vol.III-IV, p.12), cifra poi ridotta a 60 milioni in un discorso al Parlamento russo, la Duma, il 28 ottobre 1994.
Gino Rocca, giornalista de L’Unità e di Repubblica, parla dell’inizio del terrore leniniano: “vengono prelevati migliaia di detenuti…e fucilati senza processo”; riguardo alla carestia del 1921 riferisce di “migrazioni bibliche di 35-40 milioni di persone…cannibalismo…”; riguardo alla dekulakizzazione riferisce di due milioni e mezzo di contadini deportati, nel solo 1930-31; riguardo alle grandi purghe di circa 5 milioni di cittadini finiti negli ingranaggi della polizia politica, negli anni 1937 e 1938; (vedi G.Rocca, Stalin, Mondatori, 1988).
Il Libro nero del comunismo, insieme di studi coordinati da S. Courtois, intellettuale della sinistra francese, propone questo elenco: “-carestia del 1921-22 che ha provocato la morte di 5 milioni di persone; -deportazione ed eliminazione dei cosacchi del Don nel 1920; -eliminazione di quasi 690.000 persone durante la grande purga del 1937-381; -deportazione di due milioni di kulak nel 1930-1932; -sterminio di 6 milioni di ucraini nel 1932-33 per carestia indotta e non soccorsa; -deportazione di centinaia di migliaia di polacchi, ucraini, baltici, moldavi e bessarabi nel 1939-41, poi nuovamente nel 1944-45…” (vedi S.Courtois et al., Il libro nero del comunismo, Mondadori, 1997).
Una approfondita trattazione sui Gulag è svolta dall’archivio storico della nota casa editrice di sinistra Feltrinelli: “la prima grande ondata di deportazioni è legata alla collettivizzazione. Solo nel 1930-31 alle colonie speciali furono inviate 1.800.000 persone… secondo i dati evidentemente incompleti delle autorità morirono (nei gulag, ndr.) più di un milione e mezzo di detenuti (nel periodo 1932-1953) e circa 80.000 mobilitati al lavoro…negli anni ’30 più di 25.000 bambini si trovavano sotto il controllo dell’NKVD…all’inizio degli anni ’50 il numero medio annuo degli internati sfiorava i 3 milioni, e se vi si aggiungono i deportati questa cifra si avvicina ai 6 milioni di persone” (vedi www.gulag-italia.it, a cura della Fondazione Feltrinelli, in cui vengono anche ricostruite le biografie dei 950 italiani fuggiti dall’Italia fascista e finiti nei lager sovietici).
Antoine Wenger, ex consigliere d’ambasciata a Roma e a Mosca, sostiene che tra il 1929 e il 1933 la collettivizzazione forzata di Stalin costò la vita “ a più di dieci milioni di contadini con le loro famiglie” e che questo fatto “è evocato in maniera generale nei manuali di storia, senza cifre” (è infatti vero che nei testi generici, mentre non mancano accurate tabelle con le stime sui morti riguardo alla prima e alla seconda guerra mondiale, e al nazismo, manca spesso un’analoga attenzione ai morti dell’URSS, quasi si trattasse di morti di serie b). Prosegue sostenendo che “delle persecuzioni religiose si dice poco o nulla”: proprio riguardo a ciò riferisce che Aleksandr Jakovlev, anziano membro del Politburo, fedele di Gorbaciov e successivamente di Eltsin, “nel corso di una conferenza stampa, il 27 novembre 1995, ha comunicato una cifra approssimativa delle vittime della repressione religiosa: 200.000 preti e milioni di credenti”. Esiste infatti in Russia, dall’epoca di Gorbaciov, ed anche oggi, sotto la presidenza di Putin, ex funzionario della polizia politica russa, il KGB, una commissione per la riabilitazione delle vittime delle repressioni comuniste del passato, incaricata anche di stabilire degli indennizzi pecuniari per i parenti delle vittime. Vedi Antoine Wenger, La persecuzione dei cattolici in Russia, San Paolo, 1999).