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Superbamente Immacolata
Di don Massimo Vacchetti - 07/12/2008 - Religione - 4801 visite - 0 commenti


La suora che si occupa della catechesi dei bambini in Parrocchia mi domanda un santino dell’Immacolata. In realtà, più che l’Immacolata gli interessa il serpente. Navighiamo su Internet e ne troviamo molte. “Clicca su quella” – dice lei. “Quella” è un’immagine della Madonna con un vistoso serpente ai piedi. Non deve essere comodo, il rettile. La testa da cui spunta una lingua biforcuta appare schiacciata da un piede morbidamente appoggiato, ma in realtà tutt’altro che imbelle. Lei, invece, appare meravigliosa, serafica con le sue dodici stelle sul capo, l’abito bianco, cinto di azzurro. Per nulla intimorita da ciò che sta pestando. “Mamma mia!” - prosegue la suora – “fa rabbrividire me, figurarsi i bambini”. “Perché c'è un serpente là sotto?” chiedono incuriositi e per nulla impauriti i piccoli discepoli di Gesù. “Il serpente è il simbolo del diavolo, l’autore e suggeritore di ogni male che compiamo”. La suora se la cava benino. Un po’ appartato comincio a pensare che il cristianesimo sia davvero una cosa nuova. La Clinton, poi superata da Obama, era la prima candidata donna alla presidenza degli Stati Uniti. Maria, giovane ragazza di Nazareth, non ha atteso per fortuna il vaglio delle primarie. A Lei è attribuito il potere di umiliare il Maligno. Lei, il popolo cristiano ha riconosciuto essere la “benedetta tra tutte le donne”. A Lourdes, la Vergine rispose a Bernadette “Io sono l’immacolata”; oggi, 150 anni dopo, milioni di pellegrini l’hanno visitata con le proprie paure e i propri dolori, sedotta con suppliche e preghiere. Altro che primarie. L’Immacolata, infatti, non è un santino e neppure una sdolcinatura del bene. E’ una donna - la donna - non solo madre o discepola del Figlio di Dio. Primariamente donna. La ragazza di cui Dio si è innamorato e l’ha riempita di sé: “la piena di grazia”, appunto. E l’ha resa, da subito, “libera dal male”. Quando nella preghiera diciamo “liberaci dal male”, in fondo, chiediamo al Padre che è nei cieli di somigliarle, magari con “il superbo” sotto i piedi. Per una volta, vincitori del peccato. In Lei, coltiviamo la speranza di essere liberi. Sì, perché vera libertà è proprio quella di chi sa decidersi per il bene rifiutando le lusinghe del male, il più delle volte vestito con gli abiti del benessere (era Giovannino Guareschi a tradurre “liberaci dal male” nel più salace “liberaci dal benessere”). “La verità ci farà liberi”, dice Gesù. Più ancora, la “Grazia ci rende liberi”. Entrando in chiesa, in questo giorni, non possiamo limitarci a dire qualche prece davanti all’Immacolata e compiacerci di quella superba umile forza rappresentata da quel piede di donna: “Mi aiuti a fare quello che fai tu?”. Poi, seguendo il suo sguardo conviene che ciascuno si giri attorno e, se riesce a riconoscere il prete, gli dica: “Scusi, confessa?”.
 
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