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Mi permetto di intervenire intorno alla discussa trasmissione di Don Marcello Farina sulla sessualità, il corpo e la Chiesa a Radio Dolomiti. Ciò cui vorrei replicare, soprattutto, è l’idea sostenuta da don Farina, secondo cui la Chiesa avrebbe assunto la “visione platonica e stoica” che è “negativa nei confronti del corpo”. “La corporeità, sentenzia Farina, è stata sempre messa al bando nella tradizione cattolica”. Di fronte ad una simile affermazione, mi sembra corretto ricordare che proprio la visione del corpo umano è la grande novità del cristianesimo: l’unica religione nella storia che ha venerato un Dio che ha preso carne, corpo, materia: et Verbum caro factum est. Tutta la tradizione greca precedente al cristianesimo, infatti, distingue nettamente tra l’anima, la parte nobile dell’uomo, e il corpo, definito “prigione”: è portatrice cioè di una visione spiritualista, dualista, tipicamente orientale e poi gnostica, che svaluta il corpo, la materia, tutto a vantaggio dell’anima. Infatti gran parte della polemica anticristiana dei primi secoli, da Plotino a Celso ad Apuelio, è proprio su questo punto: i pagani non possono accettare che il corpo dell’uomo diventi tempio di Dio, ed analogamente negano che i corpi, secondo il dogma cattolico, possano risorgere. Si risorge dal corpo, e non col corpo: questa è la visione greca ed orientale.
Al contrario il cristianesimo afferma la resurrezione dei corpi, perché sono anch’essi degni di rispetto, e con Tommaso spiega che tra anima e corpo non vi è dualismo, ma profonda unità! Questo è tanto vero che storicamente il cristianesimo si presenta come una religione profondamente corporale: si pensi solo al Dio che cammina tra gli uomini, alla carnalità dei sacramenti, alla corporeità dell’ Eucarestia… Si pensi, per stare alla storia, ad alcune conseguenze di questo modo di pensare: è dal cristianesimo, ed in particolare dalla visione francescana, che sorgono i primi studi naturalistici in Europa. Ed è sempre da tale visione del corpo che nasce nel medioevo una istituzione tipicamente cristiana come l’ospedale. Se infatti tutte le culture hanno prodotto una medicina, è solo il cristianesimo ad aver generato nei secoli, prima che anche altri popoli prendessero esempio, xenodochi, ospizi, case di cura, case per le prostitute, orfanotrofi, ampi fenomeni di volontariato a sostegno dei poveri e degli infermi, e, per parlare dell’oggi, comunità di recupero per tossicodipendenti... Perchè? Proprio perché anche il corpo dell’uomo è degno della massima attenzione, secondo l’insegnamento e l’esempio di Cristo, che guariva i lebbrosi e nutriva, col pesce, i discepoli. Basterebbe girare un po’ l’ Italia per rendersi conto che la gran parte degli ospedali, o delle Misericordie, sono nati dalla meditazione sulla passione, molto fisica, di Cristo, e di sua madre. Ciò detto gli argomenti potrebbero essere moltissimi altri. Vi sono ad esempio storici laici, come Leo Moulin, che hanno dimostrato storicamente la funzione dei monaci nel diffondere quella cultura del cibo, della tavola, del bere (hanno inventato la birra) che caratterizza tuttora l’Italia e i paesi cattolici.
Tutto ciò non toglie che la Chiesa, con tutti gli errori che degli uomini possono fare, comprenda assai bene come il rischio, oggi, non è più lo spiritualismo elitario di un tempo, ma al contrario il materialismo: di questo fanno parte il consumismo di beni e di oggetti, ma anche la sempre più diffusa abitudine ad interpretare il corpo dell’altro come un oggetto temporaneo di piacere; a ridurre l’amore alla sua dimensione puramente fisica, emotiva, sentimentale. L’intento della Chiesa è allora quello di ricordare ancora all’uomo di oggi che si può amare solo con la totalità del nostro essere, con tutta l’anima e con tutto il corpo, non come creature divimidiate. Forse Farina non se ne accorge, ma il grande dramma di oggi non sono i preti bacchettoni, assai rari (sono ben di più quelli che preferiscono piacere al “mondo”) , ma le migliaia e migliaia di matrimoni che si rompono sempre di più, generando dolore e tristezza nei coniugi e nei figli. Matrimoni che si spezzano con una frequenza sempre maggiore proprio perché ci è sempre meno chiaro cosa significhi amare integralmente.