Mussolini e il crollo degli idoli
Di Francesco Agnoli (del 21/02/2008 @ 20:56:53, in Storia del Novecento, linkato 1988 volte)

Benché sia impossibile rintracciare un solo grande gerarca fascista sinceramente vicino al cattolicesimo, esiste pur tuttavia un aggettivo composto, che ancor oggi qualcuno utilizza a scopo intimidatorio: "clerico-fascista". Eppure le origini anarco-socialiste ed anticlericali di Benito Mussolini dovrebbero bastare a fugare simili confusioni storiografiche.

 L'uomo di Predappio, per intenderci, lungi dall'essere un pio figlio della Chiesa, si distinse già in gioventù per aver preso a picconate la statua della Madonna di Forlì e per aver teorizzato l’inesistenza di Dio in un opuscolo filosofico intitolato "L’uomo e la divinità". Di fronte ad una piccola folla giunse addirittura ad invitare Dio stesso a rivelare la sua presenza, fulminandolo nell’arco di cinque minuti: il fulmine non arrivò ed egli ritenne di aver finalmente provato, concretamente, che non esisteva. Insomma, Mussolini era rigorosamente ateo e al passo coi tempi, come tutti i dittatori: odiava l'Impero Asburgico, perché cattolico, e l'imperatore Carlo, reo di seguire le processioni del Corpus Domini in semplice uniforme, a capo chino.

Magnificava, invece, gli immortali principi della Rivoluzione Francese, e considerava "laicamente" il buon Dio un intralcio alla realizzazione dell'uomo e di una società giusta. Per capire quale fosse il pensiero che Pio XI nutriva sul suo conto, occorre sicuramente leggere il diario del quadrumviro Cesare Maria De Vecchi, primo ambasciatore del fascismo in Vaticano ("Il quadrumviro scomodo", Mursia). Se ne evince che il contrasto tra il vertice della Chiesa ed il fascismo non conobbe che alcune tregue, brevi e sempre armate. Scontri tra Stato e Vaticano scoppiarono anche nell'aprile 1929, solo tre mesi dopo i patti Lateranensi. Proprio in occasione di questi, infatti, il duce non aveva nascosto agli intimi l'ambiguità dell'operazione: "Come avete udito, abbiamo fatto la pace con la Chiesa…ora che la pace è fatta, si può pure riprendere la guerra!".

Così il dittatore provvide via via a sequestrare molti giornali religiosi, impartì l'ordine di scioglimento dei seimila Circoli Cattolici e dei Giovani Esploratori, allo scopo di impossessarsi totalmente della gioventù, e dichiarò guerra all'Azione Cattolica…Il papa rispondeva agli attacchi attraverso gli unici giornali che ancora si opponevano al regime, l'"Osservatore Romano" e "Civiltà Cattolica". Nel suo racconto appassionato e ricco di aneddoti, De Vecchi riporta alcuni dialoghi avuti col pontefice, il quale, un giorno, ebbe a dirgli: “Ecco che cosa avete fatto, avete imbrogliato il papa!…Gli vada a dire (a Mussolini, ndr), allora, che con i sistemi che usa e con i fini che si propone mi fa schifo”. “La frase, commenta De Vecchi, mi colpì come un pugno in pieno petto. Mi pare eccessivo, ribattei”. E il papa: “Ah, non le piace? Questa poi è curiosa! Allora le dirò, nausea, vomito…”.

In un 'altra occasione, con tono più dolce, Pio XI esclamò: “Deve dire a mio nome al Signor Mussolini che quel suo mezzo divinizzarsi a me dispiace e a lui fa male, anzi malissimo. Egli non deve porsi così a mezz’aria tra la terra e il cielo senza più tenere i piedi sulla crosta terrestre. Gli faccia riflettere, a nome mio, che Iddio, Nostro Signore, è uno solo. Egli non potrebbe essere dunque che un idolo, un feticcio, oppure un falso iddio, o al massimo, un falso profeta. Ora lo inviti, sempre a nome mio, intendiamoci, a riflettere che i popoli, le turbe, prima o poi finiscono per abbattere gli idoli…”. La profezia sulla fine degli idoli si sarebbe avverata. Ma il duce, in quegli anni, non la poteva comprendere: non era uomo abituato ad inginocchiarsi, e neppure a riflettere sulle dure e leali parole del Mercoledì delle Ceneri. Al contrario, era affascinato dal superuomo, e desumeva, da Hegel, l'esistenza di "uomini cosmico storici".

Costoro, secondo il filosofo tedesco, "hanno il diritto dalla loro, perché sono i veggenti: essi sanno quale sia la verità del loro mondo e del loro tempo…e quel che fanno è quello che va fatto. Gli altri debbono loro obbedire…Questi individui soddisfano se medesimi: non agiscono per soddisfare gli altri…ma resistere a questi individui cosmico storici è impresa vana”.

Durante la prigionia sull'isola di Ponza, archiviata col tonfo la fola "cosmico storica" delle filosofie atee, che pretendono di trasformare l'uomo in ridicola divinità, Mussolini inizierà a leggere "La vita di Cristo" di Ricciotti. Nell'ora, finalmente umana, del dolore, ne sottolineerà, in particolare, una riga: "Gesù uscì solo, non gli era d'appresso neppure un amico".