Ancora sulle diverse reazioni al suicidio di Roberta Tatafiore.
Di Caius (del 23/04/2009 @ 16:10:22, in Eutanasia, linkato 1302 volte)

Il suicidio a freddo di Roberta Tatafiore, in seguito e con una certa correlazione al dibattito sull'eutanasia, o suicidio assistito, ha scatenato molteplici prese di posizioni.

Ne riporto due, una indicativa dell'atteggiamento ideologico del mondo femminista, cui Roberta apparteneva, e  che ha da sempre stravolto il concetto di libertà; l'altra, più umana, più vera, e riassumibile in poche parole: nessuno ha il diritto di uccidersi, perchè non siamo creature isolate, ma nasciamo, cresciamo, viviamo, in relazione con gli altri, dal grembo materno in poi. La vita non è nostra: dobbiamo renderne conto a Dio, o, quantomeno, a chi ci ama. Solo così siamo liberi, dell'unico fine cui la libertà è preordinata: la  ricerca del Bene, dell'Amore, della Verità.

 

 

 Repubblica 19.4.09 Una lettera a Repubblica di Blume Gra, nipote della Tatafiore

 Ho letto da poco il servizio sul suicidio di Roberta Tatafiore. Io sono la nipote di Roberta, la conoscevo bene e l'amavo. Ma credo che non ci sia nessuna libertà in quello che Roberta ha fatto; c'è la depressione profonda e la "gelida determinazione" che l'ha portata fuori dal mondo e dagli affetti. Credo che l'unica vera umana libertà che Roberta aveva era quella di continuare a vivere. Invece ha scelto un atto violento che in chi resta lascia solo disperazione e incredulità. Non c'entra nulla la letteratura, né la creazione artistica. Il suo memoriale non è un regalo, come dice Anna Bravo, ma la lucida affermazione che la speranza non esiste, eppure Roberta era viva e se stava male aveva la possibilità di curarsi e non solo quella di suicidarsi. E di questo forse le femministe di 40 anni fa dovrebbero rendersi conto.

Repubblica 16.4.09 Anna Bravo, storica delle donne, femminista di antica data.

 Una scelta di libertà che non rinnega il suo istinto vitale "Scelta estrema di libertà" «Il modo scelto per morire non rinnega certo la sua vitalità», dice Anna Bravo, storica delle donne e voce originale del femminismo. «Questo memoriale lasciato agli amici non è servito soltanto ad accompagnare Roberta durante i suoi ultimi giorni, ma è soprattutto un regalo fatto agli altri. Ci sta dicendo che nella vita c´è anche la morte, e che lei l´ha vissuta in questo modo». In quale modo? «Come scelta estrema di libertà. Roberta era tra gli spiriti più liberi che abbia mai conosciuto, sempre fedele a se stessa, capace di uno sguardo singolare sulle cose del mondo. In fondo l´aveva anche detto: in caso di difficoltà del vivere, sul comodino ci sono sempre le pasticche. Quelle pasticche le ha prese, e ha voluto condividere con noi questo suo gesto».