La miseranda sorte della politica trentina
Di Marco Luscia (del 16/04/2009 @ 15:59:45, in Attualitą, linkato 911 volte)
La politica trentina vive un momento di profonda stasi e questo è dovuto in primis ad una classe dirigente che ha come unico scopo perpetuare se stessa. Il “monarca” Dellai ha di fatto scelto il sindaco di Trento pur dando l’idea di appoggiare un volto nuovo. Noi sapevamo chi avrebbe vinto le primarie e lo sapeva anche Dellai.

La creatura dellaiana muta costantemente volto, cambia nome, disegna alleanze, con l’intento di sembrare nuova, ma in realtà non si tratta che di uno stesso copione ripetuto all’infinito, dove le trame e gli attori mutano ma dove il finale appare sempre lo stesso. Quando inventarono il partito territoriale lo presentarono come un modo di radicare la politica fra le persone; i fatti attestano con semplicità disarmante che gli amministratori locali in realtà non rappresentano che i terminali di uno stesso unico potere.

Ora l’Upt si presenta con il volto gradevole di un’apparente novità, ma in realtà non è che l’ennesimo stratagemma centrista che cerca di fare incetta di voti per consolidare singole posizioni di potere all’interno della stessa alleanza. Questo succede perché in Trentino esiste un esercito di “riservisti” formato da ex trombati e ambiziosi personaggi in cerca di un posto al sole, persone divorate dal desiderio di un straccio di carriera a qualsiasi costo. Persone capaci di passare da una fede-clerico fascista alla melassa buonista e solidarista e questo in nome di raffinate strategie.

Assistiamo in tal modo a trasformismi repentini per un piatto di lenticchie condite in salsa opportunistica. Le presunte strategie, le alleanze per costruire un grande partito di raccolta erede della Dc sono soltanto l’ennesimo giochetto teso ad allargare il consenso di chi detiene il potere. A ciò si aggiunga l’uso disinvolto e perfettamente legale del distribuire prebende e incarichi di sottogoverno in commissioni ed enti creati ad “uso e consumo” di delusi e “golosi di cariche”.

E così il popolo trentino ha fatto delle risorse dell’autonomia un giogo e una forma di servilismo senza sbocco. Vi fossero una stampa ed una cultura libere, capaci di rappresentare la coscienza critica dell’opinione pubblica! Ma anche queste realtà appaiono colonizzate da chi detiene il potere e distribuisce incarichi e laute prebende. Ogni spazio è occupato da una schiera di uomini pronti a rispondere sì ai voleri del “monarca.” E questo accade con la complice impotenza della presunta opposizione, un coacervo di personalismi senza nè capo nè coda, dove persino la pochezza della Lega appare qualcosa di grande o perlomeno di solido nel bailamme miserevole di questi ultimi tempi.

Assistiamo in tal modo allo spettacolo di ex Pdl che candidano alla poltrona di sindaco pur di essere rieletti, ad una totale assenza di coordinamento, al deserto culturale alla lotta di tutti contro tutti. Davanti a tale miseria il centrosinistra vincerà per i prossimi 50 anni. Ma forse questo non conta perché ciascuno pensa al proprio piccolo privilegio e che esso duri il più a lungo possibile.

Jaspers affermava che la politica è per sua stessa essenza rapporto con la violenza, un mestiere, come dirà Sartre, che si può praticare soltanto se si è disposti ad avere le mani sporche. Anche Max Weber si esprimerà in termini simili affermando: “ Chi anela alla salute della propria anima e alla salvezza di quella altrui, non la cerca attraverso la politica”. Non a caso Machiavelli dirà: “ Io amo la patria più dell’anima”. Ora; io non posso che riconoscere come questa violenza altro non sia che la violenza di chi fa leva sul potere posseduto, e questo grazie al servilismo di chi a questo potere guarda come al tutto. Ci vorrebbe un tempo di silenzio e di rinuncia che purtroppo sembra impossibile. Se guardo i manifesti elettorali vedo soltanto faccioni soddisfatti che vogliono farsi carico dei miei problemi. Io rispondo: “no grazie” e dico che dobbiamo ripartire dalla cultura e dalla morale civile; solo allora potremo senza vergogna tornare a parlare di politica come carità suprema. E questo per non darla vinta a Machiavelli.