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Perchè tanto successo del papa in Turchia?
Di Caius - 01/12/2006 - Esteri - 1155 visite - 0 commenti
Le previsioni della vigilia erano terribili: il viaggio del papa in Turchia sarebbe stato pericoloso, ci sarebbero stati possibili attentati, manifestazioni oceaniche, il popolo turco era arrabbiatissimo con Benedetto XVI… Non che non ci fosse nulla di vero. Però è certo che molti giornali, anche quelli secondo cui, sino a pochissimo tempo fa, chi temeva l'immigrazione era un razzista, un leghista ignorante, hanno fatto di tutto per buttare benzina sul fuoco, tutti i giorni… I giornali di sinistra, spesso, sottolineavano presunte colpe della Chiesa, che non mancano mai a costo di raccontare menzogne immense, o presunte inopportunità; i giornali di destra, ugualmente ottusi, schierati ormai senza equilibrio contro "l'asse del male", gli "stati canaglia" (poco importa che dietro queste etichette vi siano popoli interi, uomini come noi), per la "guerra senza fine" al terrorismo, succubi di distinzioni manichee, Noi-Loro, Civiltà- Barbarie, Bene-Male, hanno profetizzato la sventura…Cosa è successo veramente, alla fine? Che un papa in veste umile, con lo sguardo basso, timido come un ospite che non voglia disturbare, è stato accolto da un popolo, pur musulmano, con simpatia e stima: milioni di telespettatori hanno seguito il suo viaggio, e i giornali turchi, pressoché indistintamente, lo hanno lodato e hanno manifestato simpatia nei suoi confronti…una simpatia al di là di ogni previsione, segno che tra uomini si può forse parlare…Le grandiose manifestazioni contro di lui si sono ridotte a due: una con dieci-quindicimila persone, e l'altra con poche decine di persone, poliziotti e giornalisti…In fondo erano state più violente le manifestazioni contro Benedetto XVI organizzate in Spagna da omosessuali, radicali, comunisti, e gente che sfilava nuda in bicicletta per esprimere il suo odio bestiale…Cosa ha detto Benedetto XVI per suscitare tanta simpatia in un popolo che ha una fede diversa dalla nostra? Ha detto, coi gesti, che gli ortodossi sono più vicini ai cattolici dei protestanti, che non esiste nessuno scontro di religione in atto, che vuole lottare per la pace e per la pace in Medio Oriente, che la pace passa anche dal rispetto dei diritti di Dio, e che Dio non può essere invocato invano dagli uomini a copertura delle loro malefatte…Ha lasciato capire, addirittura, che non è contrario all'entrata della Turchia in Europa. Chi scrive su questo punto è assai perplesso, e preferisce stare col Cardinal Ratzinger, quando esprimeva la sua contrarietà all'ingresso di Ankara nella UE, ma capisce una cosa: il papa ha creduto che l'emergenza, il rischio di uno scontro tra Occidente o mondo islamico, occultato dietro apparenti nobili motivi, vada scongiurato in ogni modo… Lo ha fatto perché conosce la situazione della Turchia, analoga a quella di tanti paesi islamici: la Turchia è un paese tradizionalmente filo-occidentale, membro della Nato, da sempre alleato degli Usa, che però sta vivendo, come in tutta l'Asia, un risveglio dell'integralismo nazionalista in primis e musulmano dopo, in seguito in particolare alla seconda guerra del Golfo. Come ricordava Sergio Romano sul Corriere di giovedì 30 novembre, infatti, fu nel 2003 che i Turchi si rifiutarono di concedere alle truppe americane di invadere l'Iraq passando attraverso il loro territorio…violando un'allenaza d'acciaio. Quella data, infatti, insieme al 1991, ha segnato una svolta nella visione del mondo dei musulmani, che si sono sentiti attaccati, come cultura, come popoli, senza capirne il motivo…L'Islam infatti è un mondo divisissimo, con distinzioni religiose immense, ma con una lingua sacra comune e un certo senso di appartenenza ad una comunità di fedeli sovranazionale….Per questo per gli islamici i milioni di profughi palestinesi, gli attacchi indiscriminati sul Libano, con bombe cluster e mine gettate sino all'ultimo giorno di guerra (che continuano a fare morti), le due guerre del Golfo, i 600.000 bambini uccisi, secondo l'Onu, dall'embargo contro l'Iraq ecc. non sono un episodio che riguarda altri, ma qualcosa che li tocca tutti…(un po' come quando noi europei, pur divisi tra protestanti, cattolici e ortodossi, venivamo attaccati, nel Cinquecento, dai musulmani stessi)….anche perché qualcuno, il presidente Bush, in nome di un Dio di cui spesso si riempie la bocca, li ha citati tutti, gli "stati canaglia", già dal 2001, avvertendoli che uno dopo l'altro sarebbero stati attaccati…Allora Bush si dimenticò di citare solo l'Arabia Saudita, una delle peggiori dittatture del Medio Oriente, la patria di Osama, dell'islam wahabita, il più duro, e della gran parte dei terroristi, in cui alle donne è vietato votare e guidare, e i cristiani sono oppressi molto più che nella gran parte dei paesi islamici….(ma si sa, l'Arabia fornisce petrolio ed è un alleato fidato...). Poi ci furono Guantanamo, Abu Ghraib, il fosforo su Falluja, il bombardamento su Cana….Anche di qui il risorgere del nazionalismo islamico, e del concetto di "guerra santa contro gli infedeli", rafforzato dall'idea, già bushiana, che si tratti di uno "scontro di civiltà", di culture, di dei…A tutto ciò si aggiungano gli odi derivanti dalle condizioni economiche: i paesi musulmani vivono un periodo difficile, e non possono non notare che chi parla di "libertà e di democrazia", il presidente Bush, deriva da una grande famiglia di petrolieri, inserita anche nel campo dell'industria bellica, e fa molta attenzione, dovunque arrivi, a controllare le risorse energetiche: ponendo a capo del petrolio irakeno un americano di nome Carrol, e mettendo ai vertici dell'Afganistan vecchi compagni di affari come Zalmay Khalizad e Hamid Garzai, funzionari dell'Union Oil Company of California Asian Oli Pipeline Project (Unocal), dove Oil sta, appunto, per "petrolio". Il papa è piaciuto per questo: perché ha mostrato che lui non crede che in questo momento vi sia nessuno scontro di religione (smentendo Osama e Bush, i due fratelli siamesi), nessuna identificazione tra Occidente e cristianesimo…Come aveva detto il cardinal Angelo Scola, grande amico del papa, spiegando ad Oasi, rivista da lui fondata, che "esportare la democrazia è una pretesa astratta ed intellettualistica" e che vi è grandissima confusione in chi identifica Occidente e cristianità (Corriere 27/10/2006). Ecco, il papa è piaciuto perché non è andato ad "esportare la democrazia", e neppure a vantare una superiorità di cultura…il suo scopo era solo esportare Cristo….
 
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