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Le contraddizioni di Marco Travaglio
Di Giuliano Guzzo - 18/10/2008 - I giornalisti di Repubblica. - 2506 visite - 0 commenti
Brutto colpo per i sostenitori di Marco Travaglio: il loro idolo, da mercoledì, è un pregiudicato, proprio come il suo amico Michele Santoro e tantissimi altri.
Classe 1964, laurea in storia contemporanea e una gavetta fatta all’ombra dell’ultimo Montanelli, Travaglio è da qualche anno il beniamino di quanti, per hobby o per noia, odiano Berlusconi e la sua coalizione. Il tratto distintivo di questo popolarissimo giornalista, lo si sarà notato, sono le numerosissime contraddizioni che però, stranamente, i suoi estimatori non vedono. Rinfreschiamoci la memoria.
Travaglio sostiene che le televisioni siano sotto un dominio praticamente dittatoriale di Berlusconi che imbavaglierebbe chiunque gli fosse scomodo, ciononostante deve buona parte della sua ben retribuita fama  ( già nel 2005 intascava quasi 285.000 Euro annui) ad una comparsa televisiva -la prima di una interminabile serie che continua tutt’ora i giovedì sera - ovvero quella del 14 Marzo 2001 ad una trasmissione di Daniele Luttazzi nella quale al nostro fu concesso di parlare, o meglio di sparlare di Berlusconi per minuti e minuti. Ovviamente senza contraddittorio.
Eh già, perché Travaglio non ama repliche o, peggio ancora, domande. Qualche mese fa sono andato ad ascoltarlo ad un incontro a Trento e anche in quella occasione, a parte il pubblico che applaudiva commosso al punto che pareva di essere ad un Angelus del Pontefice, non ho potuto fare a meno di osservare la totale assenza di interventi che non fossero patetiche sviolinate. Il meccanismo è ormai collaudato: Travaglio parla o scrive e molti lo osannano, senza andare poi a verificare se quanto da lui affermato corrisponda a verità. Cosa che invece ha fatto il giudice che, per la prima volta, ha condannato Travaglio a 8 mesi di carcere, subito cancellati dall’indulto di mastelliana memoria contro il quale il giornalista ha speso parole di fuoco: altra contraddizione.
E non è finita. Travaglio, dicevamo, conosce a memoria i numerosissimi processi contro Berlusconi, passati e presenti, e non manca di sottolineare le prescrizioni che avrebbero salvato il Cavaliere da condanna certa. Non solo: l’erede di Montanelli, come incautamente lo chiama qualcuno, ama avanzare ipotesi inquietanti circa presunti legami tra Berlusconi e la mafia.
Peccato che tutti gli elementi che, negli anni, i magistrati hanno avuto in mano al riguardo li abbiano sempre portati all’archiviazione: quei processi non si sono risolti per prescrizione o grazie alle cosiddette leggi ad personam; quei processi non sono mai cominciati.
Antonio Ingroia, magistrato che non ha certo la fama del garantista e che fonti ufficiose descrivono intimo amico di Travaglio, ha affermato che, piuttosto che complice, Silvio Berlusconi è da considerarsi “vittima” del sistema mafioso. Capito? Vittima. Il nostro, però, queste cose si guarda bene dallo scriverle. Non per nulla uno che di lotta alla mafia se ne intende, il procuratore di Palermo Pietro Grasso, alludendo agli articoli di Travaglio, ha parlato di “disinformazione scientificamente organizzata”.
A proposito di legami poco edificanti, vale la pena ricordare che Travaglio, non più tardi di qualche mese addietro, ebbe a sostenere  - in televisione ovviamente! - che il presidente del Senato Schifani avrebbe avuto “amici mafiosi”, dimenticandosi di sottolineare che in realtà ad essere incriminati per mafia non furono stretti conoscenti della seconda carica dello Stato, bensì personaggi ai quali quest’ultimo era stato legato decenni or sono e per pochissimi mesi.
Dopo quelle pepate dichiarazioni, però, si scoprì che ad aver avuto a che fare con un personaggio, dice una sentenza, “estremamente compromesso col sistema criminale”, fu proprio Travaglio il quale, nel 2003, con questo galantuomo ci trascorse le vacanze.
Piccolo particolare: il personaggio in questione è Pippo Ciuro, maresciallo dei carabinieri che indagò su Dell’Utri e sui Finanziamenti Finivest. Sarà una coincidenza? Andiamo avanti.
Il “Saint Just della mutua”, com’è stato apostrofato da Fedele Confalonieri, passa dunque per un “esperto” di legge e giustizia. In realtà, così esperto di giustizia Travaglio non è visto e considerato che in un suo libro ha scritto che Roberto Castelli, esponente di spicco della Lega Nord, è stato condannato mentre, fino a prova contraria, Castelli risulta essere incensurato.
Sempre ad Annozero, dove recita la parte dell’oracolo, Travaglio si è fatto spiegare da Flavio Tosi, sindaco di Verona dalla parlata non certo accademica, la differenza (che ignorava) tra finanziamento illecito e corruzione: che figuraccia.
Gabriele Mastellarini, un collaboratore del settimanale l’Espresso, al quale collabora anche il beniamino degli nemici di Berlusconi , ha osato ricordare questa incredibile gaffe con Tosi sul suo blog ed è stato licenziato in tronco: ma non era Travaglio la firma scomoda e ribelle? Non era, come ama definirsi, un “liberal-montanelliano”?
Se è sufficiente ricordare i suoi errori per essere licenziati, evidentemente qualcosa non quadra.
Altra chicca sono i suoi libri: decine di possenti tomi con citate centinaia tra sentenze e verbali, eppure mai, in quegli imponenti capolavori, compare un’associazione che col potere politico ed economico ha molto a che fare: la massoneria.
Certo, si parla spesso della P2. Ma chi glielo spiega a Travaglio che quella Loggia non esiste più da decenni mentre, ad oggi, in Italia vi sono almeno due potentissime loggie massoniche di cui si sa poco o nulla?
Un’ultima contraddizione di Travaglio è l’odio che costui riserva agli elettori di Berlusconi, dei quali parla come se fossero un gregge di idioti. Sbaglio o Travaglio ha collaborato al Giornale, sì proprio il Giornale del gran cattivone di Berlusconi, dall’88 al ’92? Lui che grazie ai soldini di Berlusconi ha campato, forse, dovrebbe avere un po’ più di rispetto verso chi, il Cavaliere, ha avuto solo la “colpa” di votarlo alle urne, no?
Certamente un po’ di rispetto dovrà averlo verso i pregiudicati, visto che da qualche giorno è lui stesso parte della categoria.
 
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