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Dio e il logos.
Di Francesco Agnoli - 12/09/2006 - Religione - 1290 visite - 0 commenti

Leggo spesso con simpatia gli articoli di Angiolo Bandinelli. In particolare, quello di mercoledì 18 gennaio mi spinge ad alcune riflessioni, riguardo a ciò che gli appare oscuro: l’interesse cattolico per la Genesi, e l’origine fisica del cosmo. Si tratta di un interesse antico, che è all’origine della scuola di Chartres e di quella di Oxford, e che corrisponde all’importanza che il cattolicesimo attribuisce alla ragione. Infatti la tradizione della Chiesa ha sempre sottolineato l’importanza dei praeambula fidei, cioè di quegli aspetti razionali che contribuiscono a dare alla Fede una base concreta, razionale appunto.

Saranno solo il pensiero della Riforma, o la reazione squilibrata al cosiddetto razionalismo moderno, a generare l'erronea posizione fideista. Bandinelli si chiede cosa interessino Darwin e la disputa sull’ "intelligenza" nel creato, a chi crede in Cristo Salvatore, e cerca una salvezza personale. E aggiunge che il mondo, che a noi appare ordinato e armonioso, potrebbe essere invece creato a misura delle mosche, del loro modo di vedere la realtà. Infine, citando Pasolini, collega il senso religioso del Mistero con qualcosa di “irrazionale”, per poi fare appello al “credo quia absurdum” attribuito, erroneamente, a Tertulliano.

Di fronte a queste considerazioni la tradizione cattolica oppone un'obiezione: il Mistero non coincide con l’irrazionale, ma oltrepassa, nella sua infinitezza, la nostra ragione, limitata e decaduta. Il Mistero non è l'Inintelliggibile, l'assurdo, ma l'Inesprimibile, l'Incomprensibile, ciò che non può essere completamente compreso, esaurito: funge da stimolo alla nostra ragione per andare sempre oltre, e ci strappa, con l'ammirazione, l'esigenza di Adorare. La razionalità infatti è presente in ogni aspetto della realtà, come riflesso del Verbo, del Logos che tutto pervade. E’ vero che l’universo appare fatto per l’uomo, a noi, e per la mosca, a lei, ma proprio perché Dio possiede, per così dire, una razionalità non settoriale, ma assoluta: il mondo è per l’uomo, ma anche per il fiore, la mosca, il lombrico…Che sia anche per loro non toglie, ma aggiunge, alla razionalità generale, e dell'autore. Ogni opera dell'uomo, invece, in quanto frutto di una ragione finita, risponde, e solo parzialmente, alle sue sole esigenze. Così un quadro, un disegno intelligente di un pittore, può essere letto, a diversi gradi, dall'esperto e dal profano, ed è tanto più razionale, cioè universale, se parla a tutti, da ogni prospettiva, benché non possa mai essere compreso da nessuno allo stesso modo in cui lo comprende chi ne è autore.

L'universo, dunque, è opera di una razionalità più che umana: "assurda", quindi, soltanto per la nostra incapacità di abbracciare ciò che non ha confini.

La ragione umana indaga la realtà e scopre una legge qua ed là; legge la realtà ad un livello macroscopico e ad uno subatomico, separatamente; vede la materia come forma e come energia…tutto da un'ottica limitata, incompleta. Ha cioè la nostra visione ristretta, parziale, che tende talora, quasi per ripicca, ad assolutizzare un punto, perché non coglie il tutto. Non abbraccia l’armonia globale, l’unità logica che esiste in ogni cosa, e tra le cose nel loro insieme, come spiegava Einstein, parlando dell'unica legge fisica che le riassume tutte, e che l'uomo cercherà sempre, senza mai raggiungerla. In questo senso anche gli errori del pensiero nascono dalla ragione, quella parziale e limitata: razionale vorrebbe essere, senza successo, l'illuminismo, nel suo dare assolutezza alla ragione umana, relativa; razionale il marxismo, nel suo cogliere l’importanza della materia; razionale persino l’astrologia, sostenendo un rapporto tra uomini ed astri… Eppure sono tutti errori, per difetto di ragione, perché il primo non tiene conto della metafisica, il secondo della natura anche spirituale dell’uomo, la terza della libertà… La Fede, invece, coglie tutti i singoli aspetti razionalmente e umanamente apprezzabili, ma li unifica alla luce del Logos. Per questo permette l’equilibrio più razionale che esista, tra ciò che è solo apparentemente assurdo, contrastante: ragione e sentimento, anima e corpo, tempo ed eternità, amore e dolore…Infine, poiché la ragione caratterizza l'uomo, un Dio che violasse la ragione, nel suo modo di creare, per noi, il mondo, non corrisponderebbe al nostro bisogno di conoscenza; e un Dio che avesse creato senza la razionalità, e la ponesse nell'uomo, sarebbe un pazzo, un sadico che si diverte nel vedere le sue creature che cercano, assurdamente, in ogni cosa, quel senso, quella razionalità, che non esiste.

(Il Foglio).

 
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