Diventa socio
Sostieni la nostra attivitą Contatti

 

Cerca per parola chiave
 

 

Autori

 

Ci sono 1072 persone collegate

 

\\ Home Page articoli : Articolo
Sussidarietą, la strada verso il bipolarismo mite
Di Antonio Girardi - 20/11/2006 - Politica - 1796 visite - 0 commenti

All'indomani del convegno promosso dalla Compagnia delle Opere del Trentino Alto Adige (di cui riferisco nell'articolo precedente), mi sembra interessante proporre la lettura del testo che segue, sintetizzato nell'intervento del consigliere provinciale di Forza Italia Walter Viola (nella foto). Si tratta del programma di legislatura dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, al quale aderiscono deputati e senatori di varie forze politiche sia del centrodestra che del centrosinistra (da Maurizio Lupi di Forza Italia ad Antonio Polito dell'Ulivo, da Gianni Alemanno di Alleanza nazionale ad Ermete Realacci della Margherita), accomunati dalla volontà di cercare insieme, partendo appunto dal principio di sussidiarietà, alcune soluzioni ai grandi problemi del Paese. Il che non significa censurare le differenze, ma credere nella possibilità di un dialogo costruttivo che scaturisca dall'identità specifica di ciascuno. 

«Veniamo da un importante appuntamento elettorale e i primi mesi di questa legislatura, così come la precedente, confermano, ancora una volta, le difficoltà del nostro bipolarismo. Una difficile eredità storica ha contribuito a creare una contrapposizione tra i Poli che troppo spesso ha condotto ad un clima di scontro pregiudiziale, facendo dimenticare che le riforme più importanti hanno bisogno, almeno in via preliminare, di uno spirito di condivisione.

Ripartire dall’Italia che cresce.

L’Italia, la nostra economia e l’intera società attraversano un momento difficile. La crisi non si supera solo perché vince uno schieramento piuttosto che un altro; occorre aver a cuore il bene del Paese più che la propria parte. La classe politica ha dimostrato più volte di esserne capace. Occorre ridare fiducia al Paese ripartendo dai suoi punti di forza che possono essere sintetizzati in due parole: identità e qualità. Noi crediamo che occorra partire da una visione positiva, da quel che di buono è presente nel nostro Paese. Sussidiarietà è una delle parole chiave per intraprendere questo cammino. Ciò significa mettere chi non è in grado di operare in condizione di riuscire e chi opera in condizione di fare meglio, perfezionando il rapporto pubblico-privato in modo tale che tra Stato, società e mercato ci sia reciproca valorizzazione e non prevaricazione. Non tutto ciò che è pubblico deve necessariamente essere statale: pubblico è tutto quel che contribuisce al bene comune.

L’Intergruppo, per costruire un bipolarismo mite.

Questo è stato lo spirito con cui, in questi anni, si è mosso l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. Un luogo che è stato innanzitutto uno spazio di discussione e di lavoro sui problemi concreti del Paese, al di là e forse anche al di sopra della dialettica politica che divide maggioranza e opposizione. Crediamo che il bipolarismo, in termini di efficacia e trasparenza del sistema sia una conquista irrinunciabile; ma che la strada da percorrere sia quella di un bipolarismo mite, stemperato di ogni forma di antagonismo di tipo ideologico, basato sul rispetto reciproco e su una unità di intenti che è un requisito indispensabile per affrontare le riforme necessarie al bene del Paese. Capace di cercare e sviluppare, ognuno nel rispetto del proprio ruolo, politiche ampiamente condivise. Dialogare, infatti, non significa annullare la propria identità perché, senza identità, non può esserci dialogo.

La sfida che ci attende.

Il compito è tutt’altro che semplice. È a noi che spetta la responsabilità di ridurre le distanze tra la politica e i bisogni dei cittadini, se non vogliamo che vinca la politica intesa come personalizzazione del confronto, demonizzazione dell’avversario, estremismo. Riprendendo il lavoro fatto in questi anni, riteniamo utile partire da una piattaforma di punti condivisi che possa essere di aiuto per un confronto tra le parti e servire da fondamento per un’agenda delle nostre priorità.

Un’agenda condivisa per il futuro del Paese

  Una politica al servizio della persona. Ciò che può salvare l’Italia da un possibile declino è un’inversione di tendenza rispetto al passato, che ponga l’investimento in capitale umano al centro della vita economica, sociale e politica. Tutto ciò passa per una scommessa sulla conoscenza, sulla ricerca, sull’innovazione, sulla qualità; passa per la valorizzazione del capitale sociale e del lavoro. Nessuna risorsa deve essere dispersa. Per questo, ad esempio, lavoreremo per l’approvazione di una legge sui “Piccoli comuni”, volta a difendere e valorizzare le straordinarie risorse dei nostri territori e delle comunità per una grande scommessa sul futuro, per una modernità a misura d’uomo. Investire in capitale umano non significa solo valorizzarne gli aspetti economici. Occorre ridare centralità alla famiglia, nucleo fondamentale della società, promuovendola come risorsa essenziale per l’educazione e lo sviluppo. Dobbiamo dare vita ad un sistema che metta le persone e le comunità al centro dei processi di creazione di valore, facendone attori e protagonisti della vita delle istituzioni, delle aziende, della società. Per questo bisogna assicurare spazi di libertà all’educazione favorendo la massima inclusione dei cittadini all’interno del sistema scolastico e innalzando così il livello della nostra cultura e della nostra formazione. Dobbiamo realizzare un sistema scolastico in grado di promuovere il merito e di valorizzare le eccellenze e ripensare la formazione come un obiettivo costante lungo il cammino professionale della persona.

  Più società fa bene allo Stato.

I processi di decentramento dei poteri, con lo spostamento dei meccanismi decisionali e la valorizzazione dell’eccellenza e del merito, con la complementarietà tra strutture pubbliche e private che erogano i servizi, hanno un minimo comun denominatore: un maggiore protagonismo della società e una riduzione progressiva della centralizzazione delle competenze. Una corretta attuazione della sussidiarietà verticale permetterà di evitare la realizzazione di un nuovo centralismo della Regioni e rafforzerà, invece, il comune senso di responsabilità, promuoverà forme associative intercomunali, amplierà gli ambiti di autonomia finanziaria degli enti locali, realizzerà strumenti di governance capaci di coinvolgere i privati e le loro aggregazioni nei processi decisionali locali. In tal senso, fra le due grandi sfide che ci attendono in questa legislatura vi sono sicuramente la piena attuazione del federalismo fiscale e l’approvazione di una legge sulla impresa sociale e sul non profit. Non va dimenticata l’importanza di una piena attuazione della sussidiarietà fiscale, con l’obiettivo di riconoscere al contribuente la possibilità di concorrere alle spese pubbliche destinando direttamente una parte dell’imposta a soggetti non profit ritenuti meritori, attraverso una forma di contribuzione «più etica» e tagliando dal basso la spesa sociale inefficiente (ne è esempio la legge cosiddetta «+ Dai –Versi» approvata nella scorsa legislatura grazie al lavoro dell’Intergruppo e l’introduzione del 5 per mille nella Finanziaria 2006). La sussidiarietà fiscale è anche la leva che permetterà di incentivare e far crescere l’economia reale, che creerà una finanza trasparente al servizio della produzione, dell’impresa e del lavoro e non della rendita di posizione. È attraverso la sussidiarietà fiscale che si potrà sostenere in modo concreto chi investe nello sviluppo.

  Liberalizzare bene, liberalizzare tutto: la strada per combattere il «partito della rendita».

I prossimi decenni saranno determinati dalla capacità di innovare. Chi sarà in grado di farlo sarà competitivo, chi non lo farà non troverà rimedio neanche delocalizzando, tentando di contenere i costi o cercando di allargare la propria rete commerciale. Occorre un nuovo modo di intendere non solo l’innovazione, ma tutto il sistema imprenditoriale: non uno statalismo statico ed inefficiente, né un liberismo astratto che, riproponendo schemi ottocenteschi, dimentica l’uomo quale primo fattore di sviluppo, ma politiche che favoriscano per le PMI la possibilità di creare sinergie, di fare sistema, di «con-correre, per competere». Occorrono politiche in grado di favorire lo sviluppo di un circolo virtuoso tra imprese, sistema della ricerca, sistema finanziario e politiche di sostegno. Questa è la strada per la competitività. Una strada che chiede in primo luogo di:

. Combattere il «partito della rendita» a tutti i livelli e in tutte le forme: lo statalismo inefficiente, l’appropriazione delle risorse pubbliche, la limitazione della concorrenza, il privilegio, il parassitismo. Difendere lo status quo non è lavorare per il bene comune.

. Riequilibrare il sistema verso un’economia reale che metta una finanza trasparente al servizio della produzione, dell’impresa e del lavoro.

. Incoraggiare chi intraprende con quadri normativi appropriati e con meccanismi (detrazioni e deduzioni, crediti di imposta, finanziamenti connessi ai risultati) che valorizzino il merito e stimolino il protagonismo, la partecipazione, l’assunzione di responsabilità, la cooperazione, la mutualità e le libere scelte nei percorsi di vita, lavoro e impresa.

In questo quadro il sistema dei distretti è tuttora irrinunciabile per l’Italia perché è un sistema misto tra economico e sociale che ha permesso lo sviluppo storico del Paese e che ha saputo finora – sia pure in modo problematico ma che proprio per questo avrebbe meritato più attenzione da parte della classe politica – essere fonte di risposta continua alle istanze della globalizzazione, compresa quella che si manifesta sotto forma di innovazione incrementale. Il distretto «vecchia maniera», però, non regge più. Bisogna allora pensare a modifiche all’interno del sistema distretto che lo rendano più dinamico e che accrescano la sua capacità di innovazione e di integrazione».

Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa, Nicola Rossi, Gabriele Albonetti, Alfredo Mantovano, Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno, Nicodemo Oliverio, Stefano Saglia, Angelino Alfano, Antonio Polito, Ugo Sposetti, Luigi Bobba, Andrea Ranieri, Tiziano Treu, Giampiero Cantoni, Umberto Ranieri, Luca Volontà, Luigi Casero, Ermete Realacci

Segreteria Organizzativa Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà - Camera dei Deputati Palazzo Marini Via Poli, 13 00187 Roma - Tel. 06 67608812 Fax 06 67605043 - e-mail: sussidiarieta@camera.it

 
Nessun commento trovato.

I commenti sono disabilitati.