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La concretezza dello Spirito
Di don Massimo Pelliconi - 05/11/2007 - Religione - 1305 visite - 0 commenti
Lo Spirito Santo aduna i figli della Chiesa e guida la Sposa verso la verità tutta intera (cfr Gv 16,13). È lo Spirito che con la forza del Vangelo la ringiovanisce e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo (cfr LG 4). È lo Spirito il dono dei doni, ottenutoci dalla Pasqua di Cristo, dolce e potente, delicato e impetuoso, capace di sciogliere i lacci del mondo, perché «dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà» (2Cor 3,17). Egli stesso è Signore e dà la vita, proclamiamo ogni domenica, forse senza cogliere la grandezza di ciò che professiamo. Mistero ineffabile, necessario più dell’aria che respiriamo, lo Spirito desidera vivere dentro il nostro corpo come in un tempio (cfr 1Cor 6,19). Ma il corpo, la carne, la concretezza della nostra fisicità, prima ancora di essere la dimora che lo accoglie, è lei stessa costruita, originata, posta in essere dallo Spirito. Confesso che mi ha sempre affascinato pensare che il Dio creatore «è Spirito» (Gv 3,24) e che dunque lo Spirito fa esistere tutto ciò che è, anche la materia. In effetti noi siamo tentati di dividere, di tenere separato il mondo fisico, corporeo, fatto di particelle atomiche e subatomiche, dal mondo dello spirito. Certo in rapporto alla natura umana, a ciò che io sono, nel mio corpo di carne inscindibilmente unito al mio spirito, ha senso distinguere (non separare) tra l’uno e l’altro, ma poiché «Dio è Spirito», dobbiamo dedurne che dal suo essere “incorporeo” prende origine tutto ciò che esiste, anche la materia. Questa semplice constatazione mi ha sempre aiutato ad aprirmi allo Spirito come ad un Mistero assolutamente concreto. Infondo, anche io, sebbene prete, sono come tutti imbevuto di materialismo, malato di empirismo. Per questo mi affascina pensare che la personificazione dell’Amore divino, tutt’altro che evanescente e impercettibile, è il fondamento di ogni concretezza e la consistenza di ogni esistente, è reale più di ciò che le mie mani possono toccare, di ciò che la fisica può misurare. Ma ben più della materia, lo Spirito è l’Amore. E dunque che cosa c’è di più concreto, di più essenziale, di più necessario? Tutti lo cerchiamo instancabilmente, spesso disordinatamente, perché senza amore si sa, non si può vivere. Ma quale vita troveremmo senza aprirci a Colui che dà la vita? Gli abbracci che ci doniamo cercano la gioia dell’unione, perché l’amore che gli uomini conoscono desidera l’unione totale, ma i nostri abbracci sono incapaci di realizzarla. È lo Spirito che porta a compimento il nostro desiderio. Scrive il grande teologo François Xavier Durrwell, con un linguaggio misterioso e luminoso al tempo stesso: «Sulla terra nessuno sa amare fino al punto di esistere nell’altro e di farlo esistere in quell’amore, altrimenti i due sarebbero interamente uno in un’alterità totale. Nello Spirito Santo, che è amore infinito, il Padre e il Figlio sono quello che sono: personalizzati nell’amore che li unisce. Dell’unità del Padre e del Figlio si può dire quello che è stato detto della paternità di Dio: chi fosse capace di un amore infinito la comprenderebbe». don Massimo Pelliconi
 
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