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Populisti, xenofobi, euroscettici.....
Di Pierini Alessandro - 07/06/2007 - Politica - 1237 visite - 0 commenti
L’appellativo di “destra populista, xenofoba ed euroscettica” è usato spesso dalla stampa di sinistra per raggruppare forzosamente una serie di soggetti politici che in realtà sono molto diversi per esperienza, localizzazione e consenso. In occasione del recente successo elettorale di Sarkozy, alcuni gazzettieri nostrani hanno esteso questo marchio anche alla coalizione di centrodestra francese. L’intendimento è chiaro: caratterizzare negativamente esperienze politiche tra loro diverse, ma che hanno in comune una colpa grave: essere vincenti, essere alternative alla sinistra, e avere un notevole consenso popolare e interclassista. Se il populismo è un concetto vago, stante la difficoltà a definire il confine tra “popolare” e “populista”, va detto peraltro che il populismo di certa sinistra europea, in particolare quella italiana, è molto più intenso di quello della destra, specie quando viene espresso su problematiche di attualità che vengono sfruttate come mezzo di consenso. I pensionati in piazza non li porta la destra, ma i sindacati e la sinistra radicale con le loro allettanti fantasie sulla sostenibilità del welfare e vari slogan annessi (le pensioni non si toccano, giù le mani dalla la sanità pubblica gratuita ecc.), e su questa demagogia mantengono il loro residuo consenso. In quanto all’euroscetticismo, direi che è a dir poco giustificato. Non è colpa degli euroscettici la crescita zero dell’economia, la scarsa competitività dell’industria UE, l’assenza di una politica estera e di difesa comune, una moneta unica che ha fatto solo lievitare i prezzi, un mercato interno ancora “legato” per gli europei ma aperto, grazie a Schengen, alle incursioni di milioni di clandestini, una ricerca scientifica e tecnologica che segna il passo…etc. Attribuire ragioni e carattere emotivo agli elettori di destra, serve solo ad accrescere il livore e la diffidenza di questo elettorato e conseguentemente, ad aumentare l’euroscetticismo. Ricordiamoci quali effetti devastanti sul consenso comunitario ha avuto l’ingerenza dell’Unione europea sugli esiti elettorali austriaci nel 2001. In quanto alla xenofobia, è una delle variabili più allucinatorie in assoluto. Considerati gli effetti della massiva immigrazione extracomunitaria sulla sicurezza, sulla convivenza e sulla spesa sociale, ci si potrebbe aspettare un aumento esponenziale dei fenomeni xenofobi. Al contrario, un extracomunitario in Europa, attualmente, non è più minacciato di quanto non lo sia un gay a S. Francisco o un basco a Bilbao. La diversità culturale e la tolleranza sono una ricchezza dell’Europa, e queste sono delle qualità intrinseche al nostro continente, ben preesistenti al recente fenomeno immigratorio. Anzi, una volta per tutte sarebbe opportuno ribadire una gerarchia delle “diversità” anche in termini storici e locali, differenziando cioè le vecchie ed endogene diversità tutte europee, dalle nuove diversità importate, e che per molti versi sono imposte.
 
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