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Le spie della Germania dell'est.
Di Rassegna Stampa - 21/05/2007 - Storia del Novecento - 1279 visite - 0 commenti
Le vite della Stasi: ex spie a congresso Berlino, per la prima volta si raccontano i capi dei servizi segreti della Ddr DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — Ci sarà Gabriele Gast, per anni alto papavero della Bnd, lo spionaggio federale, in realtà agente al servizio della Stasi, la famigerata polizia segreta della Germania Est. La sua relazione si intitola «Infiltrazione della Bnd». Verrà Rainer Rupp, il leggendario Topaz, la spia che svelò al Patto di Varsavia tutti i segreti militari della Nato. E vivrà un insperato momento di gloria anche Werner Grossmann, numero due di Erich Mielke e ultimo capo dell'intelligence della Ddr, che come allora sarà accompagnato dal suo vice, l'ex generale Horst Vogel, già responsabile dello spionaggio economico e tecnologico. A raccontar le loro tresche, ci saranno perfino alcuni Romeo, gli ex sciupafemmmine della Guerra Fredda, specializzati nel sedurre le segretarie di Bonn, per poi carpir loro documenti riservati del governo occidentale. Sarà come una riunione di famiglia, dopo anni di lontananza e di diaspora. E si ritroveranno proprio qui a Berlino, la città senza ombre che definì il loro destino di ombre. Ma questa volta non avranno bisogno di barbe finte, passaporti falsi, segni di riconoscimento, valigette col doppiofondo, doppi e tripli giochi. Saranno finalmente loro, con le loro facce, le loro vere identità e, cosi sperano gli organizzatori, i segreti del mestiere. Diciassette anni dopo la caduta del Muro e la fine della Germania comunista, gli ex protagonisti del più efficace servizio segreto della Guerra Fredda saranno a congresso il 16 e 17 giugno nella capitale tedesca, per sottoporsi alle domande e alle curiosità di un pubblico di studiosi. Organizzata dall'Università danese di Odense, è il primo tentativo accademico di indagare da vicino il mondo fin qui raccontato e romanzato da Le Carré o dal cinema, ovvero giustamente messo sotto processo per le sue malefatte. «Vogliamo sapere in che che modo questa gente lavorava», spiega il professor Thomas Wegener Friis, che a Odense dirige il Centro per lo studio della Guerra Fredda. E aggiunge: «Noi non vogliamo sentire alcuna dichiarazione ideologica. Ci interessa conoscere come funzionavano nella realtà i servizi della Ddr, poiché su questo non si sa veramente nulla». È così riuscito agli studiosi danesi, quello che i loro colleghi tedeschi hanno tentato inutilmente per oltre tre lustri: tutte o quasi le ex spie della Ddr si erano infatti sempre rifiutate di apparire in pubblico. Nel congresso di giugno terranno relazioni personaggi decisivi come Kurt Gailat, che nella Stasi aveva la responsabilità di assicurare ai vertici della Germania Est informazioni dettagliate su quanto succedeva all'interno dei partiti occidentali, dalla Spd alla Cdu-Csu, dalla Fdp ai Verdi. Oppure Karl Rehbaum, capo dello spionaggio militare del regime di Honecker. O Rainer Rupp, appunto, che forse racconterà una volta per tutte in dettaglio le imprese sue e di Anne Christine Bowen, la funzionaria inglese della Nato di cui lui, giovane studente di Mainz appena reclutato dalla Stasi, si innamorò e poi volle sposare. Diventarono Topaz e Turquoise, una coppia di spie che causò all'Alleanza danni strategici gravissimi. E sarà un peccato che Markus Wolf, l'uomo senza volto, morto pochi mesi fa, non sia della partita: l'ex capo del controspionaggio era stato il maestro di tutti o quasi tutti quelli che parteciperanno al congresso. «Ognuno ha bisogno di raccontare la sua storia, anche le spie», dice il professor Friis. Una necessità che sembra stringente, visto che i partecipanti non riceveranno compensi, né rimborsi. «È tempo di affrontare le domande dei ricercatori, perché questa vicenda possa essere raccontata fattualmente e senza animosità», spiega Werner Grossmann. Ma il congresso delle ex spie venute dal freddo suscita anche critiche e polemiche. «È irresponsabile e di cattivo gusto che i criminali vengano considerati testimoni del tempo e si ricorra a loro per far luce sulla Storia», ha detto Alexandra Hildebrandt, direttrice del berlinese Museo del Muro, facendo anche notare che la data scelta è particolarmente infelice, il 17 giugno ricorrendo l'anniversario dell'insurrezione del 1953, quando il regime comunista represse nel sangue la pacifica protesta dei lavoratori. «Questa è Oral History — è stata la risposta di Friis — e noi come studiosi siamo tenuti ad usarla. Queste persone sono tutte sopra gli ottanta, fra dieci anni saranno quasi tutte scomparse e ci pentiremmo di non averlo fatto».
 
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