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Ci risiamo: trovato l’anello mancante...
Di Enzo Pennetta - 10/09/2011 - Darwinismo - 2026 visite - 0 commenti



La notizia è apparsa su tutti i media, “è stato trovato finalmente l’anello mancante dell’evoluzione umana”. Ma le cose non stanno proprio così, anzi, la scoperta crea più problemi alla teoria neo-darwiniana di quanti ne risolva. Ma questo non lo dice nessuno.
Accade così che la scoperta di un fossile di ominide diventa il rinvenimento “dell’anello mancante”.
Sul Corriere della Sera, su La Stampa, Il Riformista, La 7.it,  l'Eco di Bergamo, su Tiscali notizie, Wall Street Italia, e chissà dove altro, sarebbe bastato cambiare un articolo e, anzichè parlare “dell'anello mancante”, riferirsi ad “un” anello mancante, per non scivolare nella banalità.

Ma la notizia è in effetti una "non notizia", nel senso che se ne era già parlato in precedenza. Al riguardo è infatti da segnalare un interessantissimo articolo apparso su "Pikaia" (il portale dell'evoluzione, di Telmo Pievani –quando ha ragione glielo riconosciamo!-) addirittura il 10 aprile 2010, in un pezzo firmato da Marco Michelutto, nel quale la questione è posta nella giusta luce e dove, tra l'altro, si può trovare un passaggio molto interessante:
"Ad ogni modo il dibattito non si è fatto attendere ed entrambe le posizioni hanno i loro sostenitori degni di nota, ad esempio Donald Johanson che si rammarica addirittura che la specie non sia stata inserita nel genere Homo e Tim White che la considera solo un esponente tardivo di Australopithecus africanus (e fa notare come il fatto che l'individuo che fa da olotipo sia relativamente giovane possa aver distorto alcune sue caratteristiche salienti)."

Leggiamo infatti che gli esperti sono divisi sulla collocazione da dare all'Australopitecus sediba, c'è chi lo vorrebbe inserire nel genere Homo e chi invece tra gli Australopitecus africanus. Particolarmente interessante è la motivazine della seconda proposta, si fa notare che: "l'individuo che fa da olotipo sia relativamente giovane possa aver distorto alcune sue caratteristiche salienti"

Come i paleontologi sanno, il cranio dei piccoli delle scimmie somiglia maggiormente a quello umano rispetto a quello degli adulti, se quindi prendiamo un individuo di Australopitecus particolarmente giovane, come fa notare il prof. Tim White, la classificazione del reperto risulta falsata. Grazie all'informazione di Pikaia, le notizie della stampa non specializzata appaiono dunque in tutta la loro esagerazione.

Altrettanto corretta è stata l'informazione specializzata di Le Scienze che, ad esempio, titola sulla stessa notizia:
Au. sediba: un po' australopiteco, un po' uomo. Nell'articolo si possono inoltre leggere passaggi chiarificatori come quello che verrà ignorato dai più,  ma che rappresenta un fatto importantissimo biologicamente:
"I risultati di Carlson pongono così in dubbio la teoria di un graduale ampliamento del cervello durante la transizione da Australopithecus a Homo."

Il senso della scoperta appare così ribaltato: dove sembrava di vedere la definitiva consacrazione del meccanismo neo-darwiniano, emerge invece un grande ostacolo: si allontana l'ipotesi di uno sviluppo gradualistico del cervello. E i biologi sanno che il gradualismo è un punto centrale del neo-darwinismo.

Un'informazione questa che andrebbe inoltre integrata con quella relativa al raggiunto limite di sviluppo massimo del cervello umano data poco tempo fa. Le implicazioni delle due notizie unite insieme rappresentano quindi un ostacolo rilevante per il meccanismo neo-darwiniano.

Quindi la notizia può essere più realisticamente riassunta in questi termini:
1° caso: l'A. sediba è una specie di A. Africanus (tesi del prof. T.White), e allora niente "anello" di congiunzione con Homo

2° caso: l’A. sediba è veramente un anello di congiunzione con Homo (tesi del prof. Johanson), e allora la sua scoperta comporta molte difficoltà per l'evoluzionismo neo-darwiniano a causa del suo cervello che non mostra un'evoluzione graduale.

Ma questo non lo troveremo nei giornali.
E da domani tutti sosterranno con convinzione che "è stato trovato l'anello mancante".

da: CRITICA SCIENTIFICA


 
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