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Per l’Unità Giordano Bruno è il precursore degli scienziati moderni
Di Enzo Pennetta - 10/08/2011 - Cultura e società - 1563 visite - 0 commenti



Come è possibile che il mito di Giordano Bruno come scienziato incompreso e, per questo motivo osteggiato dall’oscurantista Chiesa Cattolica, venga riproposto continuamente? Eppure basterebbe una semplice verifica, per non cadere più in questo luogo comune. Come tutti sapranno, il 6 agosto 2011 tutti i quotidiani hanno riferito la notizia del finto telegiornale del tg 3 in cui si dava l’annuncio dell’arrivo degli alieni. Proprio il giorno in cui nel web impazzava il video col finto annuncio dello sbarco alieno dato dal tg3, sulla pagina scientifica dell’Unità appariva un articolo dal titolo “Alieni, forse qualcuno c’è”. Ma quali sarebbero secondo l’autorevole quotidiano i motivi per ritenere che “forse qualcuno c’è”? All’origine di tanto ottimismo è la scoperta di un pianeta intorno ad una stella a 20 anni luce dalla terra, il pianeta Gliese 581 d:
 «la scoperta di Gliese 581 d avrebbe commosso fino alle lacrime Giordano Bruno per il semplice motivo che è il primo pianeta extrasolare «della stessa specie della Terra» di cui conosciamo con certezza l’esistenza.»

E poi:

«Gliese 581 d è per così dire il primo pianeta davvero «bruniano» che abbiamo scoperto fuori dal sistema solare, il giardino di casa nostra. Ora il Nolano era stato mandato al rogo a Campo de’ Fiori a Roma nell’anno 1600 anche perché aveva asserito che l’universo è popolato da «infiniti mondi» e che molti tra questo mondi sono «della stessa specie della Terra». E dunque, proprio come la Terra, abitabili (e abitati) da essere intelligenti.
»

Ricordiamo che Bruno visse all’alba della rivoluzione scientifica ma non era uno scienziato, che era un cabalista e credeva nella magia, alcuni dei titoli delle sue opere sono “De vinculis” che tratta del condizionamento a distanza che si può effettuare sugli altri:

«Tra tutte le opere di argomento magico, è proprio il De vinculis a farsi carico più di ogni altra dell'interpretazione in chiave politica della magia bruniana, in quanto nei suoi XXXIII articoli affronta il tema del vincolare in maniera diversa rispetto alle altre opere magiche, declinandolo all'interno di una prospettiva interamente umana e civile.»
Fonte: Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento - Signum

Il “De magia”, pubblicato solo nel 1891, sul cui argomento per evidenti motivi non ci soffermiamo, e “La cabbala del cavallo pegaseo” la quale:
«contiene spunti importanti e nuovi per la comprensione del pensiero bruniano: il rapporto fra fede e verità; la critica di alcuni aspetti della filosofia antica, soprattutto nei confronti di Aristotele e Sesto Empirico; l'idea della trasmigrazione delle anime»
Fonte: Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento - Signum

Gli “infiniti mondi…abitati da esseri intelligenti” di cui egli parlava erano, molto probabilmente dello stesso tipo di quello che lo spiritista Allan Kardec descriveva nel suo “Vangelo secondo gli spiriti” quando teorizzò per primo l’esistenza di abitanti di altri pianeti, solo che tali extraterrestri non erano degli esseri viventi originati in altri luoghi dello spazio, bensì anime di defunti reincarnate e con le quali era possibile entrare in contatto i “medium” seduti intorno ai tavolini a tre gambe. Va inoltre puntualizzato che, come lascia appena intravedere l’autore dell’articolo, Bruno quando fu sottoposto al famoso processo non fu condannato perché fautore dell’eliocentrismo o di altre posizioni sull’astronomia, ma perché, pur avendo giurato fedeltà allo stato (come farebbe oggi un militare in qualsiasi paese) lo aveva tradito a favore di una potenza ostile e operava per il sovvertimento delle istituzioni che avrebbe dovuto servire. Una vicenda che evidentemente con l’astronomia aveva ben poco a che fare ma che ha invece molto a che fare con un certo tipo di mitologia diffusa a fine ottocento, in pieno periodo risorgimentale quando la figura di Giordano Bruno, che fino ad allora non era stata considerata da nessuno come un caso di persecuzione politica o religiosa, venne strumentalizzata per mettere in cattiva luce la storia dei secoli precedenti.
Testimonianza di questa situazione è la statua eretta a Roma in memoria di Giordano Bruno a Campo de Fiori nell’anno 1889, opera dello scultore Ettore Ferrari che nel 1904 diverrà Gran Maestro della Massoneria alla quale imprimerà un’impronta fortemente anticlericale.

Detto questo, non ci facciamo illusioni sulla possibilità che la vicenda di Giordano Bruno venga esposta nel suo vero svolgimento, ma poiché Bruno sta agli astronomi come Branko sta a Margherita Hack, speriamo che almeno non venga più rappresentato come un precursore dei moderni scienziati.

Fonte: Critica scientifica

 
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