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Critiche al darwinismo e "libertą di stampa"
Di Enzo Pennetta - 21/11/2010 - Darwinismo - 1433 visite - 0 commenti



Chi segue il dibattito sull’evoluzione sa come sia difficile avere un confronto sereno e serio su tale argomento. I termini che vengono usati per commentare qualsiasi intervento che sia, anche solo sospettato, di essere critico nei confronti del darwinismo sono spesso improntati al pregiudizio e alla derisione, fino a giungere, a volte oltrepassandolo, il limite dell’insulto.

Questo atteggiamento affonda le sue radici in un clima di scontro che trova alimento nella falsa alternativa evoluzione/creazionismo. In poche parole ogni critica al darwinismo comporta automaticamente l’attribuzione di una “etichetta” di creazionista. Questo tipo di meccanismo è riconducibile alla “Reductio ad Hitlerum”, termine coniato negli anni ’50 da Leo Strauss, che, per usare la definizione che tutti possono trovare su Wikipedia, consiste in “una tattica dialettica di uso in politica, mirante a squalificare un interlocutore comparandolo a un personaggio malvagio (nel caso estremo, Adolf Hitler).

Per squalificare qualunque critica alla teoria evoluzionistica darwiniana (termine col quale si intende indicare  la “Sintesi moderna”) si vede troppo spesso mettere in atto questa “Reductio ad creazionistam”, per cui la critica rivolta non viene neanche analizzata e finisce direttamente incasellata tra gli argomenti creazionisti. La gravità di questo meccanismo sfugge ai più, un’alterazione del confronto esercitata in questo modo veniva invece inserita da George Orwell tra le cose che minacciano la “libertàdi stampa”.

Per comprendere appieno cosa si intende può essere utile leggere quello che proprio George Orwell scriveva nella prefazione al suo celebre libro “La fattoria degli animali” pubblicato in Inghilterra nel 1945, gli anni in cui l’URSS era alleata della Gran Bretagna ed era quindi “sconveniente” parlare degli “errori” dello stalinismo. Il titolo originale della premessa è “Libertà di stampa” di cui si riporta di seguito un brano col quale si è voluto un po’ “giocare” sostituendo le parole sovietico con darwinismo e reazionari con creazionisti:

«Scritti antidarwiniani se ne producevano in quantità, ma partivano quasi tutti da un punto di vista creazionista, erano manifestamente disonesti, superati e dettati da motivazioni meschine. Dall’altra parte c’era una fiumana, altrettanto enorme e quasi altrettanto disonesta, di propaganda filodarwiniana, in pratica si registrava un boicottaggio verso chiunque tentasse di discutere in modo adulto questioni della massima importanza. Indubbiamente era possibile pubblicar libri antidarwiniani, ma chi lo faceva poteva stare certo che quasi tutta la stampa intellettuale avrebbe ignorato o mistificato le sue idee



È necessario aggiungere che la letteratura creazionista è inoltre una realtà specifica di paesi come gli USA e nulla ha a che vedere con la cultura italiana e cattolica e il cadere in questa trappola, di estendere alla nostra realtà quello che invece non le appartiene, può dare la misura di una forma di “colonialismo” e di una sudditanza che affligge il mondo della cultura e che porta chi ne è vittima ad assumere acriticamente atteggiamenti immotivati.

Un breve approfondimento sul falso dilemma creazionismo/evoluzione è possibile trovarlo in “CREAZIONISMO O EVOLUZIONE? LA TRAPPOLA DEL FALSO DILEMMA” al seguente link:
http://www.insegnamentoscienze.it/falsi_storici.htm
 
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