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Il bavaglio è corto
Di Giuliano Guzzo - 11/06/2010 - Politica - 971 visite - 0 commenti

La lunga processione funebre per la scomparsa della libertà di informazione, assicurano i "sinceri democratici", è giunta allo stadio finale, la sepoltura: d’ora in poi per la stampa italiana sarà silenzio coatto, repressione, regime. E pazienza se una norma identica, se non più repressiva, venne approvata alla Camera con addirittura 447 voti a favore in data 17 aprile 2007, quando a governare era il centro-sinistra: si prevedeva il totale divieto (!), fino alla fine delle indagini preliminari, di pubblicazione per le intercettazioni. E per i giornalisti sorpresi a pubblicare anche solo per “riassunto” le intercettazioni 30 giorni di carcere o un' ammenda inasprita, da 10.000 fino a 100mila euro. Solo che allora le reazioni sinistresi erano state un po’ diverse: l’allora Presidente della Commissione giustizia Pino Pisicchio dell’Italia dei Valori – il partito che oggi guida la sedicente “disobbedienza civile” - esultava e il parlamentare diessino nonché giornalista Paolo Gambescia commentava così: “è una buona legge” (Corriere della Sera, 18/4/2007, p. 20). Tre anni dopo, tutta la sinistra, pur di infangare il Governo, grida alla censura. E la stessa stampa che nel 2007 se ne stava in religioso silenzio oggi abbaia, si straccia le vesti, denuncia l’azzoppamento della democrazia. Sacrosanta, a questo punto, la protesta contro la Legge bavaglio: tanti giornalisti venduti e adusi alla demolizione della reputazione altrui meriterebbero ben altro.

 
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