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Poligamia e società italiana
Di Marco Luscia - 09/02/2007 - Cultura e società - 1232 visite - 0 commenti
Secondo un recente sondaggio apparso in televisione in questi giorni, il 35 per cento degli Italiani si direbbero favorevoli alla poligamia. La notizia è sconcertante, ma non deve stupirci più di tanto se pensiamo che la motivazione che sta alla base dell’accettazione di questa pratica è la tolleranza di principi religiosi diversi dai nostri. L’idea di tolleranza nei confronti della poligamia a dire il vero è stata suggerita abilmente dalla stessa domanda formulata dai sondaggisti che hanno chiesto: “Sareste favorevoli, in nome della tolleranza nei confronti di una religione diversa dalla nostra ad ammettere la poligamia”? Di che religione si tratti è facilmente intuibile, meno ovvio è ritenere che per essere buoni musulmani occorra essere poligami, quasi si trattasse di un precetto. Quello che più ci deve far riflettere però mi pare invece la percentuale dei sì. Moltissimi italiani con la loro risposta acconsentono infatti ad introdurre nel nostro paese una pratica che la nostra civiltà ha giudicato come inadeguata , per non dire primitiva e barbara, in quanto fortemente discriminante nei confronti della donna. Insomma una verità che sembrava patrimonio indiscusso della nostra vita è ora posta in discussione. Una di quelle verità che tanto faticosamente l’uomo ha cercato e con altrettanta fatica affermato nel corso della propria evoluzione storica, ancora una volta è scossa, offesa, sfregiata e negata. Essa sembra aver perso la propria trasparenza. Il fatto paradossale però consiste nell’evidente convergenza fra due visioni della vita che parrebbero elidersi a vicenda. Quella islamica e quella radical-libertaria. Perché? Per il radicale e per chiunque neghi una solida fondazione dei valori, la verità non esiste. La vita dell’uomo, i principi, le forme di convivenza, la famiglia, le istituzioni, la sessualità, tutto per il relativista apparirà come opinabile. Pertanto, anche l’unione fra uomo e donna non sarà che una forma determinata storicamente, formalizzatasi lungo la storia nell’istituzione matrimoniale, ma comunque sempre aperta ad evoluzioni e aggiornamenti che ne alterino anche radicalmente la natura. Questo perché l’uomo non si identifica con una natura, egli è semplicemente colui che tenta e sperimenta su se stesso ogni tipo di cosa. Il fatto che storicamente la famiglia composta da un uomo e una donna abbia rappresentato e rappresenti la condizione in cui l’amore reciproco e la cura dei figli possa meglio esplicitarsi non lo riguarda. Il radicale perciò non farà fatica ad ammettere la possibilità che un uomo possa avere più donne e vivere loro assieme, purché vi si il consenso delle interessate. Probabilmente a ciò aggiungerà una postilla, che analoga possibilità sia concessa alle donne. In tal modo si realizzerebbe la perfetta parità fra i sessi, immaginando un nuovo tipo di unione, la poligamica, cui qualcuno, quando i tempi saranno maturi, proporrà di estendere tutte le tutele del caso. Le cose che sto dicendo sono persino teorizzate da filosofi che oggi godono di un notevole consenso da parte dell’opinione pubblica. A vedere come stanno andando le cose mi sentirei di proporre a molti dei miei studenti il mestiere dell’avvocato, specialista in diritto matrimoniale. Ma torniamo al nostro “amico radicale”, al credo individualista, che lo connota così bene. Egli, potrà pur dirsi innamorato della famiglia tradizionale, ma non per questo riterrà di condizionare la libertà altrui di vivere come meglio crede. Questo perché ogni sano relativismo è insofferente nei confronti della dimensione pubblica, della forza vincolante dei principi, persino di quei principi intangibili che ogni democrazia ed ogni società dovrebbero porre a fondamento della propria esistenza. Ed uno di questi è proprio la famiglia composta da un uomo e da una donna unita dal vincolo del matrimonio. La poligamia insomma sembra farsi strada innanzitutto come idea: essa è il frutto di una concezione inadeguata di libertà e di tolleranza. Tolleranza fra l’altro non estesa nei confronti di tutti. E’ di questi giorni la notizia che in una casa di riposo romagnola, contro la volontà di tutti i degenti sono stati eliminati i crocifissi. Tutto ciò in nome della tolleranza verso chi non crede. La cosa è sconcertante: la sola ipotesi che un giorno un non credente o un aderente ad un culto diverso dal cattolico possa entrare in quella casa di riposo, ha generato una violenza, un sopruso nei confronti degli anziani. Non fatico a credere che molti di coloro che tollererebbero la poligamia sarebbero pure in prima fila nel “decontaminare” i luoghi pubblici dai simboli cristiani. Forse sono malizioso, chissà. Resta il fatto che una possibilità che il Corano ammette e che la civiltà occidentale soprattutto dopo l’avvento del cristianesimo ha sempre rifiutato, sembra per molti italiani non provocare alcun fastidio. Ma l’individualista non ha alcuna idea di cosa sia la poligamia; forse egli la concepisce come una possibile e stimolante variante nel rapporto fra i sessi, un privilegio per pochi ricchi in grado di mantenere più mogli. Ma probabilmente mi sbaglio. La donna occidentale infatti lavora e quindi il “plurimenage” non è poi impossibile; inoltre lei stessa potrebbe avere più uomini. Fatto sta che nel silenzio generale, da quanto riportano i giornali, risulterebbe che in Italia esisterebbero almeno 15000 unioni poligamiche celebrate religiosamente: si tratta di coppie di musulmani, secondo cui, come è risaputo, solo l’uomo può avere più mogli e non viceversa. Si preoccuperanno di questo i tollerantissimi italiani? Ma chi se ne importa dei figli, dei rapporti fra i sessi, dei diritti delle donne: quello che conta è la libertà di autodeterminarsi. La costituzione almeno su questo punto, può essere cambiata. C’è di che rabbrividire. Chi nega ogni principio e valore assoluto, per un attimo stringe la mani a colui che invece concepisce il mondo come pervaso e orientato dall’assolutezza di Dio e dei suo principi. Staremo a vedere. Per concludere, qual è dunque il punto comune fra Islam e cultura radicale? Credo esso sia il non riconoscimento del diritto naturale, cioè la possibilità data a ciascuno di cogliere il bene e il vero semplicemente accettando il dettato della ragione naturale. E’ in nome di questo principio che comunisti e cattolici, in occasione dei lavori della costituente, hanno riconosciuto il valore della famiglia, della fedeltà, del matrimonio monogamico.
 
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