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E' successo un Polverone
Di Giulia Tanel - 30/03/2010 - Politica - 1129 visite - 0 commenti
La partita delle regionali è finita 7 a 6 per il centrosinistra, con una battaglia sul filo di lana nel Lazio e in Piemonte, che poi alla fine sono andate alla destra.
Bersani ammette che un’inversione di tendenza c’è stata, infatti i dati non sono neanche lontanamente paragonabili al precedente 7 a 2, anche se il centrosinistra si conferma nelle regioni rosse - Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche -, conserva la Liguria e la Basilicata e soprattutto stravince in Puglia, dove il presidente uscente Niki Vendola conquista un successo importante. Da evidenziare c’è anche la prepotente avanzata della Lega al nord: "La sinistra è sparita e la gente ci ha votato - è la spiegazione di Bossi - perché la Lega vuole cambiare il paese. Ora facciamo le riforme".
Berlusconi afferma: "Sono sceso in campo e questa è la mia vittoria", anche se ora bisognerà vedere come gestirà i rapporti con la Lega, che di certo ora ha più di qualche motivo per rivendicare una maggiore influenza nelle scelte del governo.
Due sono state le regioni in cui la battaglia è stata all’ultimo voto: in Piemonte, dove ha vinto Roberto Cota, e nel Lazio, dove la Polverini è riuscita, soprattutto grazie ai voti ottenuti nelle province, a superare la rivale Emma Bonino. "Credo che tutto ciò dimostri che i miracoli esistano, quando la gente vuole tutto e possibile", queste le parole di Renata Polverini, per la quale le priorità ora sono: sanità, casa e lavoro. Soprattutto nella sanità, l’inversione di tendenza dovrà farsi sentire in maniera molto decisa, dato che la giunta Marrazzo lascia un’eredità pesante: una linea politica che privilegia i diritti civili (che prevedono, per esempio, il sostegno alla comunità Glbt – gay, lesbo, bisex e trans gender) a discapito di altre forme di assistenzialismo. “In pratica, con l’approvazione definitiva del bilancio regionale del 2009, fu decisa la drastica riduzione dell’assistenza ai malati di Sla da dieci a una sola ora” (Italia Oggi, 26 marzo 2010).

Due cose, da ultimo, vanno sottolineate. La prima riguarda l'unica certezza che è stata fin da subito molto chiara: la vittoria dell'astensione. Mai, nella storia della Repubblica, si è avuto un così scarso afflusso alle urne (media nazionale 65%, non ha votato uno su tre), con una defezione che fa riflettere. Questo fatto denota una sempre minor fiducia degli italiani nella politica, che si presenta sempre più come un campo in cui vince chi grida più forte, piuttosto che come un terreno di fertile confronto e di crescita per il bene comune. A questo aspetto è ricollegabile una seconda doverosa sottolineatura, e cioè il modo in cui sono state impostate le campagne elettorali nelle varie regioni. E’ risultato fin da subito evidente, infatti, come più che presentare i propri programmi, le varie coalizioni puntassero più a contrapporsi ai propri avversari politici, senza esporre in prima persona i propri progetti. Tutto ciò a discapito di un’informazione che dovrebbe essere, quantomeno, chiara.

Insomma, questa riscossa del centrodestra ai seggi appare solo come il primo passo di un cammino che si prospetta assai lungo ed impegnativo.
 
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