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Pedofilia, Chiesa: tra realtą e propaganda
Di Francesco Agnoli - 25/03/2010 - Storia - 1899 visite - 0 commenti

L’attuale dibattito sulla pedofilia nella Chiesa è impostato sulla menzogna sistematica. Infatti la campagna mediatica in corso sovradimensiona ed amplifica il fenomeno, oltre ogni misura; è a senso unico, ed occulta volutamente il contesto generale, che vede un aumento della pedofilia in tutti i settori della società ( laico, religioso, sportivo, familiare ecc); dimentica che molti episodi criminali vanno inseriti in una cultura del sesso precoce e “libero” che ha investito tutto l’Occidente, a partire dagli anni in cui il leader sessantottino Daniel Cohn Bendit vantava di aprire la toppa dei pantaloni dei suoi piccoli allievi, in nome della loro libertà sessuale. Sino, per stare al presente, all’esaltazione dei rapporti precoci fatta da Aldo Busi, o alla difesa della pedofilia come gusto sessuale alternativo, qualora non sfoci in atti criminosi, dei radicali.

A tal riguardo si può citare una dichiarazione ambigua ed emblematica di Nichi Vendola: “Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere rapporti tra loro o con gli adulti, tema ancora più scabroso, e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione” (Il Giornale, 10/6/2000).

Altri depistaggi: l’ex presidente dell’Arcigay, Franco Grillini, per esempio, analogamente a quanto fanno i radicali, da anni va ripetendo, da un lato che la gran parte dei casi di pedofilia avviene nella “famiglia tradizionale”, e che esisterebbe un nesso inestricabile tra di essi e la perversa “ideologia romano cattolica” della famiglia; dall’altro lato, quando l’occasione è propizia, sostiene l’esistenza di una profonda connessione tra pedofilia e sacerdozio cattolico, a causa del celibato ecclesiastico. “La pedofilia in questo paese... è quella familiare e del clero cattolico”, ha dichiarato tranchant Grillini, dimenticando che se gli atti di pedofilia accadono soprattutto in famiglia - non per questo, come forse vorrebbe lui, da eliminare - significa che non sono per nulla conseguenti al celibato! Anche perché la pedofilia interessa i pastori protestanti, sposati, assai più dei preti cattolici, celibi, mentre l’80% dei casi di pedofilia ecclesiastica riguarda rapporti omosessuali.

A Grillini, e a quelli come lui che strumentalizzano fatti di cronaca per trarne accuse generiche e ridicole, rammento il pensiero dell’ideologo gay Mario Mieli: “Altra grande rottura di senso è il riconoscimento della sessualità indistinta, gioiosa e vitale del bambino. Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irregimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros. Discorso eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia, ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe…” (Liberazione, 11/3/2008).

Detto tutto questo, vista la falsità del dibattito in corso, non può che essere spontaneo il collegamento tra la campagna anti-Chiesa di oggi e quella nazista. Tra il 1934 e il 1937- scrive George Mosse, in “Sessualità e nazionalismo”- la Germania celebrò processi pubblici contro sacerdoti e monaci accusati di reati contro il pudore, benché alla fine solo 64 dei 25.000 ecclesiastici tedeschi inquisiti poterono essere dichiarati colpevoli, sia pure da tribunali prevenuti”. I gerarchi nazisti, noti per la loro dissolutezza, cercarono dunque di infangare la Chiesa per chiuderne le scuole, gli orfanatrofi e i giornali, e per stroncarne l’ opposizione al regime. “L’enfasi data a un piccolo numero di crimini sessuali -scrive lo storico di Oxford M. Burleigh in “In Nome di Dio”-, commessi nei pensionati cattolici o nelle case religiose, consentì ai nazisti di sostenere che la Chiesa cattolica era in balia dei demoni del sesso… La deliberata inflazione delle statistiche era uno dei sistemi preferiti dai nazisti per soffiare sul fuoco dell’isteria…”.

Si arrivò al punto che il ministro Goebbels, il 28 maggio 1937, riferendosi proprio ai processi a religiosi, ebbe a dire: “Oggi parlo come il padre di una famiglia con quattro figli: la ricchezza più preziosa che possiedo. Parlo come un padre che può comprendere perfettamente come dei genitori possano sentirsi colpiti nel loro amore per il corpo e l’anima dei propri figli, e che cosa possano provare quei genitori che vedono il più prezioso dei loro tesori dato in pasto alla bestialità dei profanatori della gioventù. Parlo a nome di milioni (sic) di padri tedeschi”.

Otto anni più tardi Goebbels avrebbe avvelenato tutti i suoi figli. Ma non c’è solo la Germania nazista: anche nella Cecoslovacchia comunista le scuole cattoliche furono chiuse con l’accusa generalizzata di pedofilia nei confronti dei preti. Nella Cina di Mao, come raccontano Harry Wu, Jung Chang e Tiziano Terzani, preti e suore furono accusati di abusare dei bambini, e persino di ucciderli, sistematicamente. Scrive la Chang nel suo “Cigni Selvatici”: “la prima volta che sentii parlare di uno stupro fu quando lessi un romanzo in cui a compierlo era un sacerdote straniero, e i preti passavano sempre per spie imperialiste e malvagi che rapivano i bambini dagli orfanatrofi per sottoporli ad esperimenti medici”.(Il Foglio, 25/3/2010)

P.s Per intenderci su cosa si intende quando si parla di attacco a senso uinco, rimando ad un altro mio articolo:

http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1722

e riporto un articolo del Foglio, sull'Onu e la pedofilia, che parla di un fenomeno analogo, proporzionalmente molto più grave, di cui però nessun giornale o televisione parla.

25 marzo 2010 One dollar baby per Caschi Blu degeneri
Storie di stupri e di pedofilia alle Nazioni Unite
Un’inchiesta rivela come i colpevoli restino impuniti.
 I favori sessuali in cambio di un dollaro (e una tazza di latte) e il caso clamoroso del Congo

La violenza sessuale dentro alle Nazioni Unite continua a essere un problema talmente serio che il presidente Barack Obama gli ha dedicato un incontro ristretto con alcuni rappresentanti dei paesi coinvolti nello scandalo. Sulle 85.000 truppe dell’Onu dispiegate in oltre sedici operazioni di peacekeeping pesa l’onta più grave: l’abuso sessuale su donne e bambini. Non poco, soprattutto per chi ha vinto il premio Nobel per la Pace. Un’inchiesta del Wall Street Journal rivela che, da quando nel 2003 il Palazzo di vetro ha riconosciuto il problema, nulla o troppo poco è stato fatto per punire, scovare e processare i colpevoli. Anzi, c’è stata una certa opera di copertura degli abusi sessuali da parte dell’Onu. Il quotidiano americano ha studiato tre recenti casi: Sri Lanka, Marocco e India. Nel novembre del 2007 cento peacekeepers dello Sri Lanka furono accusati di aver abusato di bambini haitiani dai dieci ai sedici anni, nelle docce, nelle torrette di guardia, persino nei camion dell’Onu. Abusi sono stati commessi ancora da truppe marocchine impegnate nella Costa d’Avorio e truppe indiane sono state incriminate in Congo due anni fa. E’ una storia che ha ricoperto di vergogna anche i segretari generali dell’Onu. Ruud Lubbers in qualità di Alto commissario per i rifugiati è stato accusato di aver molestato una sottoposta. L’inchiesta interna fece emergere le prove dell’abuso, eppure l’allora segretario dell’Onu Kofi Annan chiuse la vicenda. Furono le pressioni pubbliche, un anno dopo, a costringere Lubbers a dimettersi. L’inchiesta guidata dal principe giordano Zeid Raad al Hussein, citata anche dal Wall Street Journal, rivela che gli abusi sessuali “sembrano essere significativi, molto diffusi e ancora in corso”. I Caschi blu dell’Onu hanno commesso stupri e sono stati coinvolti in scandali sessuali anche in Bosnia, in Kosovo, in Cambogia, a Timor Est, in Burundi e nell’Africa occidentale. In Africa si parla ormai di “peacekeepers babies”, sono i bambini illegittimi dei soldati umanitari. Visto che l’Onu non è autorizzato a perseguire i colpevoli, il segretario generale Ban ki-Moon ha chiesto che i governi consentano che i Caschi blu accusati di abusi vengano sottoposti a giudizio. Ovviamente quasi nessuno lo ha fatto e il ciclo di violenze e impunità continua come prima.

Di tutte le missioni Onu, quella congolese – nota come “Monuc” – ha accumulato più denunce relative ad atti di corruzione e a violazioni dei diritti umani commessi dal suo personale. La missione in Congo è stata stabilita con l’obiettivo di pacificare il paese alla fine della guerra civile. E’ stata la seconda più grande missione di pace dell’Onu. Stupro, pedofilia e sfruttamento della prostituzione sono le accuse principali contro l’Onu. Un civile francese che lavorava all’aeroporto di Goma per le Nazioni Unite era solito filmare giovani ragazze congolesi, e commerciava in videocassette e fotografie pornografiche. La sua stanza era attrezzata con specchi sui tre lati del letto, mentre sul quarto lato c’era una videocamera azionabile con un telecomando. La polizia lo ha arrestato mentre stava per stuprare una bambina di dodici anni. Due peacekeepers russi hanno pagato due ragazzine di Mbandaka, le hanno cosparse di marmellata e poi hanno filmato l’orgia. A Bunia, una dodicenne di nome Helen è stata stuprata da un peacekeeper dell’Onu che l’aveva attirata offrendole una tazza di latte. Il soldato, dopo aver abusato della bambina, le ha dato un dollaro. Queste bambine sono conosciute come “one dollar baby”. Nella stessa base una tredicenne di nome Solange che cercava di vendere frutta è stata adescata con un biscotto, e poi stuprata. Dagli stessi inviati dell’Onu, che ha condannato lo stupro come “arma di guerra”. © 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO di Giulio Meotti

Inoltre:

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=740&ID_sezione=&sezione=#
 
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