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Sciopero della fame di una coppia gay
Di Giulia Tanel - 14/01/2010 - Ideologia gay - 1863 visite - 0 commenti
Questa mattina ho acceso la TV alla ricerca di un Telegiornale e, facendo zapping, mi sono imbattuta nel programma “Mattino Cinque”. In studio c’era ospite una coppia gay: Francesco Zanardi, 38 anni, imprenditore nel settore informatico, fondatore del movimento “Gay Italiani”, e Manuel Incorvaia, 22 anni, precario. I due convivono dal 2007 a Villapiana e hanno il sogno di sposarsi, cosa che però non è prevista dalla legge italiana, dicono infatti: “conviviamo da due anni ma per lo Stato italiano non esistiamo”. Da ormai dieci giorni hanno preso una decisione: “non mangeremo finché Montecitorio non metterà in calendario le proposte di legge sui matrimoni gay” e per testimoniare la veridicità del loro digiuno hanno installato nella loro casa una webcam così chi vuole può seguire in diretta su internet il loro sciopero. “Abbiamo chiesto consiglio a Marco Pannella: chi, meglio di lui, ci poteva consigliare come sopravvivere allo sciopero della fame”, dice Francesco. “Ci ha consigliato di bere tre cappuccini al giorno, ingoiare vitamine e bere, bere tanto. Faremo come lui ci ha detto”. In studio Manuel è visibilmente provato dal digiuno, mentre Francesco tiene banco e dice: “oggi gli farò interrompere il digiuno, così potrà stare dietro a me che continuerò a farlo”. La conduttrice fa il suo lavoro e tempesta i due di domande: a rispondere è sempre Francesco. Veniamo così a sapere che entrambi hanno alle spalle un vissuto familiare alquanto problematico: Manuel è andato via di casa appena ha potuto e il padre per lui è sempre stata una figura alquanto evanescente, mentre Francesco è rimasto orfano di madre fin da piccolino e suo padre non lo ha quasi mai visto. Coincidenza fatale che entrambi abbiano un passato connotato da quell’assente inaccettabile di cui parla lo psicanalista Claudio Risé?
Ma proseguiamo: Manuel, incalzato dalla conduttrice che vuole “sentire la sua voce”, racconta qualcosa di sé: a diciotto anni si è trasferito a Milano e qui è entrato nei giri della prostituzione e ha fatto alcune esperienze che “per un gay in una grande città sono normali”. Poi però ha conosciuto Francesco e ormai sono due anni che convivono e vorrebbero sposarsi perché, riprende Francesco: “se io morissi a Manuel non rimarrebbe nulla, sarebbe totalmente solo, senza casa e senza pensione”.

A questo punto spengo la TV: cinque minuti di trasmissione sono bastati per far emergere il nocciolo delle questione, ovverosia la perdita di valori del nostro tempo, che porta con sé, come diretta conseguenza, la crisi di moltissime famiglie e numerosi altri problemi sconosciuti fino a qualche decennio fa. E’ inutile continuare a prendersi in giro facendo finta che tutto vada bene quando invece è lapalissiano che non è così; non si tratta di discriminare i gay, di demonizzare chi divorzia, di condannare chi sceglie di abortire, perché nessuno di noi ha la facoltà di giudicare gli atti altrui: bisogna però prendere coscienza che i problemi con cui ci troviamo a convivere oggi sono il frutto della perdita di un centro e del susseguente sempre maggior relativismo che attanaglia il nostro tempo e contro cui Papa Benedetto XVI si sta battendo con vigore. Solo recuperando i principi che costituiscono le radici d’Europa si potrà invertire questa rotta che sta portando il mondo sempre più alla deriva.
 
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