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A colloquio con Eugenio Corti
Di Giulia Tanel - 21/01/2011 - Letteratura - 1770 visite - 0 commenti


Nel giorno del suo novantesimo compleanno, abbiamo deciso di riproporre un'intervista fatta più di un anno fa allo scrittore cattolico Eugenio Corti, per il quale è anche stata recentemente avviata una campagna di raccolta firme volta ad assegnargli il Nobel per la Letteratura.

Un grande scrittore, oltre che dalla cura per le sue opere, si riconosce anche dalla dedizione che ha nei confronti dei suoi lettori. In tal senso −e non solo− Eugenio Corti, uno dei più importanti testimoni cattolici del Novecento, è un maestro: infatti, egli accoglie nella sua casa di Besana in Brianza chiunque lo contatti per chiedergli la disponibilità di un incontro.
Il testo qui sotto riportato è un sunto della chiacchierata che cinque studenti dell’Università di Lettere di Trento hanno avuto con lui una mattina di metà settembre.

D − Ho letto che lei è un grande appassionato di Omero e che sostanzialmente vi si è anche ispirato. Io non riesco ad appassionarmi così ad un autore, rimango più alla superficie, mi piace molto la parte “tecnica”, quindi la traduzione, la grammatica storica, però non riesco a entrare realmente nell’opera…
C – Ed è un peccato… possiamo cominciare da lì, visto che ho cominciato anch’io da Omero. Dunque, io sono stato mandato dai miei genitori in un collegio a Milano a fare la quarta e la quinta elementare, in preparazione agli studi successivi (io ero il maggiore di dieci fratelli). Allora, finita la quinta elementare, ho cominciato la prima ginnasio e ci è stato messo in mano Omero: l’Iliade. Prima ancora che il professore iniziasse a spiegare, ho cominciato a leggerlo: sono rimasto segnato tutta la vita da quella lettura! Ma quello che mi interessa trasferirle è cos’è che mi ha colpito: mi ha colpito un fatto, che tutto ciò di cui parlava lo trasformava in bellezza. È questo secondo me il punto essenziale di Omero, dal quale non mi stacco neanche oggi. E io, che ero un ragazzino, mi dicevo: “ma guarda che bello questo modo di vedere le cose”. Ecco, io mi sono messo in testa (ho fatto proprio la scelta, me la ricordo adesso a ottantotto anni, non me ne sono ancora staccato): “Io devo fare come questo qui!”. Non sapevo cosa avrei fatto da grande: io volevo solo fare come Omero, mettermi a scrivere. Non avevo la più pallida idea, se in versi o in prosa, ma trasformare in bellezza tutte le cose di cui avrei parlato.
Dopo Omero ho trovato Virgilio, la stessa bellezza, e dopo Virgilio Dante, e dopo Dante su, fino a quello che io considero l’ultimo grandissimo allievo di Omero, Tolstoj. Anche con lui, quando ho cominciato a leggerlo ho detto: “Ma guarda questo qui: è proprio della famiglia!”. Il fatto essenziale è che, al di là di tutto il resto, emerge dalle cose che lui dice la bellezza: il fondamentale è quello.
C’è da dire un’altra cosa: nella nostra letteratura c’è stato un procedere costante dalla linea omerica
: da Omero son venuti fuori i classici greci, poi Virgilio, poi da Virgilio è venuto fuori Dante, poi “sono venute su” tutte le letterature contemporanee fino a metà del Novecento. A metà del Novecento ci fu Bacchelli con Il mulino del Po, sempre in quella linea che era partita da Omero. Nella cultura non solo italiana, ma di tutto l’Occidente a metà del Novecento c’è stato il distacco. Se noi immaginiamo la letteratura come un grande albero, verso la cima (dove siamo noi) è intervenuta una malattia, che ha portato a seguire degli indirizzi diversi dalla linea seguita per millenni. È intervenuta una deviazione. È stata tutta la cultura dell’Occidente che ha deviato, ma modello e indirizzatore, anche, per tanti aspetti, di quella deviazione è stato Jean-Paul Sartre, che ha spostato l’incentramento della letteratura verso qualcosa che prima non era proprio della letteratura. E cioè, praticamente, le ha fatto seguire un indirizzo di protesta. Da metà del Novecento a oggi, dominante in letteratura è la protesta: non è più la letteratura che conosciamo noi. Certo, nella letteratura c’è anche la protesta (è chiaro, fuor di dubbio) ma non c’è solo quella. Il compito fondamentale dell’autore, dell’artista, secondo l’indirizzo classico e romano, e poi – ripeto − fino al secolo passato, è stato quello di rendere la realtà dell’uomo tutt’intero e la realtà del mondo in cui l’uomo vive, in tutti i suoi aspetti. L’ambito in cui l’autore deve muoversi è quello. È tutto l’uomo. Se poi l’autore ha la percezione di essere illuminato nella trascendenza, nel sopranaturale, allora anche quella trascendenza deve entrare nel quadro (come hanno dimostrato grandemente Dante e Manzoni nella nostra letteratura). È successo quindi che chi ha abbandonato quella linea lì e si è portato in quel solo indirizzo ha finito per soffocarsi. Le opere che vengono pubblicate oggi, per stare alla letteratura, sono o morenti o già morte. E’ insensato pretendere d’inventare a nuovo la letteratura. Io però vedo questo: seguendo l’antico indirizzo, mi sono estraniato dalla letteratura che tiene il campo. I critici letterari che vanno per la maggiore non parlano di me (e si fanno addirittura una picca di non leggermi neanche: io sono fuori dal tempo, non esisto come autore!). Viceversa, il lettore trova in essi quello che ci si aspetta di trovare in un’opera letteraria. Si diffondono con il passaparola, uno ne parla ad un altro e così via. Io non mi sono mai preoccupato di tradurre all’estero. Ho cominciato con una editrice grossa, Garzanti. Il mio primo libro è stato I più non ritornano, sulla ritirata di Russia. La guerra era finita nel ’45: il libro, diario della ritirata, è uscito nel ’47. A loro ho portato anche il mio secondo libro, che ora è Gli ultimi soldati del re, ma era I poveri Cristi. Al terzo volume che ho portato, Processo e morte di Stalin, la Garzanti mi ha spiazzato totalmente. In quegli anni stava intervenendo il dominio della Sinistra (del comunismo e degli indirizzi laicisti) in letteratura: io ero andato lì convinto che mi dicessero “Guardi che bel lavoro”, invece loro mi hanno chiamato e mi hanno detto: “Guardi, noi non glielo pubblichiamo, ma se lei ha fatto questa scelta e tende a seguire questo indirizzo, ci dispiace dirle che non intendiamo pubblicarle più neanche gli altri due”.
Quando è stato pronto il mio Cavallo Rosso, nell’83, erano 1500 fogli di macchina da scrivere: piuttosto corposo, me ne rendevo conto anch’io. Ho preso il mio malloppo e sono passato dalla Ares, che conoscevo perché pubblicavo articoli sulla rivista Studi cattolici. Non pensavo neanche di pubblicare lì, ero andato a trovare il direttore, Cesare Cavalleri, cui avevo mandato degli articoli sul comunismo (una materia che avevo alla mano, e stavo studiando – poi ne ho scritto anche Processo e morte di Stalin). “Cesare, io adesso devo trovarmi una casa editrice, e c’è tutta una selva di case che io non conosco minimamente, che cosa devo fare?”. E lui, vero cavaliere, forse per compassione disse: “Sta’ attento, se tu cerchi una casa editrice seria ma senza pubblicità c’è la mia!”. “Ma tu ci staresti a pubblicarlo?”. “Sì, te lo pubblico, senza neanche leggerlo…”.
D – Posso chiederle una cosa, però? Lei parlava della bellezza, ma non capivo se lei dicesse che, nella letteratura di oggi, questa bellezza non esiste più. E mi domando com’è possibile che un artista possa scrivere senza pensare alla bellezza.
C – Se lei guarda, oggi nell’arte la bellezza non c’è più. Si vede ancora meglio nell’arte figurativa: da Picasso (dico Picasso per dire un nome grosso, ma sono decine…) in poi, la figura umana è deformata, come qualunque altro oggetto. Non c’è più la bellezza…
D – Ma è possibile che questa cosa possa andare avanti ancora per molto?
C – Sono d’accordo con lei.
D – Cioè, o quest’arte è destinata a morire, o a cambiare l’uomo…
C – Credo che voi lo sappiate, lo dice San Tommaso che lo riprende da Aristotele: “Cos’è l’arte?”. Una domanda fondamentale per una vita come la vostra (e come la mia!). Che cos’è l’arte secondo Aristotele? “È l’universale nel particolare”. Cosa deve fare un autore, allora? Cantare l’universale nel particolare. Se non questo, la sua non è opera d’arte. Ma se uno non ha idea dell’universale da cui partire, cosa mette dentro al particolare? Mette altro: il che può andar bene in un’opera di saggistica, ma quando lo si fa in un’opera d’arte, l’opera nasce morta…
D – Allora vede che il senso della bellezza non è morto, non morirà. “Dopo il diluvio…”, come dice lei nel Cavallo
C – Perché nell’uomo la Bellezza è vitale… e poi agli alti livelli il Bello ed il Vero coincidono…sta li la forza della visione cristiana delle cose! Già nell’epoca pre-cristiana c’era un avvio a questa visione della realtà (che è la realtà in cui l’uomo si trova): ne parlo nel mio libro Catone l’antico.
Anche il Papa ha parlato recentemente delle radici cristiane dell’Europa. Il mondo pre-cristiano è la preparazione delle radici cristiane. La storia di Roma stessa, lo dice Dante: “la quale e ‘l quale [Roma e il suo impero] a voler dir lo vero, fu stabilito per lo loco santo u’ siede il successor del maggior Piero” . Roma, e tutta la civiltà di Roma, sono state una preparazione al cristianesimo ed al Papa.
D –E dei cattolici di oggi, che ne pensa? Perché oggi siamo oggettivamente una minoranza, quasi ostracizzata, in tutto il mondo. E forse è proprio il cercare e mostrare quella Bellezza che potrebbe…
C – …è esattamente come dice lei, ma ce la siamo anche voluta!
D – Lei dice con il Concilio?
C – Eh sì, lei guardi la storia d’Italia. Ora, sto preparando l’edizione definitiva de Il fumo nel tempio [raccolta di saggi che analizzano la profonda crisi in cui è caduto il Cattolicesimo dopo il Concilio Vaticano II e che uscirà aggiornato entro Pasqua 2010, ndr ]. Lei vede, proprio il vostro De Gasperi, trentino, aveva portato la DC a difendere la civiltà contro il pericolo comunista che allora c’era etc., e aveva guidato l’Italia a uscire dalle miserie della guerra, e su su fino al miracolo economico, tutto un miracolo della DC di allora… Poi è arrivato il veleno di Maritain e il resto…
D – L’umanesimo integrale?
C- Umanesimo integrale...
Fin da ragazzo, da quando ho letto Omero etc., io mi tenevo aggiornato sulla cultura cattolica mondiale. Maritain aveva tra i suoi amici Mounier, della rivista Esprit. Alla Cattolica all’inizio l’unica cosa seria che ho fatto (poi è venuta la chiamata alle armi e sono stato via quattro anni e mezzo, fuori corso senza dare esami…) è stato frequentare la biblioteca per vedere se arrivava qualcosa di nuovo. Sono arrivate le prime copie della rivista Esprit, di Mounier e sono rimasto colpito. Sostanzialmente diceva: “si dice che i comunisti siano Anticristi, ma chi lo dice? I fascisti in Italia, i nazisti in Germania, i demoplutocrati da noi in Francia ed in Inghilterra. In realtà i comunisti in Russia sono più cristiani di noi.” A me ha fatto effetto, mi sono procurato i primi due,tre numeri di quella rivista. “Ma come fa questo a dire questa roba?”, mi dicevo. Per me i comunisti russi erano anticristi integrali, secondo quanto aveva detto qualche mese prima Pio XI . “Qui bisogna andare in Russia a vedere cos’è veramente questo comunismo! Se io voglio essere un autore non posso non conoscere questa realtà in cui gli Anticristi sarebbero più cristiani di noi… . Cosa c’è sotto? Devo andare a vedere!”. E sono rimasto molto contento della scelta, perché se non avessi visto personalmente e direttamente la realtà dei russi sotto Stalin, non avrei avuto quell’indirizzo anticomunista che poi ho avuto in seguito, approfondendo la realtà del comunismo in tutti gli annessi e connessi. Anche durante la ritirata, quando ci sono stati giorni terribili (siamo stati insaccati ventinove giorni, e non c’era speranza di venirne fuori), io mi dicevo: “hai chiesto tu di venire qui! Sarai contento adesso!”, ma non mi sono mai pentito, perché mi rendevo conto che non sarei potuto essere uno scrittore contemporaneo senza aver fatto l’esperienza diretta del mondo comunista russo, in mezzo alla gente. Ancora ringrazio il Cielo di avermelo concesso.
D – Vorrei chiederle due cose sul Concilio… Lei diceva della Bellezza. Forse c’è anche una bellezza liturgica che si è persa? E l’altra domanda: noi dobbiamo pensare, come dice Dante, che nei momenti di difficoltà lo Spirito Santo viene sempre in soccorso della sua Chiesa? Secondo lei, come si è esplicitato in quel caso questo soccorso dello Spirito Santo?
C – Quello sul Concilio è un grosso discorso. Vediamo di tenere all’essenziale. Possiamo partire da Giuseppe Dossetti, consigliere del cardinale di Bologna Giacomo Lercaro, il quale Cardinale era uno dei quattro preposti dal Papa all’organizzazione dei temi da trattare in Concilio. Del piccolo, fanatico uomo Dossetti – certamente in buona fede – dobbiamo tenere presente che dopo essere stato partigiano coi comunisti in Emilia, era stato in politica l’introduttore nella Democrazia Cristiana delle idee di Jacques Maritain, e in pratica dell’inizio della dissidenza interna, che – ricordiamo la lamentela di De Gasperi – poco alla volta avrebbe portato allo sfascio del partito. Ma sarebbe un discorso lungo… . Fattosi prete a Bologna, Dossetti ha poi accompagnato il suo cardinale Lercaro in Concilio come consigliere. In tale veste ha studiata l’occasione (sempre – io sono convinto – in perfetta buona fede) per arrivare a sfasciare anche la Chiesa Cattolica attuale, preparando un dibattito in Concilio sulla possibilità, da parte del collegio dei vescovi, di mettere in minoranza il Papa in materia di fede e disciplina. Il papa Paolo VI ha prontamente bloccato e fatto distruggere le schede preparate da Dossetti, e lo ha escluso da tale ordine di lavori. Egli ha tuttavia dichiarato (e, io credo, fondatamente, in un’intervista riepiloga tura della sua vita a Il Mulino nel 2003) di aver dato il via a quello spirito del Concilio che ha portato ai benefici (secondo lui) sconvolgenti che sappiamo. In sostanza la visione di Dossetti (che veniva da Maritain, da lui esaltata fino al parossismo) era che il cattolicesimo, durato duemila anni, si fermava, e ne veniva avanti uno nuovo…
D – Anche per quello la liturgia è così decaduta? È l’idea di porre fine ad una storia di duemila anni che ha reso la liturgia così “scaduta”?
C – Ma è cambiato tutto! Qui in Italia l’abbiamo sentito meno, ma in Francia per esempio, dove c’è stato il dibattito maggiore (io l’ho seguito per molto tempo), o anche nel mondo inglese, una cosa terribile, o in Olanda… Voi quei tempi non li avete visti, ma ai miei tempi negli Stati Uniti c’erano ogni anno centocinquanta-duecentomila conversioni dal protestantesimo al cattolicesimo (e in Italia si sapeva, perché i giornali cattolici americani lo dicevano e i nostri giornali davano la notizia anche qui), le università cattoliche americane erano uno splendore, forse una ventina, meglio una dell’altra… ed è andato tutto a ramengo, non ci sono più conversioni etc., per questo indirizzo che si è fatto sentire dopo il Concilio…
Ma la domanda che io mi pongo è questa: ciò che è successo col Concilio è stato permesso da Domineddio? Se Domineddio ha concesso questo ci deve essere una ragione. Io mi chiedo (non voglio fare il profeta, ma come tentativo di spiegazione) se per caso non siamo vicini al superamento della divisione fra cristiani.
D – A me francamente questa cosa mi fa un po’ paura, se devo essere sincera. Perché mi sembra che siamo noi cattolici ad avvicinarci ai protestanti, piuttosto che i protestanti a noi. Per esempio, con la centralità del prete girato verso il popolo che sempre di più parla, parla e parla, mentre sempre meno, invece, dura la parte più importante della messa…
C – Si sta perdendo l’identità del mondo cattolico, certo. Però, ripeto, potrebbe essere qualcosa di deciso dalla Provvidenza.
Ogni essere umano ha degli interventi della Trascendenza nella propria vita, alcuni grazie all’angelo custode, per altri ci sono interventi diversi: uno se ne rende conto o non se ne rende conto, però ci sono per ciascuno (e io ne ho avuti, di interventi grossi, nella mia storia; ho evitato più volte di essere ammazzato per esempio, quando ero sul fronte di guerra). Poi c’è la storia dei grandi gruppi umani, della nazioni etc., e la storia del mondo intero. Ed io ho visto durante la mia vita tre grandi interventi della Provvidenza nel mondo. Uno è stato l’intervento della Madonna di Jasna Gora, protettrice dei polacchi, nella straordinaria vicenda dei soldati polacchi prigionieri di Stalin. Il secondo è stato l’episodio degli ebrei tornati in Israele, mentre terzo grande intervento è stato la caduta del comunismo senza colpo ferire. Chi stava lottando contro il comunismo, come facevo io, in tutti i modi, ostracizzato dalla cultura dominante etc., pensava che, per forza di cose, mai e poi mai sarebbero stati loro a gettare la spugna. Sarebbe dovuta intervenire una specie di Apocalisse, come la guerra passata, un fenomeno di quel genere, in cui il comunismo veniva abbattuto. E intanto continuava ad spandersi, era arrivato in Cina, poi in Indocina, e si stava allargando in Africa, etc. Quell’intervento è venuto dalla Madonna di Fatima, che con grande semplicità aveva detto ai pastorelli (e poi, dopo, ai cristiani): “Se ci sarà la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, il comunismo finisce, quella peste finisce”. C’è stata prima una mezza consacrazione di Pio XII, che non è stata come voleva la Madonna, poi Giovanni Paolo II l’ha fatta completa, e nel giro di qualche mese “tac!”, loro hanno gettato la spugna. Guardate come si sono ridotti senza combattere…
Credo che i nuovi grandi fatti, come il Concilio Vaticano II, che uno non riesce a spiegarsi, avranno la loro spiegazione con il tempo; ed io cerco di darmela così: che i cristiani arriveranno infine a unirsi fra loro, prima della fine del mondo. Questo però potrà comportare dei periodi di ancora decine, centinaia di anni… . C’era il mondo cattolico, sotto Pio XII, che era uno splendore: voi non avete idea di cosa fosse, era proprio la lanterna sul moggio, la luce sul monte etc. E ora ci siamo ridotti così, sempre a calci nel sedere da parte di tutti… Siamo stati noi a metterci su questa strada…
D – Quindi, ringraziandola per questo tempo che ci ha dedicato, tirando un po’ le conclusioni: noi, in quanto cattolici, cosa possiamo fare oggi, come possiamo comportarci?
C – Voi dovete tenere molto stretto il vostro cattolicesimo. Se siete di Comunione e Liberazione [i cinque giovani vivono l’esperienza di Comunione e Liberazione Universitari a Trento, ndr], non c’è bisogno di cercare altro; state bene dentro in quel mondo lì: franchi e fermi. Il vostro è uno di quei movimenti suscitati da Domineddio: come nel Cinquecento, con il mondo protestante, Dio ha mandato i gesuiti, adesso ha mandato i movimenti. Uno è il vostro, un altro è l’Opus Dei, poi ce ne sono altri. Non c’è bisogno di andare a cercare altro, se siete dentro quel movimento siete sulla strada giusta. Operate lì dentro! Cercate di darvi da fare e tenerlo in piedi bene, con forza. Guardate, anche lì ci saranno dei giorni di prova.
Quello che posso dire ora ai giovani di oggi è: cercate di approfondire la vostra realtà, anche sotto il profilo culturale, andate a vedere quegli altri che oggi tengono il campo con cosa vengono fuori…. (In fin dei conti i comunisti hanno dietro di sé la scia di cento milioni di morti che hanno fatto; non si può dimenticare questa realtà). Cercate anche di approfondire la nostra realtà, quella realtà che era così splendida ai tempi di Pio XII e che adesso si è un po’ offuscata, ma che c’è sempre. Purtroppo chi ha combattuto qui in Italia moltissimo contro il mondo cattolico è stata la televisione: non perché abbia combattuto in modo specifico, ma perché ha abituato la gente a essere stupida, a fermarsi alla vernice delle cose. Io vedo che i giovani che vengono su qui da noi ancora, fino a un certo punto, seguono l’indirizzo della famiglia, poi passano tutti di là… O qui molto negativa è stata anche la scuola media, con professori venuti dal Sessantotto…
D – …o i libri anche, i testi scolastici…
C – Certo, i libri di scuola sono tutti sballati… Allora, anche il cristiano si piega, è meno informato della sua realtà cristiana: speriamo che tenga, resista, e che poi a un certo punto Domineddio provveda… Non credo che andremo a picco… Certo se dovesse intervenire addirittura lo scontro di civiltà con il mondo islamico, stando così come stanno le cose, se ci fosse lo scontro tra l’Occidente e il mondo islamico, vincono gli islamici. Perché credono nelle loro cose. I nostri non ci credono più. La Madonna di sicuro si sta dando da fare, sta tentando di proteggere il mondo cristiano. Come devozione, io raccomanderei quella alla Madonna: mi ha aiutato tanto, che sarei scemo a non dirlo! Devo dirlo senza insistere, perché ciascuno deve essere libero, ma un consiglio secondo me fondamentalissimo è che la salvezza, dal punto di vista dei grandi accadimenti della storia, potrà venire ancora dalla Madonna.
Va bene! Non andiamo oltre nella chiacchierata…

 
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