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Lo strano caso dei convertiti vip
Di Giuliano Guzzo - 04/09/2009 - Attualitą - 2205 visite - 0 commenti

Roberto Vecchioni, Enzo Jannacci, Paolo Brosio, Claudia Koll: nel mondo dello spettacolo e della musica le conversioni aumentano. E di primo acchito, in effetti, suona paradossale che “la carezza del Nazareno” giunga proprio là, nell’impero nichilista del tubo catodico e del palco scenico. Ma si tratta di un paradosso solo apparente per chi ha minima dimestichezza con la storia del Cristianesimo, letteralmente costellata di conversioni germogliate tra le fessure della mondanità più dissoluta: da Francesco, un tempo giovane rampante d’Assisi, ad Agostino, che adolescente non esitava, immerso nella lussuria, ad improvvisarsi ladro, le biografie di santi dal passato discutibile non si contano.

Lo stesso Paolo di Tarso, che per il suo infaticabile viaggiare s’è guadagnato il titolo di “maratoneta del Vangelo”, inizialmente non era affatto, com’è noto, in odore di santità. Ma per nostra fortuna lo Spirito Santo è in servizio ventiquattro ore al giorno e a tutte le latitudini: per Lui gli straordinari sono la regola. E ama bussare spesso ai cuori più lontani, quasi a voler cancellare la rassegnazione di chi, come faceva Montanelli, cerca Dio senza trovarlo.

Vale inoltre la pena ricordare che, diversamente dalle stupidaggini che talora si raccontano, i convertiti non sono persone allucinate e superstiziose. Pascal, ad esempio - che poco più che bambino scriveva trattati di geometria proiettiva , e che fece il suo ingresso da giovanissimo nei circoli culturali di Parigi - è stato riconosciuto da un recente studio come più intelligente di Leonardo e di Newton. Ebbene, anch’egli si convertì. Con buona pace di quel buontempone di Odifreddi che, forte del suo anticlericalismo da ex seminarista, vorrebbe i cristiani orfani di materia grigia.

Ma l’aspetto che più sorprende, tornando alle conversioni, è che spesso, ad aderire al Cristianesimo, non è solo gente che prima era solo estranea alla dimensione religiosa. Non di rado, infatti, per un prodigioso capovolgimento di prospettiva, a convertirsi sono proprio gli anticlericali: da Manzoni, che prima di avvicinarsi alla Chiesa non faceva mistero del proprio anticlericalismo, a quell’accanito socialista di Andreé Frossard che, entrato ateo in una cappella, ne uscì cattolico.

E’ alle parole di un suo straordinario libro che, per concludere, rimandiamo chi ancora dubitasse dell'opera di Dio: «Ho finito per persuadermi che un testimone, per quanto indegno, che venga a conoscere la verità di un processo, è in obbligo di dirla, nella speranza ch'essa possa ottenere coi propri meriti intrinseci l'udienza ch'egli non può attendersi dai suoi. Ora, di dà il fatto che io conosca, per un caso straordinario, la verità sulla più dibattuta delle cause e sul più antico dei processi: Dio esiste. Io l'ho incontrato. L'ho incontrato per combinazione, con lo sbalordimento di chi, girato il solito angolo della solita strada di Parigi, si vedesse davanti agli occhi, invece della piazza o dell'incrocio di tutti i giorni, un mare inaspettato che si estende all'infinito, lambendo con le onde i muri delle case». (A. Frossard, Dio esiste. Io l'ho incontrato, SEI, Torino 1990, p. 11-12).

 
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