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Non si può condannare l'aborto e tifare per la 194
Di Giuliano Guzzo - 21/07/2009 - Bioetica - 1076 visite - 0 commenti

Buttiglione prima e la Roccella poi, ospitati sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, hanno manifestato soddisfazione per l’approvazione di una mozione proposta dal Presidente dell’UDC, e che prevede una moratoria per l'aborto obbligatorio come strumento per la gestione demografica. Niente da dire: si tratta di un provvedimento positivo, anche se, nella migliore delle ipotesi, lo Stato che più d’ogni altro dovrebbe recepirla, la Cina, farà finta di nulla. L’altro fattore connesso alla mozione sulla moratoria, invece, convince molto meno. Alludo a quanto Buttiglione e Roccella, e con loro molti altri, vanno sostenendo, e cioè che si possa e si debba contrastare l’aborto senza però discutere la 194, che andrebbe anzi accolta in modo trasversale, in modo da porre fine a “laceranti contrapposizioni”. Un simile ragionamento, al di là della parvenza filantropica, fa acqua da tutte le parti ed è francamente inaccettabile. E’ impossibile, infatti, denunciare l’orrore dell’aborto senza dire fino in fondo le cose come stanno. E per farlo, occorre lasciare da parte le buone maniere, e ricordare a signore e signori che la 194 è la Legge vergogna per antonomasia, perché autorizza la soppressione seriale di esseri umani innocenti, perché privatizza un fatto sociale come la maternità, ed afferma di aiutare donne che, in realtà, abbandona alla solitudine. La 194 è una menzogna, dicono i numeri, costata quasi 5 milioni di vite umane alle coscienze degli italiani, ai quali andrebbe rammentato che, ogni giorno, almeno 300 giovani donne accompagnano al patibolo i loro piccoli e il loro futuro di persone e di madri. E lo Stato, lo Stato con “la Costituzione più bella del mondo”, cosa fa? Paga, finanzia, e si gira dall’altra parte. Le dicano anche Buttiglione e Roccella, queste verità. Altrimenti, quell’indifferenza morale che dicono di avversare, finirà con l’inghiottirli.

 
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