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Su "L'espresso" intervista al medico che staccò il sondino a Eluana Englaro
Di Giulia Tanel - 17/07/2009 - Eutanasia - 1040 visite - 0 commenti
Su L’espresso del mese di luglio è apparsa un’intervista ad Amato De Monte, primario della clinica “La Quiete” di Udine, che a febbraio staccò il sondino a Eluana Englaro. Titolo: la lezione di Eluana.

Fin dalle prime righe si affronta l’argomento da un punto di vista prettamente politico: il medico chiede al Parlamento un biotestamento leggero, senza però specificare a cosa alluda con l’aggiunta di questo aggettivo. Alla domanda su cosa ne pensi del fatto che il Senato abbia vietato lo stop alla nutrizione artificiale, De Monte risponde che è “sbagliato e non rispettoso delle scelte individuali del paziente. Può essere perfino dannoso, nel senso che mantenere l’alimentazione e l’idratazione su alcuni pazienti porta a complicanze e difficoltà cardio-respiratorie”. Quindi, molto meglio non incorrere nel rischio di questi aggravamenti ed evitare in partenza ogni problema: una persona morta di sete di certo non incapperà in questi “danni”.
In seguito il primario – che sembra essersi laureato al CEPU – afferma che “la morte naturale, […] avviene perché l’individuo riduce la sua capacità di introdurre cibo e liquidi. Si affievolisce lo stato di coscienza, fino al coma, si riduce l’attività respiratoria fino ad arrestarsi. Solo allora il cuore si ferma.” Affermando ciò, il dottore vuole sostenere che Eluana, in fondo, è deceduta per morte naturale, riprendendo un percorso che per 17 anni le medicine avevano sospeso. Poco oltre, l’intervistato si lancia in un’altra affermazione ardita, ma che lui dà per certa: “ nello stato vegetativo permanente”, sostiene, “il corpo è in grado di mantenere le funzioni vitali, ma non è possibile alcuna forma di percezione psichica”. E pensare che, invece, le suorine di Lecco affermano che quando Eluana sentiva parlare di “staccare il sondino” il suo battito cardiaco accelerava e che durante il viaggio di sola andata verso Udine in ambulanza continuava a tossire: che volesse dirci qualcosa? Molti piccoli segnali ci inducono a pensare che la Englaro avesse coscienza di ciò che le stava succedendo e che, con i mezzi a lei possibili, cercasse di esprimere la sua volontà. Quello che è certo è che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: secondo i promotori dell’eutanasia, queste sono solo coincidenze, pure fatalità.
Perseverando nella sua missione di presunto svelamento di ciò che Eluana sentiva, pensava e percepiva, Amato De Monte afferma che non è vero che deglutisse, rispondesse a stimoli e percepisse la presenza delle persone e svicola sull’affermazione che potesse rimanere incinta: “chi e come avrebbe reso gravida Eluana Englaro? Senza alcun tipo di consenso, fra l’altro, per cui con l’ipotesi del reato di violenza carnale”.
Tornado a parlare del testamento biologico, l’intervistatore sottolinea come esso sia il cavallo di battaglia di Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd. De Monte afferma che, anche per la decisione di porre fine alla propria vita, “bisognerebbe riportare tutto al rapporto fra medico e paziente, come avviene per le altre terapie mediche chirurgiche”, come se decidere di cessare di vivere equivalesse a dare il proprio consenso per un’operazione al menisco.
Con questo articolo, ancora una volta, i promotori della fantomatica “dolce morte” rivelano l’insensatezza delle loro affermazioni e dimostrano una totale mancanza di aderenza alla realtà, anche a quella scientifica.
 
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