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A Biella muore una bambina per overdose metadone
Di Caius - 16/07/2009 - Cultura e societą - 1172 visite - 0 commenti
In Olanda 30 anni di lassismo in fatto di sostanziale legalizzazione delle droghe stanno portando ad un profondo ripensamento, e i coffee shop chiudono uno dopo l'altro, soprattutto per l'opposizione dei sindaci, stufi di veder crescere di continuo la micro-criminalita' e il turismo per droga.

Probabilmente a breve il premier Jan Peter Balkenende mettera' mano alla vecchia legge sui coffee shop, per rivisitarla completamente. Intanto grazie soprattutto all'opposizione dei sindaci e della gente,  i coffe shop, che erano 1179 nel 1997, sono divenuti 702 nel 2007. Un quarto di questi si trova ad Amsterdam.

Mentre dunque le politiche lassiste rivelano il loro fallimento, sfuggito il pericolo di stanze per il buco, proposte a suo tempo dall'ex ministro comunista Paolo Ferrero, prosegue in Italia, attraverso i Ser.T,  la politica folle della "riduzione del danno", terribile espressione con cui si vuole nascondere, come disse a suo tempo Vincenzo Muccioli, la "riduzione della responsabilita" dello  Stato e della societa' nei confronti dei piu'deboli (in questo caso i tossicodipendenti).

Ecco cosa scrive Andrea Muccioli sul sito di San Patrignano, il 13 luglio, in relazione alla morte di una bimba a causa del metadone.


 “Nel nostro Paese, puoi morire di overdose anche se sei un bambino di due anni. Muori, perché bevi il metadone che danno a tua madre o a tuo padre per curare (?) la loro tossicodipendenza. Ti lasciano solo in casa o dormono “strafatti” sul divano e trovi un flacone su un comodino. Lo apri e, magari, ripeti il gesto che gli hai visto fare mille volte.

 Li imiti, come ogni bimbo fa sempre con i suoi genitori e lo bevi. In questo modo, assurdo e incomprensibile, in Italia muoiono tre o quattro bambini ogni anno. Eppure, sarebbe semplicissimo evitarlo. Basterebbe modificare i criteri con cui il metadone, un oppiaceo di sintesi i cui effetti sono in tutto e per tutto identici a quelli dell’eroina, è affidato dai Sert ai tossicodipendenti. Oggi si possono portare a casa quantità sufficienti per un mese intero, Calcolando una dose di quelle “basse”, 100mg al giorno, sono decine di flaconi messi per trenta giorni in mano a persone che, spesso, non sono in grado di badare a se stessi e tanto meno a famigliari e figli. E non è una faccenda limitata.

 Su 178mila utenti dei Sert 83.481 sono sottoposti a terapie “farmacologiche”: cioè s’imbottiscono di metadone. Molti di loro lo fanno a domicilio. Senza neanche lo straccio di un controllo, di un sostegno psicologico o di una verifica su come e quando lo assumono. Dati che, fuori da ogni ideologia, mostrano il fallimento delle strategie di riduzione del danno. Politiche che in Italia e in Europa non hanno condotto nessuno a una vita libera della droga. Anzi, hanno innescato un grande mercato della cronicizzazione farmacologica e psichiatrica, con milioni di dosi di metadone e altri farmaci vendute ogni giorno.

Ma nonostante questa evidente realtà e nonostante le nostre richieste di cambiamento, sia con il governo precedente sia con l’attuale, a oggi nessuno è intervenuto per risolvere il problema dell’affido di questa sostanza ai tossicodipendenti. Basterebbero tre righe di decreto per risolvere il problema. Non consegnare metadone a chi ha figli o famiglia, ridurre i tempi di affido a pochi giorni, accompagnati da controlli e verifiche. Tutte cose che non costano nulla e cui nessuno può dirsi contrario. Usando, per una volta, i termini del politichese, salvare un bambino “non è di destra, né di sinistra”. Si deve fare “senza se e senza ma”. Subito
.” (Andrea Muccioli, 13 luglio 2009)
 
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