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Premiopoli e la strumentalizzazione della cultura.
Di Francesco Agnoli - 31/03/2009 - Cultura e societą - 1281 visite - 0 commenti

Mi sono sempre chiesto chi stabilisca che un autore va letto, magari a scuola e all'università e un altro no. In epoca di democrazia, dovrebbero essere le vendite a fare la differenza. Ad esempio, Giovannino Guareschi ha venduto e vende seicentomila volte (arrotondamento per difetto), più di Italo Svevo o di Vittorini. Eppure il primo non si studia mai, bensì lo si ignora. Gli altri due, invece, sono considerati autori pensanti, bravi, intelligenti....benchè in fondo il loro successo lo abbia stabilito non il pubblico, ma i critici e la politica (non nego, dicendo questo, che non siano interessanti anch'essi...).

Ben più che in passato, oggi la fortuna critica di uno scrittore è costruita a tavolino: se i grandi giornali parlano di te, se compari in tv, se vinci qualche premio letterario, allora vali qualcosa, altrimenti semplicemente non esisti. Idoli fasulli vengono costruiti magicamente, tramite tecniche di egemonia culturale. Prendiamo i premi letterari: chi non sa che sono pilotati, perchè dietro ci sono i soldi, la politica, gli editori coi loro interessi e poteri...?

E' di questi giorni la notizia di quanta sporcizia c'era dietro il premio Grinzane Cavour del Piemonte, sicuramente uno dei più prestigiosi in Italia. E' stato scoperchiato il pentolone, e dentro c'era la solita realtà: la cultura, in Italia, è egemonizzata da personaggi che ci lucrano sopra, economicamente, per servire a qualcuno, politicamente. Il patrono del premio, tale Soria, gestiva una associazione che ha intascato negli ultimi anni ben 8,5 milioni di euro, concessi dal Ministero dei Beni Culturali, che, secondo vecchie consuetudini gramsciane, ha lo scopo di sperperare i soldi dietro nobili paraventi, unendo l'utile al dilettevole.

Soria dirigeva l'orchestra: premi, viaggi, favori, soldi, prestigio, per lo più all'intellighenzia di sinistra, così coccolata, da sempre, nella patria degli Agnelli. Insomma, premiopoli, o, come ha scritto Luca Ricolfi, “una fiorente industria fatta di premi, festival, rassegne, corsi, convegni, cicli di conferenze, caffè, simposi”...

L'effetto: un esercito di scrittori cortigiani, disposti a tutto pur di superare il triste dato della realtà, e cioè che 84% dei libri pubblicati, vende meno di 500 copie. Talora, tra questi never sellers, anche libri strapremiati. Da chi? Per quali interessi? E come mai, in contemporanea, capolavori di grandi registi, come il film Katyn, vengono in ogni modo boicottati, e silenziati perchè raccontano la verità sulla seconda guerra mondiale?

 

p.s Nella foto Giuliano Soria.

 
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