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Nella Chiesa i progressisti sono in trincea...
Di Francesco Agnoli - 16/03/2009 - Religione - 1405 visite - 0 commenti

Sono reduce da un viaggio a Roma, in gita scolastica. Ne ho approfittato anche un po' per immergermi nell'atmosfera della Chiesa di inizio Millennio. Siamo in un momento storico, per un cattolico, evidentemente importante, terribile ed esaltante allo stesso tempo. Nella Chiesa, come ha scritto Benedetto XVI, ci si divora. Vi sono lotte intestine non indifferenti, che potrebbero scandalizzare chi non abbia fede e non guardi la storia con occhio realistico: la Chiesa è fatta di uomini peccatori...E' fatta di tanti uomini poveri e miseri come me e come, probabilmente, chi sta leggendo. Il miracolo, per il sottoscritto, specie quando studia la storia, è che questo insieme di uomini ha fatto le cose più belle che siano mai state fatte, e dura da duemila anni.

 Andate a Roma, e cosa vedete? Tutta ciò che c'è di bello, se si eccettua la Roma dei Cesari, dalle Chiese, alle fontane, agli ospedali, è nato dalla Chiesa. Settecento, Ottocento e Novecento non hanno lasciato traccia: solo lapidi, insegne retoriche, e ...l'altare della patria, mastodontico, pacchiano, volgare esempio di architettura nazionalista, degno precursore della retorica fascista. Ebbene la Curia romana, oggi, è una foresta intricata, in cui le armate progressiste, sino ad oggi dominanti, fanno la guerra per non perdere posizioni. Uomini come il cardinal Silvestrini, Sodano, Martini e tanti altri cercano in ogni modo di ingrippare le graduali riforme proposte dal papa: la riforma liturgica, in primis, legata come è alla riscoperta del sacro e dell'Eucaristia, e la chiarezza sui temi etici, in secondo luogo. Gli ultimi 15 anni almeno del precedente pontificato avevano visto l'anarchia curiale: approfittando dei viaggi di Woytila potenti personaggi avevano preso in mano il timone della barca di Pietro, lasciando deragliare la barca stessa...al punto che tanti teologi per anni hanno fatto, detto, dichiarato eresie senza venir mai neppure richiamati.

Oggi, dinanzi alla volontà di Benedetto XVI di riprendere contatto con la Tradizione bimillenaria della Chiesa, dopo l'evidente fallimento delle “aperture” al mondo, si sollevano gli steccati (protagonisti ne sono, spessissimo, i vescovi, scelti per tanti e tanti anni, in modo molto lobbistico, dal Cardinal Re). Il caso più eclatante è quello di certo clero austriaco, in gran parte modernista, “rilassato”, talora apertamente concubinario -deciso ad aprire al matrimonio dei preti, alla revisione della morale, adattata ai tempi, e alla definitiva uccisione del sentimento del Soprannaturale- che reagisce contro il papa con una durezza incredibile, utilizzando ogni occasione propizia.

Ma se la lotta è evidente, è anche chiara un'altra cosa: un certo mondo progressista ha paura, e per questo ottiene subito la sponda dei grandi giornali, dal Corriere a Repubblica, che prendono in ogni caso le parti dei progressisti, e si fingono interessati alle sorti della Chiesa, per evitare che deragli verso la tradizione. I Melloni, gli Enzo Bianchi, i Polito, i Mancuso scrivono su Corriere, Repubblica e Stampa, e propongono di continuo il solito ritornello: si sta abbandonando il Concilio Vaticano II, aiuto!  Per costoro si aprono le porte dei media, della tv, della celebrità... basta definrisi cattolici, e poi sparare contro la Chiesa e la sua dotttrina, per divenire qualcuno, per ottenere la patente di intellettuale libero, intelligente e profondo.

 Ma la verità è che i cattolici progressisti sono sempre meno e godono di posizioni di potere ereditate, ma deboli: i loro articoli sono sempre meno considerati e i loro libri vengono sempre meno letti. Gli autori che piacciono ai cattolici, oggi sono altri: da Vittorio Messori a Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi, a Paolo Gulisano e agli autori del Timone. Se i “progressisti” sembrano ancora forti è solo perchè godono di una ospitalità interessata presso il mondo laicista. Ma il dato di fatto è chiaro: qualcosa sta cambiando, e anche nella Chiesa molti si rendono conto che l'ansia della novità e il desiderio di sposare Cristo con lo spirito del mondo, ha portato molti frutti avvelenati. L'inversione di rotta è una realtà, faticosa, lenta ma evidente...

 
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