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L'Ordine dei Fatebenefratelli (Ospedalieri di San Giovanni di Dio)
Di Francesco Agnoli - 05/03/2009 - Storia del Cristianesimo - 2683 visite - 0 commenti

Il nome "Fatebenefratelli", anche se molto noto (ancor oggi esistono delle Case o degli Ospedali che, a Milano e a Roma, anche se con compiti diversi, recano lo stesso nome) è di origine popolare. Il vero titolo di questo Ordine è «Ospedalieri di San Giovanni di Dio». Infatti, esso sorse nel Cinquecento in Spagna, a Granada (il cui simbolo, la melagrana, è tuttora il simbolo dell'Ordine), come continuazione dell'attività caritatevole di San Giovanni di Dio (il religioso di origine portoghese Joáo Ciudada). Lo scopo dell'Ordine (secondo quanto affermano le Costituzioni ancora oggi osservate) è quello di assistere materialmente e spiritualmente gli infermi e i bisognosi poveri, senza alcuna differenza etnica, sociale o religiosa, a imitazione di quanto fatto dal fondatore il quale si sentiva «spezzare il cuore alla vista delle necessità e delle sofferenze del prossimo».

 La sua fu una vita avventurosa, trascorsa tra il Portogallo, la Spagna, l'Austria e l'Africa, prima come custode di un gregge, poi come soldato dell'esercito di Carlo V, infine come manovale e libraio, seguendo sempre l'istinto di sopravvivenza. Come per l'altro grande fondatore, S. Camillo de Lellis, possiamo qui osservare alcuni dati biografici che farebbero quasi pensare a dei "poco di buono", uomini peccatori e di poche risorse (non managers, privi di mezzi e anche di competenze specifiche).

Eppure è attraverso di loro, per la loro corrispondenza, che la Grazia Divina ha suscitato istituti caritativi grandiosi destinati ad una storia gloriosa e plurisecolare. Il tocco della Grazia fu per S. Giovanni di Dio l'aver udito nel 1538, nella città di Granada, di fronte all'Alhambra, una predica di San Giovanni d'Avila. Da quel giorno egli, divenuto consapevole della futilità della vita passata, si gettò con tale fervore nella denuncia dei propri peccati, nelle penitenze ed umiliazioni in pubblico, che venne preso per pazzo e rinchiuso nell'Ospedale Reale. Qui prese coscienza della misera condizione dei malati di mente e dei feroci metodi di cura che a quel tempo venivano loro somministrati, tanto che decise di dedicare il resto della sua vita ai poveri e agli infermi. Prima cominciò a raccogliere i poveri, in cerca di un riparo per la notte, nell'atrio di un palazzo nobiliare, poi aprì un minuscolo ospedale in un edificio preso in affitto con l'aiuto, in denaro e masserizie, di alcuni generosi. Agli inizi del 1547 Giovanni riuscì a trasferire l'ospedale in un fabbricato assai più ampio, dove poté predisporre ambienti separati per i vecchi abbandonati, per le persone di transito e per i vari tipi di ammalati: era una vera innovazione per quei tempi, tanto poi che il Lombroso l'avrebbe definito per questo motivo "il creatore dell'Ospedale moderno".

In quegli stessi primi mesi del 1547 l'iniziativa di Giovanni e dei suoi discepoli ricevette un primo importante riconoscimento morale dal vescovo Michele Munoz, che suggerì al Santo di aggiungere al proprio nome la qualifica "di Dio" e d'indossare un abito che lo distinguesse come persona consacrata a Dio. Celebre l'episodio dell'incendio dell'Ospedale Reale di Granada, che non si riusciva a domare (3 luglio 1549). Giovanni di Dio vi accorse, si gettò in mezzo alle fiamme e da solo, con sforzi sovrumani, portò in salvo i malati, gettò dalle finestre letti, materassi e quant'altro poté, e circoscrisse l'azione del fuoco, rimanendo illeso. È in ricordo di questo episodio che i pompieri di Firenze, Madrid e varie altre città venerano il Santo come loro speciale Patrono.

Morì in ginocchio, all'alba di sabato 8 marzo 1550, dopo aver ricevuto i sacramenti dall'arcivescovo di Granada, implorando: "Gesù, Gesù, nelle tue mani raccomando l'anima mia". "Con l'occhio acuto della sua fede egli penetrò sino in fondo al mistero che si nasconde negli infermi, nei deboli e negli afflitti, esempio splendidissimo di straordinaria penitenza e disprezzo di se stesso, di contemplazione delle cose divine e continua orazione, di estrema povertà e perfetta obbedienza". Così volle ricordarlo Pio XI. Il Santo non si preoccupò di chiedere una precisa veste giuridica per i discepoli che progressivamente gli si affiancarono, anche se fu ben consapevole che essi rappresentavano solo la prima cellula di un'istituzione che avrebbe sfidato i secoli. In effetti alla sua morte il gruppo rimase compatto e anzi andò moltiplicandosi in varie altre città della Spagna, finché venne ufficialmente riconosciuto come Istituto Religioso da San Pio V con la Bolla "Licet ex debito" del 1.1.1572 (la Chiesa accettò - sono parole di S. Pio V - come «il fiore che mancava al giardino della Sede di Roma» la fondazione dell'Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Dio).

Se fino a quel momento i discepoli del Santo avevano formato quelli che oggi definiremmo dei semplici "gruppi spontanei", a partire dal 1572 divennero Comunità Religiose vere e proprie, militanti sotto la Regola di Sant'Agostino ed impegnate ad osservare i tre tradizionali Voti di povertà, castità ed obbedienza, nonché un quarto Voto di assistere gli infermi, che include servizi anche in pericolo di vita. Il 1572 segnò così la nascita canonica dei Frati Ospedalieri di San Giovanni di Dio, che cominciarono a diffondersi anche in Italia. Il loro problema maggiore fu dato dalla reperibilità dei mezzi materiali di sostentamento, e per ovviare a tale inconveniente furono concessi dalla Santa Sede i privilegi propri degli Ordini mendicanti: papa Gregorio XIII fin dalla seconda metà del Cinquecento permise che i loro conventi ed ospedali avessero il diritto di questua. Ed il soprannome di "Fatebenefratelli", con cui vennero indicati dapprima in Italia, nasce proprio dal loro uso di questuare ripetendo lo stesso ritornello del Fondatore, come ci ricordano queste ingenue terzine di una "villanella", ossia una canzonetta, in voga a Roma nel 1584: Vanno per Roma con le sporte in collo certi gridando: Fate Ben Fratelli, per medicar gl'infermi poverelli. A questi non v'è donna tanto avara che non faccia limosina e non sia verso di loro liberale e pia. Uno dei punti da mettere in maggiore evidenza è che, fin dalla prima costituzione di tali strutture ospedaliere, i membri dell'Ordine non soltanto assistevano gli infermi, ma studiavano medicina e chirurgia in apposite scuole annesse agli ospedali, per poter più scientificamente dedicarsi ai compiti loro assegnati dalle Costituzioni.

I Fatebenefratelli vinsero la loro battaglia quando, con l'aumentare delle cure e con le precise diagnosi da loro emesse, aumentò il numero delle persone guarite, e con ciò la fiducia in chi univa alla preghiera l'opera di assistenza con spirito caritatevole e, nello stesso tempo, con conoscenza delle cause che avevano provocato il male. Si giunse al punto che, almeno in Francia, si parlò di «monopolio» nelle cure mediche da parte dei monaci ospedalieri. Il merito di aver avviato la diffusione dei Fatebenefratelli fuori dei confini geografici della Spagna va ascritto a fra Pietro Soriano, che nel 1571 ne aveva guidato un manipolo alla famosa battaglia navale di Lepanto, organizzandovi l'assistenza infermieristica sulle galee. Verso il 1572 egli aprì un ospedale a Napoli, ed il 25 marzo 1581 aprì un ospedale a Roma, in piazza di Pietra, trasferendolo poi il 24 giugno 1585 nell'attuale sede dell'Isola Tiberina. Nel 1584 fondò un terzo ospedale, a Perugia, e nel 1586 altri due, a Tarquinia ed a Palermo. Sisto V, che già da cardinale aveva conosciuto a Napoli padre Soriano, volle manifestargli la sua stima concedendo ai Fatebenefratelli il massimo dei riconoscimenti, l'elevazione ad Ordine Religioso, sancita col Breve "Etsi pro debito" del 1.10.1586, nel quale viene sottolineato il continuo aumento di numero dei Confratelli ed il grande zelo dimostrato nell'assistere i malati dovunque e particolarmente nell'Ospedale dell'Isola Tiberina, dove il priore era appunto p. Soriano. Le Comunità, ciascuna guidata da un Priore, venivano raggruppate in Province Religiose, con a capo dei Superiori Provinciali che dipendevano a loro volta da un Superiore Generale con sede a Roma, nell'Ospedale dell'Isola Tiberina.

Il primo Superiore Generale venne eletto il 23 giugno 1587 e la scelta cadde ovviamente su p. Soriano, universalmente stimato per le sue notevoli doti di mente e di cuore. Egli, ormai con più chiara autorità formale, avviò in pochi mesi altre nuove fondazioni in Italia (Velletri, Firenze e Milano): proprio rientrando da Milano, fu colto da una micidiale febbre, che lo condusse a morte il 18 agosto 1588, dopo appena un anno di generalato. Dalla Spagna e dall'Italia lo sviluppo fu poi rapido (al Portogallo, Francia, paesi Austro Germanici). Fu così che i Fatebenefratelli poterono programmare con piena autonomia la loro diffusione non solo nelle altre nazioni cattoliche dell'Europa, ma anche in terra di Missione, inizialmente soprattutto in America Latina ed Asia, poi in tempi più recenti anche in Africa e in Australia.

Meno di settant'anni dopo la sua fondazione, l'Ordine creò un celebre ospedale a Parigi e altri nello stesso territorio francese e in Canada (allora sotto l'influenza francese); altri ne sorsero all'interno dell'impero asburgico (a Vienna, Graz, Praga, in città ungheresi), ed anche in Polonia e in Romania. L'espansione dell'Ordine fu particolarmente proficua in America latina, soprattutto perché i padri ospedalieri curavano con estrema attenzione i numerosi gruppi di indios bisognosi di tutto. Naturalmente tali zone (le foreste dell'Amazzonia e gli altipiani della catena andina) erano soggette a frequenti epidemie, anche perché gli indigeni non possedevano le difese naturali che erano ormai attributo dei popoli europei: in questi frangenti, 1'opera dei Fatebenefratelli si rivelò insostituibile. Nessuno sarebbe penetrato, nelle selve americane se non fosse stato mosso dallo zelo e dalla volontà di assistere i derelitti. Molti padri, tuttavia, caddero vittime della loro generosità.(Di Luca Poli, vedi anche: http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1115)

 
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